La via d'uscita libica
La via d'uscita libica La via d'uscita libica Un inviato di Gheddafi alla Farnesina AROMA LLA Farnesina lo chiamano «drop-out». E' la possibilità di espellere Abdallah Ocalan verso un Paese terzo: mediterraneo come chiedono i curdi, non europeo come vogliono i turchi. Da qui l'ipotesi della Libia di Gheddafi. Abdul Hamid el-Zemtani, vicepresidente del Parlamento di Tripoli, è giunto ieri mattina, via Tunisi, al termine di un viaggio lungo e faticoso a causa delle sanzioni Onu. Il suo arrivo era previsto da tempo sulla scia del rilancio dei rapporti. Ma nell'agenda è entrato Ocalan. Appena arrivato, accompagnato da due deputati libici, el-Zemtani ricorre alla prudenza «perché non sono qui per questo», e poi pesa le parole. Vicepresidente Hamid elZemtani, cosa pensate della vicenda Ocalan a Tripoli? ((All'inizio, quando la Turchia schierò le truppe contro la Siria per avere Ocalan, noi esprimemmo una forte solidarietà araba per i fratelli di Damasco. Ora il caso è diventato molto complesso. Per voi non sarà facile risolverlo». Si parla da più parti della possibilità di espellere il leader del Pkk verso il vostro Paese. E' possibile? El Zemtani prima sorride poi, dopo una lunga pauso sul divano rosso della hall dell'albergo, sceglie una risposta che lascia ogni porta aperta: «Prima ci sono molte cose da chiarire su questa complicata vicenda». A cosa pensa? ((Alla rinuncia al terrorismo annunciata con una lettera da Abdallah Ocalan». E' stata messa nero su bianco. Non vi basta? «Credo che qualsiasi Paese, prima di ospitarlo, vorrebbe essere sicuro che il suo annuncio non solo sia seguito dai fatti ma, soprattutto, riguardi non il singolo Ocalan ma tutti i suoi uomini, i suoi combattenti». Che cos'altro c'è da chiarire sulle conseguenze della sua espulsione verso un Paese terzo nel Mediterraneo? «L'atteggiamento della Turchia. Chiunque dovesse decidere di ospitare Ocalan dovrebbe prima essere sicuro su un punto: che Ankara non gli scateni contro una reazione simile a quella che colpisce l'Italia». El-Zamtani più di questo non dice. Ma ad Ankara le sue parole trovano orecchie attente. C'è un precedente che fa ritenere la Libia una «soluzione su cui discu¬ tere». Lo scorso settembre, in occasione dei festeggiamenti per l'anniversario della Rivoluzione, durante una marcia a Tripoli sfilarono alcuni membri del Pkk con tanto di bandiere. In quella occasione ad Ankara si ricorda che «Gheddafi criticò la Turchia per aver preferito l'Occidente all'Islam per l'accordo con Israele, e usò parole di sostegno per il Pkk». Ma quando giunse la nota diplomatica di protesta «la Libia si comportò benissimo, comprese le nostre richieste e si scuso». Nel pomeriggio el-Zemtani si è incontrato alla Farnesina con il ministro degli Esteri, Lamberto Dini. Nel colloquio hanno prevalso i temi già in agenda e il caso Ocalan è rimasto sullo sfondo. L'estrema cautela italiana sulla «soluzione libica» è stata confermata dal presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, che ha negato «contatti clandestini» per liberarsi di Ocalan. La linea del governo ha tre motivazioni: la scelta di concentrare ora gli sforzi sulla Germania e, più in generale, sui partner europei; il timore di pregiudicare il lento riawicinamento fra Tripoli e l'Europa cui teniamo molto; il raffreddamento della richiesta americana di considerare la scorciatoia libica perché ora gli Usa - secondo fonti italiane - punterebbero ad ottenere un processo in piena regola per Ocalan. Maurizio Moiinari Il vicepresidente del Parlamento di Tripoli: la rinuncia al terrorismo deve riguardare anche tutti gli uomini di Ocalan Il leader libico colonnello Gheddafi
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