Fischer: Ankara, sii ragionevole

Fischer: Ankara, sii ragionevole Fischer: Ankara, sii ragionevole Ma eseguire il mandato di cattura sarebbe «rischioso» BONN NOSTROSÉRVIzio Nell'intricata vicenda Ocalan in Germania si infittisce il coro di quanti reclamano l'estradizione del leader curdo verso una Turchia che abbia infine girato le spaile alla pena di morte. Nell'attesa che la situazione si decanti e si chiarisca - e un passo avanti ò atteso dall'incontro di domani a Bonn tra il presidente del Consiglio Massimo D'Alema e il cancelliere Gerhard Schroeder - il governo tedesco rimane ancorato alla decisione di lasciare per ora nel cassetto la richiesta di estradizione pur preparata dalla magistratura. Una posizione riaffermata dal ministro degli Esteri Joschka Fischer, che ha invitato la Turchia a «far uso della ragione» e a «misurare i toni della retorica», appellandosi alla comprensione degli italiani nell'intervista a un giornale. La prudenza del governo rosso-verde di Schroeder, che ha deciso di non decidere «per ora», trova l'appoggio del presidente della commissione Esteri del Bundestag, il socialdemocratico Hans-Ulrich Klose, che da giorni raccomanda in sostanza di non importare la guerriglia dalla Turchia chiedendo l'estradizione di Ocalan in terra tedesca, dove la comunità curda rappresenta circa un quarto degli oltre 2 milioni di turchi immigrati. Rimasti finora in disparte, i turchi di Germania cominciano però a muoversi, in sintonia con Ankara: le loro comunità si sono espresse ufficialmente a favore dell'estradizione verso la Turchia, estradizione «divenuta ormai», dicono, «un'aspirazione nazionale», e una prima manifestazione di protesta, seppure pacifica e seppure con la partecipazione di poche decine di persone, si è svolta ieri davanti al consolato generale d'Italia a Berlino, città che conta la più importante comunità turca, come si dice, «a Nord di Smirne». A dar man forte, seppure condizionatamente, alla richiesta di Ankara è intervenuto il ministro dell'Interno bavarese, il cristiano sociale Guenther Beckstein. Se da parte turca si garantisse, ha detto il ministro, la rinuncia a pronunciare la pena di morte nei confronti di Ocalan, non vi sarebbero ostacoli insormontabili all'estradizione in mani turche. «Il pensiero che il capo dell'organizzazione terroristica Pkk - ha detto Beckstein - possa girarsene in libertà senza scontare le sue col¬ pe è intollerabile per me come per tanti altri». Se si infittiscono le voci ad indicare la Turchia quale possibile meta di Ocalan, altre voci si alzano a sminuire la fondatezza del mandato di cattura emesso nel 1990, e di recente «attualizzato», dalla magistratura tedesca e, quindi, a sconsigliare indirettamente l'inoltro della domanda di estradizione. Suscitando il risentimento della Procura federale della Repubblica a Karlsruhe, il quotidiano «Berliner Morgenpost» ha scritto che qualora Ocalan venisse processato in Germania non si avrebbero prove sufficienti per una condanna. Così, ha aggiunto il quotidiano berlinese citando non precisate fonti governative, si spiegherebbe anche la reticenza a inoltrare la richiesta di estradizione. Ma il procuratore federale Kay Nehm ha respinto, tramite la sua portavoce Eva Schuebel, le asserzioni del giornale. Le prove raccolte sono «buone». Alberto Gini A Bonn molti puntano alla consegna del leader curdo a una Turchia che abbia abolito la pena di morte Dal ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer un appello ad Ankara ma nessun cambiamento di rotta