Curzi: darò più spazio al Papa
Curzi: darò più spazio al Papa Bertinotti presenta il neo-direttore del giornale del Prc. Ingrao critico cinematografico Curzi: darò più spazio al Papa «Con Liberazione comincio una nuova avventura» ROMA. E chi lo sa, forse stavano meglio quando stavano peggio. Forse per loro andava meglio una volta, quando i confini della politica non erano una linea d'ombra che taglia e separa, che rende nemici gli amici, e sodali gli ex avversari. L'amicizia fra Fausto Bertinotti e Sandro Curzi per esempio è di medio corso, il sodalizio è nato con la candidatura antidipietrista nel Mugello, che costò ima messa in stato d'accusa del Curzi medesimo da parte della sezione del Pds nella quale era iscritto, e dove si ritrovò ad essere difeso da sua moglie. Adesso Bertinotti e Curzi seggono assieme, e assieme presentano la nuova Liberazione, organo quotidiano ufficiale di Rifondazione. E in un mondo, in un'epoca in cui il comunismo esiste ancora, certo, ma ancora di più come un'altra metà del cielo nel quale chissà quando, e chissà se davvero sarà il caso di volare, loro han l'aria di quelli che si dicono certi, «il comunismo siamo noi». Sono contenti perché godono del senso di appartenenza che ormai è concesso a pochi: amici che ti stringono e ti abbracciano, «comincia una nuova avventura» dicono i vignettisti Vauro e Apicella, che entrambi però han giusto qualche giorno fa stretto e abbracciato anche Cossutta. Contentissimo è soprattutto Curzi: «In questo Paese, solo il Papa e Bertinotti sono contro il profitto. Beh, visto che a Bertinotti diamo già spazio, daremo voce anche al Papa». Il che, giornalisticamente parlando, non è poco. Subito Bertinotti riprende quel filo, e anche lui, dopo Veltroni, dice che il filone del pensiero cattolico democratico è importante. Ma, rassicura, «clericab, mai». E così Liberazione, voce quotidiana dei bertinottiani, ha rimesso in pista l'ex direttore di Telekabul. Alia grande: ieri, per il primo numero, un corsivo contro «il pensiero unico», nel quale il vecchio Sandro che sa di essersi conquistato molte simpatie durante la sua carriera di giornabsta di lungo corso, la ripercorre appunto come in un'agiografia auto-ironica. Oggi, invece, in prima pagina va un fondo d'attacco, «Fiat e mercato», nel miglior stile del comunista vero, quello con tre «m»: perché non ci danno la pubblicità? «Hanno lanciato una grande campagna per la "Punto", anche su Quattropagine, il foglio di Cossiga che tira molto meno copie di noi, e a Liberazione niente. Spero non facciano l'errore commesso con l'Unità negli Anni Cinquanta...» ripete davanti a decine di giornalisti. Ma intanto, «la Philip Morris non ha avuto dubbi, la multinazionale americana la sua pubblicità ce l'ha data». A parte il Papa e la Fiat, nel party spumeggiante organizzato per il giornale, «Ma dai, prima era un foglietto» ripete il Curzi riguardandosi il prodotto a mente fredda, ci sono tutti. Perfino Bruno Vespa, anche Mino Fuccillo, anche Peppino Caldarola, anche Luciana Castellina e Carlo Ripa di Meana. Insomma ima calorosa festa in famiglia, i redattori sono una trentina, le difficoltà finanziarie ci sono, «la scissione ci è costata 5 miliardi», quantifica all'impronta Bertinotti, e si sa che il deficit della testata è pari agli introiti del finanziamento pubblico. Il giornale è nuovo, e Curzi promette che lo saranno anche le idee. Ingrao diventa ad esempio critico cinematografico, e al liceo Mamiani chiedono di parlare con lui del «Soldato Ryan», le lettere dei lettori sono a pagina due. E arrivati alla diciassette, c'è anche Bruna Bellonzi, moglie di Curzi, che recensisce il libro del comune amico Luigi Pintor. Come si diceva mia volta, meglio pochi, ma buoni. Antonella Rampino Sandro Cerzi. neo direttore di «Liberazione», mostra la nuova veste del giornale, organo di Rifondazione comunista
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