Durnwalder fa cadere il «muro» di Bollano di Cesare Martinetti

Durnwalder fa cadere il «muro» di Bollano Durnwalder fa cadere il «muro» di Bollano IL PRESIDENTE DEI RECORD BOLZANO DAL NOSTRO INVIATO Era l'89 - le coincidenze - a Berlino cadeva quel muro, qui a Bolzano Luis Durnwalder varcava per la prima volta la soglia di quelle Acciaierie, simbolo italiano e monumento della «colonizzazione» fascista del Sud Tirolo. «All'inizio - ricorda - partirono i fischi; poi ci fu qualche applauso; alla fine battevano tutti le mani». E' cominciata così; è finita con il voto di domenica: «Almeno 3 o 4 mila italiani hanno votato per la Sudtiroler Volkspaitei». E' caduto anche il muro di Bolzano? «Si». Un po'. Il presidente-kaiser-padrone della provincia autonoma si gode il trionfo: 104 mila voti personali. Due elettori su tre della Svp hanno scritto il suo nome sulla scheda. Una persona su tre che si incontra per strada ha votato per lui. Durnwalder ci ride. Scende dalla Mercedes nera con il gruess goti (salve a Dio), il saluto d'ogni giorno che si pronuncia uguale a Innsburck come a Bolzano; sale a piedi i due piani del palazzo per arrivare in ufficio. Un altro gruess goti per la segretaria Heidi. «Ho 57 anni, praticamente sono nato dopo il fascismo, non ho vissuto il dramma delle "opzioni", posso finalmente fare quello che al mio predecessore era impossibile». Che cosa? Parlare agli italiani. Silvius Magnago, il grande vecchio della Svp, non sarebbe mai andato alle Acciaierie. Mai avrebbe fatto stampare un giornalino in italiano intitolato «Parliamoci», mai avrebbe inviato una lettera a tutte le famiglie italiane. «Magnago - ci dice Durnwalder - doveva lottare per difendere i tedeschi e limitare i privilegi degli italiani». E lei, ora? «Con l'autonomia ci sentiamo più sicuri, non abbiamo più paura di essere assimilati. E gli italiani, ora, qui si sentono a casa loro». Ci sono due sondaggi, ci dice Durnwalder, che lo testimoniano. Il 53 per cento degli italiani vuole che la Svp continui ad essere partito di maggioranza assoluta. E solo il 3 per cento vorrebbe vivere in un'altra regione: «Gli anziani immigrati, quelli che hanno 70 anni, continuano a sentirsi sardi o calabresi. I loro figli, invece, si sentono altoatesini, hanno capito a apprezzano il valore dell'autonomia. Nella scuola ci hanno chiesto di poter studiare il tedesco fin dal primo anno: gliel'abbiamo dato...». E lo dice come se fosse una concessione da monarca. Le 104 mila preferenze danno al presidente un'investitura quasi plebiscitaria. L'«Alto Adige», nella vignetta di prima pa¬ gina, lo mette sul piedestallo di piazza Walther al posto del poeta Von der Vogelweide. Ma dietro il buonismo di Durnwalder si nasconde una realtà a due facce: da una parte il buon governo della Sudtiroler in una zona dove non c'è disoccupazione, dall'altra un sistema di potere che sopravvive al vecchio muro contro muro etnico e che ha cercato voti italiani per risalire quelli perduti nel '93. Dice Evi Keifl del Dps, il partito della sinistra tedesca alleato con i ladini: «Date anche a noi seimila miliardi da distribuire e vedrete che i voti non ci mancheranno». Seimila miliardi sono il bilancio della ricchissima provincia autonoma: «Comprano tutto con i soldi», aggiunge Eva Klotz, storica pasionaria dell'opposizione tedesca. Luisa Gnecchi, segretaria generale della Cgil e unica eletta nella lista di centro sinistra sconfitta alle elezioni (ds, pri e socialisti), ammette che Durnwalder si è mosso abilmente sugli italiani, ma dice che è presto per parlare di una trasformazione della Svp: «Aspettiamo». 11 fatto che molti italiani possano aver votato per Durnwalder «non fa scalpore»: «E' un voto di conservazione: hanno detto sì alla stabilità e alla sicurezza». Pietro Mitolo, vecchio leader missino di Bolzano dove An, tre anni fa, ha incassato il 32 per cento, non è d'accordo con Durnwalder: «Voti italiani alla Svp? Qualche manciata. E non a Bolzano, secondo me». Ma riconosce all'avversario «qualità» per l'«interessamento» alle Acciaierie che rappresentavano un «pugno nell'occhio per l'Svp». Tuttavia il «muro» non è ancora caduto. An prende tre consiglieri, uno va alla Fiamma: la somma sono i quattro che aveva Tinsi nel '93. Comunque il partito di Fini resta il primo fra gli italiani, il congresso di Fiuggi ha sciolto il msi e imposto una svolta anche ai missini di Bolzano facendoli uscire dalla trincea del «no» all'autonomia della provincia. «No, il muro non è ancora caduto, lo tengono in piedi loro rifiutando di discutere con noi». Ha detto lunedì Durnwalder: «An non è accettabile per noi». Dice Mitolo: «Vorrebbero ancora le scuse pubbliche per le "malefatte" del fascismo. Ma tutti i nostri sono nati dopo: devo presentarmi io da solo davanti al tribunale?». Ma anche il vecchio missino è pronto ad un passo: «Noi, invece, non abbiamo pregiudiziali, soltanto il nostro programma e siamo pronti a discutere». Anche con la Svp? «Sì». E un altro muretto si sgretola. Cesare Martinetti