I Pari contestano la Regina
I Pari contestano la Regina Le gridano «vergogna» durante il tradizionale discorso al Parlamento. Non era mai accaduto I Pari contestano la Regina Elisabetta annuncia: perderete il potere LONDRA NOSTRO SERVIZIO Non era mai avvenuto prima, che il «discorso della regina» alle due Camere del Parlamento fosse interrotto da una protesta. Ieri, invece, un annuncio di Elisabetta è stato accolto dalle proteste: «vergogna, vergogna». La sovrana aveva confermato ai Pari ereditari la perdita del loro potere politico, un potere durato ben 900 anni. Non è stata una sorpresa, tutti sapevano, ma per i Pari lo choc era inevitabile. L'annuncio dunque è avvenuto durante il «Queen's Speech», quello con cui, ogni anno, il sovrano inaugura la nuova sessione parlamentare. L'antichissima cerimonia segue un rito ricco di simbolismi. La regina si presenta alla Camera dei Lord, che, con i suoi membri nelle loro divise scarlatte e il collo d'ermellino, offre uno spettacolo di sgargiante bellezza. I Comuni siedono nella loro Camera, attendono d'essere invitati dal sovrano, ma, segno d'indipendenza dalla corona, si muoveranno soltanto dopo aver sbattuto la porta in faccia all'emissario reale. Alla fine, la regina legge il suo discorso, che altro non è che il programma del governo, scritto da Tony Blair e i suoi ministri. La «rifornì» dei Lord, conformata ieri, è una vicenda complessa, che esige la conoscenza di non poche pagine di storia britannica. Il Parlamento consta di due Houses, o Camere, la Camera dei Comuni e la House of Lords. Siedono hi quest'ultima 635 Pari ereditari più 505 Life Peers, ovvero Pari a vita, nominati dai governi. La riforma voluta da Tony Blair mira ad abolire i 635 seggi ereditari, una «rivoluzione» auspicata da molti altri governi di centrosinistra ma sempre differita. Blair è il primo leader ad affrontare questa radicale trasformazione degli equilibri parlamentari. La legge che il governo si propone di varare nel 1999 priverà tutti i pari ereditari - ovvero baroni, visconti, conti, marchesi e duchi - di un diritto secolare, quello di sedere e votare nella House of Lords. Sarà la fine di 22 generazioni di Lord. Gli aristocratici manterranno il proprio titolo, che continuerà ad essere ereditato dal figlio maggiore, ma non potranno più acce¬ dere alla Camera alta del Parlamento. Perderanno insomma ogni potere politico, diverranno comuni cittadini. E' un vistoso anacronismo, i cui paradossi sono così descritti dal laborista Tony Benn, che, ereditato il titolo di visconte Stangate, si affrettò a rivolgersi a un tribunale, nel 1963, per liberarsene. Benn spiega: «Se io fossi su un aereo e il pilota annunciasse "Io non sono un pilota, ma mio nonno lo era", io scenderei a terra immediatamente». Per molti secoli vi furono dunque dei Lord che meritavano il loro potere politico; ma il potere è passato poi a discendenti senza doti particolari. L'origine di questi hereditaries come sono chiamati - spiega perché i tabloid vedano in essi una folla di babbei dal sangue blu e, nel migliore dei casi, di bizzarri eccentrici. Hilary Boyd, una scrittrice, figlia d'un conte, ma priva del titolo, perché donna, sostiene: «I Pari non hanno virtù speciali, possono essere dei fannulloni, nonostante ciò hanno il diritto di dirci ciò che dobbiamo fare». Gli umori sono mutati e sono mutate anche le prospettive politiche. La maggioranza degli hereditaries è conservatrice e il piccolo partito Tory, ora all'opposizione, sta sfruttando tali sentimenti per mettere in difficoltà Tony Blair. Ecco perché la settimana scorsa la Mouse of Lords ha votato per la quinta volta contro un progetto di riforma elettorale per le Europee. La riforma dei Lord si farà, ma imporrà a Blair snervanti battaglie. Blair dice che del problema si occuperà una Royal Cominission. Mario Ciriello Elisabetta ha annunciato il progetto di legge di Blair che l'anno prossimo dopo 9 secoli e 22 generazioni abolirà i 635 seggi ereditari della Camera dei Lord A sinistra il corteo reale entra in Parlamento A destra le mogli di Blair e del numero due laborista Prescott assistono al discorso di Elisabetta
Persone citate: Benn, Elisabetta, Hilary Boyd, Mario Ciriello Elisabetta, Pari, Tony Benn, Tony Blair
Luoghi citati: Londra
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