Il premier turco cade e promette: risorgerò

Il premier turco cade e promette: risorgerò Voto a schiacciante maggioranza. Yilma2 tratta l'alleanza con l'ex rivale, la signora Ciller Il premier turco cade e promette: risorgerò La sfiducia all'intero governo per «legami occulti» ISTANBUL DAL NOSTRO INVIATO Ci sono stati ministri condannati, e anche deputati e anche senatori, in Italia naturalmente, e in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Belgio. Non era però accaduto mai, nella storia moderna delle democrazie europee, che fosse un intero governo a venire scacciato dal suo Parlamento «per corruzione» e «per legami con poteri occulti». Dopo il voto di ieri ad Ankara, anche quest'ultimo onore ora se n'è andato: con 314 voti (contro 214), a grande maggioranza la Camera dei deputati della Turchia ha condannato all'ignominia il proprio governo, e ha costretto alle dimissioni il premier Yilmaz e i suoi ministri. Ieri non è stato davvero un gran giorno, per la storia d'Europa. Però non lo è stato nemmeno per la storia della Turchia, che da questo voto vede rimessa ancora una volta in crisi la sua antica ambizione di essere comunque un Paese come ogni altro Paese d'Occidente. Kemal Atatùrk, padre della Patria, su questo progetto di omologazione continentale aveva basato la costruzione della moderna Turchia, liberata dai vincoli dell'Impero Ottomano e protesa verso un futuro nel quale le tradizioni culturali di Francia e Germania dovevano segnare l'identità della nuova società nazionale. Ma se l'omologazione finisce invece per essere fondata sulla clonazione dei vizi peggiori della classe politica europea, è il Levante allora che prevale qui, è l'Asia, è l'Oriente che palleggia con indifferenza i diritti individuali e le regole auree della democrazia. Il cambio dell'alfabeto, dall'arabo alle lettere latine, o l'abolizione del fez, e del velo, non bastano a nascondere quello che pare un vizio genetico di un Paese sempre titubante tra le radici asiatiche e la geografia politica dell'Europa. Yilmaz non è stato sorpreso dal voto di ieri. Sapeva già che la sua sorte era segnata, dopo che un assai discusso uomo d'affari, Korkmaz Yigit, lo aveva tirato in ballo su un traffico di 200 milioni di dollari che sparivano dal costo di privatizzazione della Tùrk Ticaret Bank. Su questo traffico, una misteriosa videocassetta data in pasto a giornali e tv rivelava compromettenti dialoghi che portavano a Yilmaz e ai suoi ministri; Yilmaz (al quale era sempre andata l'approvazione del mondo economico e finanziario per i suoi progetti di modernizzazione del Paese) aveva reagito con sdegno, preannunciando denunce e Frutto della crisi l'improvvisa marcia indietro sull'estradizione di Ocalan Il premier turco Mesut Yilmaz si alza per lasciare l'aula del Parlamento dopo il voto di Sfiducia al suo governo

Persone citate: Ciller, Kemal Atatùrk, Korkmaz Yigit, Mesut Yilmaz, Ocalan, Yilmaz