Tre anni di silenzi e misteri sulla questura dei veleni
Tre anni di silenzi e misteri sulla questura dei veleni Tre anni di silenzi e misteri sulla questura dei veleni POLIZIOTTI NEL MIRINO A BRINDISI UBRINDISI NA lunga scia di perché dietro l'arresto del questore Francesco Forleo. Perché tre anni fa nessuno capì? Perché sei mesi di indagini non portarono a nulla? Perché tutti a Brindisi sospettavano che nella notte tra il 13 e il 14 giugno '95, dopo l'uccisione del contrabbandiere Vito Ferrarese, i poliziotti avessero messo una mitraglietta nel motoscafo? Archiviata, cancellata e poi riportata alla luce da una nuova inchiesta, la vicenda del questore Forleo fa riaffiorare la scandalosa storia della questura di Brindisi, che lo stesso procuratore di Lecce, Alessandro Stasi, riferendosi alla metà degli Anni Novanta, definisce affetta da una «foga indagatoria che aveva fatto perdere il senso dei confini e della legalità». Scenario di scontri tra gruppi che si facevano la guerra all'interno, la questura aveva fra i protagonisti l'ispettore Pasquale Filomena. Fama di superpoliziotto, Filomena è poi finito in carcere: tre ordinanze di custodia cautelare, l'ultima con l'accusa di avere messo nel motoscafo la mitraglietta ricevuta in dono dal capo contrabbandiere Franco TraI ne. Accusato di avere rapporti con i clan insieme con cinque colleghi della sezione catturandi, Filomena ha spesso fatto sapere, ufficiosamente e velatamente, che lui è a conoscenza di fatti scottanti e potrebbe tirare fuori documenti molto compromettenti, intercettazioni che provano l'esistenza di rapporti fra la criminalità organizzata e autorevoli settori della politica. Vero? Falso? Anche questo fa parte della scandalosa storia. Ora l'arresto del questore Forleo porta sotto gli occhi delle istituzioni il caso Brindisi, le manipolazioni ordinate da uomini al servizio dello Stato e rimaste per tre anni dimenticate. Il procuratore Stasi, capo della direzione distrettuale antimafia che ha chiesto l'arresto di Forleo, è stupito che tutto, alla fine, si concluda con la semplice critica per un arresto che a qualcuno è sembrato spettacolare. «Ho letto critiche che ci sono state rivolte dal mondo politico per una presunta spettacolarizzazione dell'inchiesta e per l'arresto del questore Forleo. Mi pare che tutto questo non sia avvenuto. Alzi, quando saranno note le modalità con cui siamo mossi, ci si convincerà che ò avvenuto l'esatto contrario. E' giusto che l'attività giudiziaria non venga spettacolarizzata. E' caro a tutti noi il rapporto con la polizia di Stato, per il la¬ voro che svolge. Questi rapporti resteranno inalterati». Eppure nulla si sarebbe scoperto se due poliziotti, coinvolti in un'altra inchiesta, non avessero deciso di parlare. Dice Stasi: «L'inchiesta sulla morte del contrabbandiere è stata riaperta perché c'erano condotte illegali nella questura di Brindisi che ci hanno fatto rileggere tutti i fatti avvenuti in quel periodo». Secondo il procuratore, il «clima» nella questura di Brindisi indusse il capo della mobile Giorgio Oliva ad accusarsi. Oliva raccontò di avere sparato al contrabbandiere e fu scagionato dalla mitraglietta ritrovata nel motoscafo, la prova che i contrabbandieri avevano sparato e che la polizia si era difesa. Dopo sei mesi, il caso fu chiuso. Sandro Tarantino Un ispettore minaccia rivelazioni sui rapporti politici-clan
Persone citate: Alessandro Stasi, Forleo, Francesco Forleo, Giorgio Oliva, Pasquale Filomena, Sandro Tarantino, Vito Ferrarese
Luoghi citati: Brindisi
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