L'avvertimento del Papa e di Scalfaro a Kabila

L'avvertimento del Papa e di Scalfaro a Kabila In serata il presidente congolese è volato in Belgio dopo aver chiesto garanzie di non essere arrestato L'avvertimento del Papa e di Scalfaro a Kabila «Subito una conferenza di pace» ROMA. Governo italiano, Santa Sede, Sant'Egidio, concordano: ci vuole il dialogo per risolvere i problemi del Congo, rifiutando la violenza e rimanendo nel rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità nazionale. Il presidente del Congo, Laurent Kabila, nei due giorni di visita a Roma si è trovato di fronte un muro compatto: l'unica soluzione è convocare una conferenza di pace cui intervengano tutte le parti in causa, anche i ribelli. La giornata era cominciata con un venti minuti di colloquio in Vaticano con Giovanni Paolo II, poi con il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano e infine con il «ministro degli Esteri» della Santa Sede, monsignor Tauran. Subito dopo, una corsa alla Comunità di Sant'Egidio, con altre due ore di incontri alla ricerca degli elementi essenziali di una strategia di pace con la mediazione di quella che si definisce «l'Onu di Trastevere». Infine, il colloquio al Quirinale col presidente Scalfaro, nonostante il tentativo di alcuni militanti radicali di bloccare l'arrivo dell'ospite. Kabila si è detto assai soddisfatto dei venti minuti di colloquio con Giovanni Paolo II: «Ci siamo capiti molto bene», ha osservato, aggiungendo che «in Vaticano sono dei grandi conoscitori della situazione nella regione dei Grandi Laghi e sono d'accordo con noi che va garantito il rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità». La Santa Sede non ha esattamente la stessa percezione, come fa balenare l'ultima frase della dichiarazione resa dal portavoce Navarro Valls. «Ci si è soffermati anche, come di dovere, sulla vita della Chiesa cattolica nella Repubblica Democratica del Congo, rilevandone le non sempre facili condizioni di vita». Sul terreno capita assai spesso che l'impegno per la giustizia dei sacerdoti e dei laici venga scambiato dai settori militari come una minaccia al loro strapotere, inducendoli a passare sbrigativamente alle vie di fatto contro i religiosi. Nel colloquio con Sodano, è stato ribadito a Kabila che l'unica via possibile è quella indicata anche dai vescovi del Congo: una conferenza di pace cui partecipino davvero tutti. Sulla stessa lunghezza d'onda i missionari, che nei giorni scorsi hanno mandato un appello al Governo ita- liano, per chiedere un immediato cessate il fuoco, l'apertura di canali umanitari e una conferenza interafricana per la pacificazione del territorio. La posizione italiana, espressa dal sottosegretario ' Rino Serri, è riassumibile in quattro punti: integrità territoriale, dialogo con tutte le forze presenti sul terreno e con i libelli, convocazione della conferenza internazionale sui Grandi La¬ ghi, il ritiro delle truppe straniere. Alla fine anche Kabila è sembrato convinto: «Occorre dare la parola a tutti i congolesi perché saranno le nuove elezioni ad esprimere il nuovo Congo», facendo però capire in questo modo che ci vorrà ancora del tempo prima di imboccare la via d'uscita dal tunnel. Kabila ha dichiarato di essere pienamente consapevole delle accuse che gli vengono rivolte por i crimini commessi, ma ha anche ribadito di considerarle del tutto «ingiuste». Da questo punto di vista è la tappa in Belgio, da ieri sera, la più pericolosa, perché si è appreso che il Governo di Kinshasa ha per l'appunto chiesto a Bruxelles delle garanzie affinché Kabila non venga arrestato in considerazione dei capi d'accusa che pendono su di lui. Luca Tornasi «Conosco le accuse contro di me, ma le trovo ingiuste» Al Quirinale protesta dei radicali La stretta di mano tra il Papa e il presidente congolese Laurent Kabila