Una task-force contro il boicottaggio di L. Ca.

Una task-force contro il boicottaggio Una task-force contro il boicottaggio Annuncio di Fassino dopo il vertice governo-imprenditori ROMA. Una task force presso l'Istituto per il commercio con l'estero, a disposizione degli operatori economici italiani presenti in Turchia. E' la prima risposta del governo agli imprenditori incontrati ieri all'Ice per fare il punto sule relazioni commerciali italo turche. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti di 150 tra imprese ed associazioni imprenditoriali, il ministro per il Commercio con l'estero Piero Fassino, quello dell'Industria Pierluigi Bersani, il sottosegretario agli Esteri Umberto Ranieri e il direttore generale dell'Ice, Gioacchino Gabbuti. «La task force - spiega Piero Fassino lavorerà come una sorta di sportello unico, a disposizione di tutte le imprese che vorranno fornire o avere informazioni. Allo stesso fine è stato deciso il rafforzamento dello sportello Ice a Istanbul. L'obiettivo è raccogliere dati ed informazioni per quantificare le conseguenze delle azioni di boicottaggio partite dalla Turchia, perché è su queste basi che si potrà aprire il dialogo tra governo ed imprenditori per studiare strumenti di compensazione dei danni subiti dagli imprenditori italiani». «Noi non faremo una campagna contro le autorità turche - prosegue Fassino -, ma contesteremo loro fatti precisi sulla base delle informazioni raccolte dalla task force». Le forme di boicottaggio annunciate e quelle già messe in pratica in Turchia, è l'analisi del ministro, violano le norme dell'unione doganale stabilita nel '95 tra Bruxelles e Ankara. Se il boicottaggio non cesserà, a tutela degli imprenditori italiani il governo potrebbe rivolgersi all'Unione europea, che avrebbe numerosi strumenti a sua disposizione: dall'ammonire la Turchia a ristabilire normali relazioni commerciali con l'Italia, al subordinare gli aiuti finanziari Ue previsti dall'unione doganale alla fine del boicottaggio. Un percorso che il governo considera come extrema ratio: «Noi puntiamo a riannodare il dialogo con Ankara - spiega Fassino -. L'impressione è che i sentimenti anti-italiani espressi in questi giorni siano propri di una parte non piccola della popolazione, ma anche che in Turchia non ci sia chiarezza sulla posizione italiana: abbiamo appoggiato la richiesta di Ankara di entrare nell'Ue, io stesso in Parlamento ho ribadito più volte che Roma è contraria a internazionalizzare la questone curda e a qualsiasi lesione territoriale della Turchia». Da quanto è emerso dal vertice Ice, il boicottaggio ha portato finora a casi di annullamento di commesse (alcune riguardano anche forniture ospedaliere e altre per la costruzione del nuovo aeroporto di Istanbul), ma anche casi di «congelamento» delle commesse, di non ritiro e non sdoganamento di merci e casi di evidenti rallentamenti burocratici. L' Ice ha reso noti i numeri telefonici a disposizione delle imprese interessate: 06/59926999, fax. 06/59929220 e e-mail turchia ice.it. L'Ice ha stimato in 14-15 mila, nel 1996, il numero dei lavoratori turchi dipendenti da aziende italiane direttamente impegnate nella produzione. I danni immediati del boicottaggio di aziende italiane in Turchia, secondo le stime della Confapi, è quantificabile finora in almeno 150-200 miliardi di contratti commerciali in via di discussione bloccati e in 70-80 miliardi di ordini in corso sospesi. «Per ora sono arrivate solo minacce alle nostre aziende - ha spiegato Flavio Pasotti, vicepresidente della Confapi - ma, secondo quanto segnalatoci dalle imprese, la situazione non si prospetta molto rassicurante». [al. ca.]

Persone citate: Fassino, Flavio Pasotti, Gioacchino Gabbuti, Pierluigi Bersani, Piero Fassino, Umberto Ranieri