«Orgogliosi di averlo fatto» di Fabio Martini
«Orgogliosi di averlo fatto» LA «DIFESA» DI BERTINOTTI «Orgogliosi di averlo fatto» «D'AlemaFNon l'abbiamo avvisato» ROMA EL giorno che ha disvelato la connection Ocalan-Rifondazione, Fausto Bertinotti è in giro a far comizi tra Tivoli e Guidonia e soltanto a fine serata accetta di rispondere al telefonino. E racconta: «La scelta di venire in Italia è stata di Ocalan», Rifondazione gli ha dato una mano, ma «nelle ore cruciali non abbiamo avvisato D'Alema, perché il governo avrebbe potuto dirci: non farlo» e a quel punto «l'operazione sarebbe fallita...». Fausto Bertinotti non ha l'aria di un uomo pentito o quanto meno «colto sul fatto». Rivendica il contributo dato alla causa curda e dice di essere «orgoglioso» di quel che ha fatto. Di Diliberto non parla. Ma alle accuse del ministro di Giustizia ai suoi excompagni ha già replicato: «Diliberto dovrebbe vergognarsi». Bertinotti, avete consigliato voi a Ocalan di venire in Italia? «No, la scelta l'aveva già compiuta Ocalan e davanti a quella offensiva di pace che ci aveva preannunciato, davanti alla sua scelta di individuare l'Europa come luogo di pace, noi abbiamo cercato un esito positivo». Ma proprio perché il vostro contributo si stava dimostrando importante, appare strano e misterioso il fatto che non abbiate avvisato, neanche informalmente, il governo. Non le pare? «No, non mi pare. Se avessimo informato il governo, avremmo pregiudicato la nostra azione. Loro avrebbero potuto dirmi: non farlo e a quel punto non avrei potuto farlo. In questo modo uno Stato di diritto avrebbe contaminato negativamente l'autonoma iniziativa di un partito. Su tutti i due lati sarebbe stata un'operazione fallimentare». Cosa vuol dire? Che Stato e partiti sono due binari paralleli? «Un partito risponde al proprio codice d'onore, alla propria tradizione, lo Stato deve rispondere allo Stato di diritto e al diritto internazionale. Non abbiamo avvisato il governo italiano per non metterlo in difficoltà e perché era l'unico su cui si poteva riporre l'aspettativa di accoglimento dell'asilo politico. Nessuno poteva essere così stupido da compromettere tutto preventivamente». Certo, voi siete internazionalisti, ma fino a prova contraria siete cittadini italiani, o no? «Ma cosa vuol dire? Guardi che noi, in coerenza con la nostra idea dei rapporti internazionali potevamo prendere delle iniziative di diplomazia di parte. Non solo perché fa parte di una tradizione, ma perché questo è legittimo e necessario». Converrà che è soggettivo stabilire ciò che è legittimo in una vicenda cosi? «No. Noi abbiamo assunto lo stesso atteggiamento della sinistra italiana nei confronti del movimento di liberazione algerino, dell'Olp o anche verso forme di lotta di liberazione più estreme». Si può simpatizzzare per Ocalan o considerarlo un terrorista, ma è un dato di fatto che il suo arrivo ha comportato dei problemi per u nostro Paese... «Francamente questo che lei propone è un rovesciamento della realtà. Continuo a pensare che la Turchia sia in debito di una risposta da parte dell'Europa...». Ma è difficile negare che la presenza in Italia di Ocalan non abbia comportato qualche problema. «Ma questa è una reazione provinciale e mercantile: sai, ab- biamo dei problemi... Il problema è un altro: la Turchia che continua ad avere un regime non democratico, reagisce ad un problema di civiltà in modo coerente alla politica di repres¬ sione che fa al suo interno. Bene, questo richiede una politica del\;;:rr: l'Europa, una filili politica che ISSW^-':'\» d'altra parte si sta delineando». Dunque, solo onori per l'Italia? «Se uno legge male questa vicenda, finisce per rovesciare i rapporti causali. Le faccio una comparazione che - attenzione ! - è soltanto simbolica perché quando si parla di armi bisogna stare attenti. E allora io le dico: attenti a non scaricare su un'azione partigiana l'onere della rappresaglia». Voi avete rapporti con molti movimenti di liberazione e anche armati: non temete che qualcosa vi sfugga? «No, assolutamente no. Noi siamo nella migliore tradizione della sinistra italiana». Fabio Martini \;;:rfililISSW^-':'\» Qui accanto Armando Cossuttn A sinistra il leaderdi Rifondazione Fausto Bertinotti «Ma la scelta di venire a Roma l'ha fatta autonomamente lui»
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