LA TV NON E' SOLO UN AFFARE

LA TV NON E' SOLO UN AFFARE GRUBER SU MURDOCH LA TV NON E' SOLO UN AFFARE BENVENUTO in Italia, Mr. Murdoch! Benvenuto, se si tratta di movimentare un mercato diventato «obsoleto» per l'eterna paura italiana del confronto in mare aperto. Sì alla competizione, ma a quella vera. Negli Anni 80 il ben noto «duopolio» Rai-Fininvest ha prodotto una televisioni! tecnologicamente depressa. Niente cavo, niente satellite. Ma anche: scarsa sperimentazione e rincorsa dell'audience, col risultato di sollecitare i bisogni più bassi del pubblico, con la Tv di Stato che inseguiva nella programmazione i privati. L'ultimo stadio di questo processo di omologazione è l'attuale prevalere dell'infotainment, cioè della spettacolarizzazione e banalizzazione delle notizie, che dovrebbero invece essere la risorsa essenziale in una democrazia per consentire ai cittadini di capire e di scegliere. Ora ci spiegano che il vantaggio delle nuove tecnologie digitali sarà di avere a disposizione centinaia di canali televisivi. Aspettiamo di vedere come saranno riempiti. Se Murdoch ci porterà buoni programmi e buona informazione costringerà anche la nostra Rai e i nostri privati a rispondere alla sfida della qualità. Porte aperte per tutti, dunque, ma anche politiche che.incoraggino il protagonismo delle imprese nazionali, pubbliche e private. Chi sa fare grande televisione non deve temere ima colonizzazione: la Rai dispone, per esempio, di mi archivio ricchissimo che permetterebbe di confezionare prodotti di assoluto livello, sfruttando una memoria nazionale che Murdoch non può certo vantare. Naturalmente, per giocare la concorrenza sui contenuti servono solide professionalità multimediali, preparate tecnicamente e culturalmente. Invece, quello a cui sembrano puntare sia Murdoch nel suo impero televisivo, che alcuni manager pubblici o privati die in Italia si fanno profeti della modernità, sembra essere la creazione di «operai» dell'informazione poco critici, assai flessmili, e pronti a trasformare ogni notizia in scoop, Chi vive all'interno del mondo dell'informazione già oggi sente con disagio la dittatura dell'audience, per la quale i dati d'ascolto fanno premio sulla qualità. Nell'era della velocità e della quantità si dovrà comunque tornare ai principi di base del mestiere del giornalista: dalla ricerca accurata delle fonti all'analisi del retroterra delle notizie, dall'indipendenza da qualsiasi lobby economica o politica al rispetto dei soggetti piti deboli. O no? Lìlli Gniber

Persone citate: Gruber, Murdoch

Luoghi citati: Italia