Bombe a mano contro il braccio destro di Saddam di E. St.

Bombe a mano contro il braccio destro di Saddam Incominciata a Londra la riunione dei gruppi dell'opposizione per tentare di creare un fronte comune Bombe a mano contro il braccio destro di Saddam Nella città santa sciita di Kerbela: si salva Izzat Ibrahim, molti feriti BAGHDAD. Brutti tempi per il dittatore iracheno Saddam Hussein. La disputa con l'Onu si riaccende e riprendono le minacce di bombardamenti; a Londra si riuniscono tutti i gruppi dell'opposizione al suo regime, nel tentativo di far fronte comune contro il «raiss»; e ieri la notizia peggiore: lzzat Ibrahim, numero due del regime, è miracolosamente sfuggito a un attentato nella citta santa di Kerbela, 110 chilometri da Baghdad, in quel Sud del Paese abitato in maggioranza da sciiti ostili alla tribù sunriità di Saddam. «Ibrahim è stato bersaglio di un vile e criminale tentativo di assassinio, ma è sfuggito all'attentato», riferisce l'agenzia ufficiale Ina. Il fatto è avvenuto domenica mattina, attorno alle 10.30, nel momento in cui Ibrahim, uscito dalla sua auto, stava per entrare nel santuario dell'imam Hussein, il pronipote di Maometto particolarmente venerato dagli sciiti. Uno o più sconosciuti hanno lanciato due bombe a mano contro di lui, ferendo alcuni agenti di scorta e «numerose» persone vicine alla tomba del santo. Ibrahim è il braccio destro di Saddam, che lo ha nominato vice-presidente del Consiglio del comando della rivoluzione, massimo organo decisionale del Paese, numero due del partito unico «Baath» e vice comandante delle Forze armate. Una sua figlia aveva sposato il figlio di Saddam, Uday, che in seguito aveva divorziato. Ma la fortuna di Ibrahim non era per questo calata, anzi: Saddam gli permette persino di recarsi all'estero con la famiglia, un privilegio unico, e l'anno scorso è stato più volte a Vienna per curarsi da ignote malattie. La cosa, per il «raiss», è tanto più preoccupante perché l'attentato è avvenuto a Kerbela, la roccaforte dell'opposizione dove all'indomani della guerra nel Golfo scoppiò un'insurrezione schiacciata nel sangue solo alcuni giorni dopo. E proprio nei giorni scorsi Washington, con l'aiuto della Gran Bretagna, ha inaugurato una nuova strategia tesa a sostenere i gruppi dell'opposizione nel tentativo di rovesciare Saddam. Ieri a Londra sono giunti infatti i rappresentanti di 16 gruppi di oppositori iracheni, per una conferenza che, negli auspici del sottosegretario britannico Derek Fatchett, potrebbe aprire la strada alla creazione di un governo unitario in esilio. Le difficoltà sono enormi, vista l'ostilità che divide i gruppi, tra cui vi sono integralisti islamici, comunisti, monarchici, liberal-democratici, oltre ai curdi ed agli sciiti del Sud. C'è infine il fronte dell'Orni, cui Saddam ha negato i documenti relativi alla distruzione delle armi di distruzione di massa. «A questo punto non abbiamo altri documenti che pensiamo siano legati al disarmo», ha detto l'ambasciatore iracheno all'Onu, Nizar Hamdoon. Ma pochi gli credono, e se il segretario alla Difesa Usa William Cohen ha detto che resta aperta «la possibilità di un'azione militare», il ministro della Difesa britannico George Robertson è stato più minaccioso: stavolta non ci saranno negoziati, Washington e Londra sono pronte a colpire senza preavviso. [e. st.]

Persone citate: Derek Fatchett, George Robertson, Izzat Ibrahim, Nizar Hamdoon, Saddam Hussein, William Cohen