Fiducia sugli straordinari ridotti di Raffaello Masci
Fiducia sugli straordinari ridotti Prima verifica per il governo che cambia il decreto e va incontro al Polo Fiducia sugli straordinari ridotti La Finanziaria arriva oggi in Senato Enti previdenza, vicino il riordino ROMA. E' andata a finire come da copione: il decreto sugli straordinari passerà entro il 28 (data in cui altrimenti sarebbe scaduto) solo perché il governo si è deciso a chiedere la fiducia, che sarà votata oggi alle 13,30 a Montecitorio. E' stata la prima votazione di fiducia chiesta dal governo D'Alema su un provvedimento e, fatto il confronto, è venuta molto più presto di quanto fosse capitato al dicastero di Prodi. In Senato, invece, dove si stanno esaminando la Finanziaria e i collegati (oggi inizia in aula l'esame del bilancio che si concluderà il 19 dicembre), ieri è passato il riordino degli enti previdenziali e oggi sarà presentato l'emendamento con cui il governo chiederà una delega per riformare la tassazione sulla casa. Tornando al decreto sugli straordinari, il testo - già modificato dal Senato e ora ridefinito da un emendamento del governo - fissa un tetto annuo di 250 ore e uno trimestrale di 80. In prima lettura il Senato, previo accordo con le parti sociali, aveva abbassato da 48 a 45 le ore settimanali oltre le quali diveniva obbligatoria da parte dell'azienda la comunicazione agli ispettorati del lavoro del ricorso allo straordinario. Questa decisione aveva portato il Polo a praticare un ostruzionismo duro che si era protratto fino alle sedute notturne ed è terminato solo dopo che il governo ha posto la fiducia. L'emendamento proposto ieri dall'esecutivo elimina la parte, inserita dal Senato, nella quale si affidava alla direzione provinciale del lavoro l'obbligo di formulare, se necessario, «opportune disposizioni» in presenza di un superamento delle 45 ore settimanali. Si stabilisce, per contro, che la contrattazione integrativa si esercita nell'ambito dei tetti stabiliti dai contratti nazionali. Insomma, vengono recepite alcune istanze della minoranza, ma si mantiene il cuore del decreto. Il centrodestra ne è uscito moderatamente appagato, nonostante che Berlusconi e Fini abbiano denunciato, nei loro discorsi per la campagna elettorale amministrativa, un danno per le piccole e medie imprese. E anche il sindacato, pur non entusiasta, accoglie volentieri la soluzione proposta: «In presenza di un accordo tra le parti sociali su una materia di loro pertinenza poteva essere fatta una gestione migliore del decreto sul lavoro straordinario, ma a questo punto il voto di fiducia è il male minore - ha commentato Natale Forlani, segretario confederale della Cisl - e comunque secondo me la decadenza del decre¬ to provocherebbe effetti negativi sulla gestione degli orari e dei contratti». Ma mentre la Camera lavorava al decreto sugli straordinari, l'assemblea di palazzo Madama continuava l'esame della Finanziaria appena approdatavi. Le commissioni Bilan¬ cio e Lavoro hanno congedato il «collegato ordinamentale» che delega al governo il riordino degli incentivi e degli ammortizzatori sociali. All'interno del provvedimento, che è pronto per l'aula ma la cui votazione dovrebbe slittare a gennaio, ha trovato spazio anche una nuova delega al governo per il riordino degli enti previdenziali da attuarsi entro un anno dall'entrata in vigore della legge. Il riordino dovrà mirare a una fusione di enti con «finalità o funzioni identiche, omologhe o complementari». In sostanza potrebbero diven- tare un ente unico Inps, Inpdap e Inail. Non è passata invece la proroga delle nomine dei vertici degli enti medesimi, ragion per cui (Mitro gennaio dovranno essere nominati i nuovi presidenti e consiglieri. Infine, secondo Visco, che ieri ha parlato a una manifestazione delle confederazioni artigiane, il «bonus fiscale» previsto dalla scorsa Finanziaria per favorire l'occupazione nelle aree depresse ha creato circa 70 mila nuovi posti di lavoro. Infatti - ha spiegato il ministro - in base alle domande che sono state inviate al ministero delle Finanze per ottenere questo «sconto» (che vale 10 milioni per il primo neo-assunto e 8 milioni per i successivi lino a un tetto di 60 milioni) «a metà novembre erano state presentate 10 mila domande. Ne abbiamo esaminate un po' meno di 4 mila e da sole valgono circa 10 mila neo-occupati. Estrapolando da questa cifra si arriva nel complesso di circa 70 mila neo-assunti». Raffaello Masci II ministro del Lavoro Antonio Bassolino
Persone citate: Antonio Bassolino, Berlusconi, D'alema, Mitro, Natale Forlani, Polo Fiducia, Prodi, Visco
Luoghi citati: Roma
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