D'Alema: l'economia ha il fiatone di Ugo Bertone
D'Alema: l'economia ha il fiatone L'Istat conferma: inflazione fredda. Ma il premier teme per la crescita. La Borsa frena D'Alema: l'economia ha il fiatone Ciampi: bene iprezzi, non c'è recessione MILANO. Sul fronte dei prezzi le cose vanno bene. Ma, come sottolinea lo stesso premier Massimo D'Alema, questo non basta: «Per un lungo periodo il nemico principale è stata l'inflazione. Oggi è la recessione». E il presidente del Consiglio commenta così la minor crescita dell'economia: «Nella corsa all'Euro siamo partiti più indietro, e ora, dopo la rincorsa, abbiamo il fiatone». La battaglia sull'inflazione, comunque, sembra vinta: è arrivata infatti la conferma che a novembre la frenata dei prezzi, grazie soprattutto al calo della benzina e degli altri prodotti energetici, è stata più marcata del previsto: dall'1,7 all'1,5%. «E questo - ammonisce il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi non è un'indicazione di andamenti recessivi dell'economia, ma la confenna del venir meno, anche nel nostro Paese, di spinte inflazionistiche di natura endogena». Eppure la buona notizia non ha certo infiammato i mercati finanziari: la Borsa, reduce da un lunedì di fuoco, ha semmai colto l'occasione (come, del resto, è accaduto in tutti i listini) per una correzione di rotta, -1,36%. Perché? Il dato sul carovita era abbondantemente scontato, eppoi lo stesso è accaduto a Wall Street nonostante che ieri sia stata comunicata la correzione al rialzo dei dati del Pil Usa: +3,9%, invece di 3,3%, ovvero la conferma che la locomotiva Usa tira ancora e non si fermerà prima del '99. Purtroppo, però, dall'economia reale italiana non arrivano notizie altrettanto buone. La congiuntura resta depressa, anche rispetto ai partners dell'Unione europea. La bilancia commerciale resta più che positiva (1382 di saldo positivo ad ottobre contro 1052 di un anno fa e 36.4C8 miliardi per i primi nove mesi) ma più per il calo della bolletta petrolifera e delle importazioni che non per un miglioramento della competitività. E dalla Confindustria arrivano note prudenti, se non preoccupate. «La riduzione dell'inflazione all'1,5% - spiega il direttore del- l'ufficio studi Giampaolo Galli si spiega essenzialmente con il venir meno dell'effetto Iva: l'anno scorso si è verificato un aumento dello 0,3. Rimane il fatto che siamo a livelli bassi rispetto al passato e questo è sicuramente dovuto allo sradicamento di fattori strutturali, ma anche al passo lento dell'economia». «Non si può non osservare - aggiunge Galli - che la nostra economia va più piano del resto d'Europa, a un ritmo pari circa alla metà, mentre l'inflazione resta notevolmente più alta». Tra l'Italia e i cugini di Francia e Germania resta un divario di circa un punto. «Ora tutto dipende dai contratti conclude Galli -. Se ci accontentiamo di stare un punto sopra perdiamo competitività e posti di lavoro. Altrimenti occorrono scelte molto decise». Ma davvero è questa la ricetta giusta? C'è chi, come Guido Tabellini, economista della Bocconi, sottolinea semmai che «comincia ad affacciarsi il timore non dico di deflazione, ma di prezzi che crescono troppo poco. Non lo vediamo nei prezzi al consumo, ma è vero per quelli alla produzione». «Ma questa non è deflazione - ribatte Alessandro Fugnoli di Caboto -. In tutto il mondo esiste la difficoltà delle aziende a scaricare sui prezzi i maggiori costi. E ciò fa bene ai consumatori». «Siamo ben lontani dalla soglia della depressione è il pensiero di Rodolfo Dozio, ufficio studi Comit - e la fiducia delle famiglie, ci dicono i dati Iseo, è in ripresa». «Non credo che si corra il rischio recessione - sostiene il ministro delle Finanze Vincenzo Visco - almeno in relazione al dato dell'inflazione. Del resto, in Francia e Germania hanno una crescita del 2-2,5 con un'inflazione allo 0,6%». Che fare allora? «Spremiamo subito - dice Pierluigi Bersani, ministro dell'Industria - i contenuti della Finanziaria. Sia in termini di sostegno ai consumi che agli investimenti». Ugo Bertone Il ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi
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