I Cinque lord condannano Pinochet di Fabio Galvano
I Cinque lord condannano Pinochet La sentenza dopo due settimane: tre voti contro due. Giubilo dei cileni davanti a Westminster I Cinque lord condannano Pinochet No all'immunità, il generale rischia l'estradizione in Spagna LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mai compleanno avrebbe potuto essere così amaro come quello che i cinque Law Lords, i «signori della legge» chiamati come ultima istanza giudiziaria britannica a esprimerei sulla sua immunità, hanno riservato ad Augusto Pinochet accogliendo l'appello della pubblica accusa e decretando che a quella protezione l'ex dittatore non ha diritto, che l'arresto era legittimo. Compleanno, quindi, senza le 83 candeline con le quali avrebbe festeggiato - sul jet che il governo cileno aveva messo a sua disposizione - se i cinque giudici della Camera dei Lord avessero confermato il giudizio espresso il 28 ottobre dall'Alta Corte; e cioè che il generale, in quanto ex capo dello Stato, non poteva essere'raggiunto dalla procedura d'estradizione intentata dal giudice spagnolo Baltasar Garzón. Invece i cinque - di misura, per 3 a 2 - hanno scelto, a sorpresa, la via più difficile: quella a più incognite - giudiziarie e politiche - che potrebbe sfociare la settimana prossima nella comparsa del generale sul banco degli imputati al tribunale londinese di Bow Street; e, successivamente, nella sua estradizione in Spagna. E' un tremendo colpo di maglio, quello che i cinque ermellini hanno inflitto alla causa di Pinochet: un uomo, come ha subito osservato quella sua formidabile alleata che è la signora Thatcher, mentre gli esuli cileni si abbandonavano a scene di giubilo davanti al Grovelands Priory Hospital dove l'ex dittatore è ricoverato e all'ombra del- le guglie gotiche di Westminster, «vecchio, debole e malato». Un uomo, ha aggiunto la Lady di Ferro esprimendo il proprio «orrore», che «se non altro per motivi umanitari» dovrebbe essere rispedito in Cile. Un colpo di maglio destinato inevitabilmente a incrinare anche i rapporti politici fra Londra e Santiago, ma su cui il primo ministro Tony Blair - ieri a Belfast e poi a Dublino - non ha espresso commenti a cal- do. «Non sono qui a difendere il dittatore di ieri - ha detto l'ambasciatore cileno Mario Artaza - ma la difficile transizione cilena sul terreno democratico». Processate Pinochet, dicono i Lord. E un solo uomo può impedirlo. E' il ministro degli Interni Jack Straw, con cui Artaza cercherà oggi di avere un incontro, prima che a Londra arrivi anche il ministro degli Esteri cileno José Miguel Insul- za. Tocca a lui, in un ruolo che le norme britanniche definiscono «quasi giudiziario», decidere - entro mercoledì prossimo - se autorizzare la procedura d'estradizione che il governo britannico ha ricevuto l'I 1 novembre da Madrid. Il ministro aveva indicato in passato che «considerazioni umanitarie» avrebbero certamente fatto parte dei suoi parametri decisionali; ma è altresì tenuto a rispettare l'etichetta «giudiziaria» che fin dal primo giorno Blair ha voluto dare al caso Pinochet. Se Straw concederà il nulla osta, l'ex dittatore cileno potrebbe comparire mercoledì stesso in tribunale, dove l'accusa sarà formalizzata e una data per il processo fissata. Lo attenderanno, in quel caso, settimane di battaglie legali per bloccare l'estradizione in Spagna. L'attesa per il giudizio dei Lord era grande. Per sei giorni essi avevano ascoltato gli avvocati delle parti; ma per raggiungere una decisione hanno avuto bisogno di due settimane. Il primo a pronunciarsi è stato Lord Slynn, presidente della piìi alta giuria del reame, che ha confermato la sentenza dell'Alta Corte in favore di Pinochet. E' toccato poi a Lord Lloyd, anch'egli convinto che potesse valere il principio dell'«immunità sovrana». Duo a zero per l'ex dittatore. La partita pareva conclusa. Ma poi, ad uno ad uno, fra i seggi di pelle rossa improvvisamente silenziosi, i tre giudici rimanenti hanno capovolto il risultato. Prima Lord Nicholls, poi Lord Steyn - il giudice liberale fuggito negli Anni Settanta dal Sud Africa dell'apartheid - e infine Lord Hoffmann hanno accolto l'appello contro la sentenza originale. Essi hanno sostenuto - nella parole di Lord Nicholls - che «la tortura non fa parte delle funzioni del capo dello Stato», e che «le argomentazioni sulle conseguenze per i rapporti diplomatici con il Cile o con la Spagna non hanno nulla a che vedere con questo tribunale»; che l'immunità sovrana (Lord Steyn) «non è più assoluta» quando un capo dello Stato cessa di essere tale e che, se si fosse accolla la tesi della difesa, «persino quando Hitler ordinò la "soluzione finale" le sue azioni sarebbero state da considerare un atto ufficiale derivante dalle sue funzioni di capo dello Stalo». Raramente i Lord capovolgono le sentenze dei tribunali britannici. Quello di Pinochet è stato uno di quei rari casi. Dopo 40 giorni il caso si riapre nel compleanno che Pinochet non dimenticherà. Fabio Galvano Margaret Thatcher esprime «orrore»: «E' un uomo vecchio, debole e malato». Mercoledì la decisione sull'avvio della procedura
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