La lettera a Papa Wojyla

La lettera a Papa Wojyla Un giollo CITTA' DEL VATICANO. Quella di ieri nei palazzi del Vaticano ò stata la giornata del «giallo della lettera», cioè la missiva che il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, ha indirizzato al Papa. Alle 13 il portavoce vaticano Navarro Valls afferma «che non è giunta alcuna lettera del sig. Ocalan diretta a Sua Santità Giovanni Paolo II». F. per la Santa Sede la vicenda è chiusa, salvo considerare, come riferisce Navarro Valls, che i popoli devono «dirimere le loro eventuali ogo e il diritto»; il - aggiunge il por- Ocalan conte.se con il dia Vaticano confida tavoce - «che tutte le parti interessate sapranno trovare soluzioni giuridiche ed eque». Il tentativo di rimanere lontani dalla polemica ma non indifferenti, è evidente. Ma nell'arco del pomeriggio, si apprende che in Vaticano la lettera è arrivata, eccome. Solo che è stata consegnata al segretario del Papa, monsignor Stanislao Dziwisz, al terzo piano del Palazzo Apostolico, proprio negli stessi momenti in cui il portavoce ne smentiva l'esistenza. E insieme a «don» Stanislao, copia della missiva è stata depositata sul tavolo del cardinale Achilli* Silvestrìni, il capo della Congregazione che si occupa delie chiese jrientali, cui dunque appartiene la competenza sulla Chiesa nell'area mediorientale in cui si trovano i curdi. Lo stesso cardinale, qualche giorno fa, nel corso di un dibattito, si era espresso a favore dell'asilo politico per il leader del Pkk. La lettera di Ocalan comunque ha fatto rumore nel mondo cattolico e sul piano politico. Il testo verrà pubblicato integralmente nel prossimo numero del settimanale «Famiglia Cristiana», dopo essere stata anticipata da un quotidiano romano. Ocalan, oltre a chiedere un intervento del Papa, cui ha appunto risposto Navarro con l'invito al dialogo, afferma che la sua fazione potrebbe rinunciare alla lotta annata E poi accenna in maniera piuttosto precisa ad un aspetto nascosto della vicenda di Ali Agca e dell'attentalo al Papa del 1981. L'azione di Agca «non va considerata un gesto individuale. Il signor Ali Agca non ha mai detto il vero. Chi lo liberò dal carcere fu Nurettin Ersin, uno dei generali del colpo di Stato del 12 settembre 1980». Questo passaggio ha suscitato le reazioni dei magistrati che da sedici anni cercano, finora invano, di sbrogliare la matassa dell'intrigo. La condanna all'ergastolo di Agca, il 22 luglio 1981, lasciò insoluta la risposta alla domanda sui mandanti. Per la Coite d'Assise, l'attentato «non fu opera di un maniaco, ma venne preparato da una organizzazione eversiva rimasta nell'ombra». Nel maggio 1982, Agca cambiò versione: da killer solitario, ad uomo al soldo dei seivizi segreti bulgari, chiamando in causa sia la malìa turca che l'organizzazione eversiva dei Lupi Grigi. La Corte d'Assise nel 1986 assolse tutti gli imputati: i bulgari e anche Orai Celik, il presunto complice dell'attentatore. Adesso il Procuratore generale presso la Corte d'Appello eli Roma, Antonio Marini, commenta che «Ocalan potrebbe essere sentito se, oltre a quello che afferma nella lettera, fosse in grado di fornire nuove indicazioni utili alle indagini». Infatti, secondo Marini, «è stato accertato» nei due gradi del processo «che l'attentato al Papa non è stato il gesto di un folle isolato». Il giudice istruttore Rosario Priore è d'accordo: le indagini hanno dimostrato che l'evasione dal carcere militare dove Agca era rinchiuso per omicidio fu «il frutto di un piano che assicurò appoggi all'interno della struttura carceraria». Tuttavia «di collegamenti con i generali che assunsero il potere in Turchia nell'80 non si era mai parlato. Però se prende quota l'ipotesi del mandante interno all'area turca o islamica, mi sembra una pista degna di essere battuta». Luca Tornasi La lettera a Papa Wojyla Ocalan

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Roma, Turchia