Salta anche il match in tv D'Alema-Yilmaz
Salta anche il match in tv D'Alema-Yilmaz Dopo l'oscuramento delle tv italiane in Turchia. Pressioni su Bonn: chieda l'estradizione Salta anche il match in tv D'Alema-Yilmaz E Dirti avverte: se Ankara insiste reagiremo come dovuto ROMA. Dopo l'incontro allo stadio di Istanbul salta anche un faccia a faccia televisivo fra Massimo D'Alema c Mesut Yilmaz, che Bruno Vespa avrebbe dovuto ospitare ieri sera a «Porta a Porta». La presidenza del Consiglio ha ritirato la sua disponibilità dopo la decisione di Ankara, ieri pomeriggio alle 18, di oscurare le trasmissioni via cavo delle reti Rai e Mediaset in un nuovo, clamoroso, passo dell'opera di boicottaggio del «made in Italy». Il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ha ammonito Ankara sul boicottaggio turco: «Reagiremo alla maniera dovuta se la Turchia insiste». Fra Massimo D'Alema e il collega turco l'accordo era stato fatto e tutto era pronto per un confronto via etere che avrebbe potuto stemperare il clima fra i due Paesi. Palazzo Chigi ha però ritenuto che l'oscuramento delle tv italiane aveva creato mia situazione insostenibile: Mesut Yilmaz avrebbe potuto rivolgersi al pubblico italiano mentre Massimo D'Alema non avrebbe potuto fare altrettanto con quella parte, pur esigua, di Turchia che segue le reti italiane. Questa «disparità di situazioni» è stata la causa che ha portato Massimo D'Alema ad annullare il faccia a faccia con Mesut Yilmaz. ((Anche dopo la rinuncia, il premier turco si era detto pronto ad andare in onda racconta Vespa - ma per l'oscuramento della Rai abbiamo deciso di non dar corso all'intervista». Il nuovo incidente, seppur via etere, conferma lo stato di forte tensione nei rapporti fra Italia e Turchia, che saranno al centro del tour delle capitali dell'Unione Europea che D'Alema incomincia oggi volando prima a Bruxelles dal presidente della commissione europea, Jacques Santer, e poi a Parigi. La solidarietà espressa ieri dall'Internazionale Socialista con un documento ad hoc «contro il boicottaggio turco» consente a D'Alema di sperare in un approccio più disponibile dei parter europei finora assai tiepidi. «L'atteggiamento della Turchia ci ferisce ma siamo un Paese in grado anche di maneggiare le patate bollenti» ha detto il presidente del Consiglio, nel briefing settimanale, spiegando poi di voler lavorare con i partner dell'Ile per trovare «soluzioni nel quadro della cooperazione europea» sul caso-Ocalan, sui rapporti con la Turchia, sulla questione curda. L'Italia esplora «soluzioni europee» temendo soprattutto che Borni si tiri indietro. «La Germania può chiedere l'estradizione di Ocalan fino al 22 dicembre - ha sottolineato D'Alema - fino ad allora abbiamo il dovere di vigilare affinché, se la richiesta tedesca arriverà, egli sia sottoposto al giudizio della magistratura. Se poi non arri¬ verà valuteremo il da farsi. Studierenio altre soluzioni ma sempre nel quadro europeo». La pressione di Roma su Borni (dove D'Alema sarà venerdì) è palpabile. Per il ministro degli Interni, Rosa Russo Jorvolino: «Se logica e dignità di un grande Paese sono concrete l'estradizione dovrebbe arrivare». E il capo della Farnesina, Lamberto Dini, rincara la dose: «Non abbiamo certo arrestato Ocalan per tenerlo in Italia, Germania sia coerente e chieda l'estradizione». Su quali possano essere le «altre soluzioni» al caso giuridico Palazzo Chigi mantiene il più stretto riserbo. Ma un'ipotesi di sottopone Ocalan a processo - seppur tutto da definire in termini di diritto internazionale - rimbalza da Oltreoceano dove cresco l'impegno dell'Amministrazione per trovare una via d'uscita. Massimo D'Alema ò stato invece pili esplicito su cosa suggerirà ai partner su Turchia e questione curdi. Da un lato «una strada di avvicinamento all'Europa legata al rispetto dei diritti umani, ponendo fine a violenze, distruzioni di vil¬ laggi, abusi». Dall'altro l'esempio dell'iniziativa presa in Kosovo «dove l'Europa è presente all'interno della Federazione jugoslava per proteggere una minoranza dalla repressione di Belgrado». «Il Kosovo come modello di autonomia per i territori curdi in Turchia in un sistema federale ò una delle strade percorribili» spiega Marco Pezzoni (Ds) che da tempo segue il dossier. Passa dunque in secondo piano la proposta, ventilata da alcuni deputati, di una conferenza internazionale. Sul fronte di Montecitorio solo Fausto Bertinotti rilancia la richiesta di asilo politico ad Ocalan mentre continua la polemica per le dichiarazioni del Guardasigilli, Oli- | viero Diliberto, sulla presa di distanza dagli Stati Uniti. «La nostra politica estera non cambia, neanche con la Turchia. Mi rassicura che Diliberto sia ministro della Giustizia e non degli Esteri» ha detto il segretario della Quercia Veltroni. Maurizio Moiinari
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