«lo, il sospettato numero uno»

«lo, il sospettato numero uno» «lo, il sospettato numero uno» «Mi hanno pure picchiato, però non cedo» SOTTO TORCHIO A15 ANNI FROSINONE DAL NOSTRO INVIATO «Dicono che io so la verità e che non la dico. Mi minacciano. Mi dicono che sono sospettato di omicidio. L'uomo m'ha detto: hai due minuti per dirci tutto. Tutto che? Le due donne invece mi ripetono sempre che mi manderanno al carcere minorile e che quando avrò diciotto anni finirò a Rebibbia». Claudio T. ha 14 anni, ma ne dimostra almeno diciotto. E' un ragazzone alto e robusto, che fuma nervosamente, con maglione nero girocollo e due orecchini per lobo. Esce da un ennesimo interrogatorio. Questa volta sono state otto ore in Procura. Ad aspettarlo, sul portone di casa, ci sono la madre Maria e la sorella Sabrina, 16 anni. Povere donne in pena. Il ragazzo arriva ed è un lungo sfogo. Claudio, allora, come va? «E come deve andare. Oggi sono sette giorni che i carabinieri mi vengono a prendere. Mi portano in caserma oppure in tribunale. Mi fanno sempre le stesse domande. E io dico sempre le stesse risposte». Cioè? «Che quel mercoledì Mauro l'ho visto in piazza, intorno alle sette di sera. Ma tanti lo hanno visto. Mica solo io. Non è la verità, dice quello. Sì che è la verità, dico io. Mi possono prendere pure 15 volte ma io sempre questo dirò. Non so chi ha ucciso Mauro. L'ho visto in piazza». E invece non ti credono. «No, mi dicono che sono il sospettato numero uno. Che finirò in carcere». Tu hai quindici anni. «Quasi quindici». Chi ti interroga? «C'è il magistrato uomo e le due donne più imo che scrive sempre». E basta? Non c'è uno psicologo? «Non so niente di psicologi. Tu, mamma, perché non sei venuta? Neanche mi hai portato mente; da mangiare». Risponde la madre: «Claudio, che vuoi? Mi hanno detto che non potevo venire. Ma tu almeno hai mangiato?». Lui: «Un panino. Questa volta mi hanno tenuto tanto tempo in una stanza insieme a Denis (probabilmente li hanno intercettati, ndr). Abbiamo potuto fumare. C'era freddo in quella stanza, però. Ho acceso il riscaldamento. E' entrato uno e l'ha spento. Ma almeno sono stati gentili e non mi hanno menato». Come sarebbe a dire, «ti hanno menato»? «Sì, in caserma qui a Piedimonte mi hanno dato quattro o cinque schiaffi. Mi hanno rotto il labbro». Quando è successo? «Era giovedì o venerdì, non mi ricordo più. Io mi ero scocciato di stare lì. Mi facevano sempre le stesse domande. Allora mi sono alzato e me ne volevo andare. Uno mi teneva per il braccio. Gli ho dato uno spintone. Quello mi ha dato mio schiaffo. Poi è venuto un altro e me ne ha dati altri tre». Interviene la madre: «Ecco, vi pare giusto un fatto simile? Lo vengono a prendere di mattina. Lo portano a casa la sera. Gli hanno preso un sacco di panni. La prima volta mi hanno dato una carta che diceva della perquisizione. Poi basta. Pure ieri sono venuti i carabinieri e hanno voluto vedere i giubbotti di Claudio. Guardavano cosa c'era dentro le tasche. Poi voltavano i polsi per vedere se c'era il sangue. Hanno voluto vedere anche il giubbino di sua sorella». La ragazzina: «Io stavo là. Gli ho detto al maresciallo: ecco, guarda, non c'è sangue. E' pulito. Sì, sì, è pulito, stai tranquilla mi diceva. Ha voluto che rovesciassi le tasche. Ma quelli fanno certe domande, poi». Che tipo di domande? «In caserma mi chiedevano: tu hai fatto l'amore con Mauro, di la verità. Quante volte hai fatto l'amore. Oh, ma che sono domande? Io sono una ragazza per bene e certe cose non le faccio. Gli ho proprio detto: io sono piccola e l'amore non l'ho mai fatto. Co' Mauro, poi, che aveva dieci anni e era mio cugino! Mi avevano fatto vergognare». Interviene la madre: «Claudio voleva bene a Mauro. Non gli avrebbe mai fatto del male. A lui, il sangue lo impressiona. Certe cose io non le capisco. Ma che c'entriamo noi? Dicono che Mauro è morto alle 17,30. Ma come fanno a essere così sicuri? Il medico si sarà sbagliato. Perché si deve essere sbagliato proprio mio figlio? E poi l'hanno visto in tanti a quell'ora. Stava al bar della piazza». Guardi signora che solo suo figlio dice di averlo visto intorno alle sette di sera E da ieri c'è un'altra ragazza, Concetta. «Gli altri negano perché non vogliono essere impicciati». Si sovrappone la voce della ragazzina: «E' ima ripicca dei carabinieri verso Claudio e Denis». Intanto Claudio fuma nervosamente. I suoi 14 anni (ne compirà 15 a dicembre) sono davvero inverosimili di fronte a un'aria tanto sfrontata e sicura di sé. Continua la sorella: «A mio fratello lo chiamano '0 loco. 11 pazzo, ma non è vero che è pazzo. Fa qualche scherzo». Claudio, detto «'0 loco», intanto, non ci segue più. Guarda fisso davanti a sé. Ha visto arrivare in lontananza la sagoma di Denis, l'amico zingaro di 19 anni che sta passando la sua stessa trafila. Denis si ferma alla roulotte nel parcheggio delle case popolari. Claudio comincia a fischiare uno strano ricliiamo. Cerca di farsi notare. Con il braccio fa per indicargli un punto d'incontro. Ma Denis guarda ostentatamente altrove. Dopo quattro o cinque tentativi inutili, Claudio si volta di scatto, «'sto stronzo», e s'infila in casa. Le due donne dietro di lui. Francesco Grignetii

Persone citate: Guarda, Piedimonte

Luoghi citati: Frosinone