Bettega: nessuna pressione di Fabio Vergnano
Bettega: nessuna pressione Bettega: nessuna pressione «Non sono andato a Ginevra» Lippi: per noi è un sollievo TORINO. Una giornata convulsa, vissuta sull'asse Torino-Ginevra nell'attesa della decisione che tutti aspettavano. Oggi alle 17,30 l'Airbus A 320 della Volare Airlines non si alzerà in volo da Caselle verso Istanbul. Partita rinviata di una settimana, ovvero una grande vittoria diplomatica della Juve, anche se commentando il comunicato dell'Uefa il vicepresidente, Roberto Bettega, ha negato di aver fatto pressione sul governo del calcio europeo per non giocare domani sera. Tre ore di bivacco davanti alla sede juventina di piazza Crimea in attesa che dalla Svizzera arrivasse un segnale, mentre si rincorrevano le voci più disparate. Pare fosse già tutto predisposto: in caso si fosse giocato domani, la Juve avrebbe fatto firmare ai giocatori una liberatoria che la sollevava da ogni responsabilità. Questo per ragioni assicurative. Fra le decine di giornalisti e cineoperatori infreddoliti, anche un cronista turco del quotidiano Miliet, Muhur Bagriacik, che ha commentato: «Non capisco. C'erano tutte le condizioni per giocare subito, senza nessun problema per la Juve. E' un provvedimento ingiusto e sbagliato». A nome della società bianconera è poi toccato a Bettega prendere la parola. Molta compostezza, nessuna frase che lasciasse trasparire la soddisfazione per aver rinviato una trasferta che tutti ritenevano ad alto rischio. Ha spiegato il vicepresidente: «Nessuno dei due club è responsabile e soprattutto nessuno ha fatto pressioni sull'Uefa. Non esistevano le condizioni perché si giocasse una partita regolare, quindi l'Uefa ha rinviato la gara e ha chiesto ai governi dei due Paesi di adoperarsi perché fra una settimana la situazione sia più tranquilla. E ciò che è succoso ieri a Ginevra rende più comprensibile le dichiarazioni l'atte domenica dai giocatori. Se fra otto giorni sarà tutto come prima? Il comitato esecutivo dell'Uefa se ne occuperà, a noi non resta che attendere gli sviluppi. Non ci sentiamo ne soddisfatti, né insoddisfatti»). Bettega nega di essere andato a Ginevra nei giorni scorsi per fare La moPessottoincatalla port glie di o voleva enarsi a di casa pressioni, per convincere i dirigenti europei a cancellare la partita dal programma di domani sera: «Sono andato per capire cosa sapevano di ciò che stava accadendo in Turchia. L'Uefa ha giudicato in perfetta autonomia, ha propri delegati in grado di fornirle tutti i ragguagli necessari sugli avvenimenti degli ultimi giorni. Quello che noi potevamo chiedere o sostenere non ha avuto peso». Lippi, in mattinata, aveva detto: «Se dovremo scendere in campo non prenderò per il collo nessun giocatore che non si senta di andare in Turchia. Ma c'è la sensazione che questo avvenimento possa esser strumentalizzato per creare nuovi problemi». In serata, dopo aver lasciato la sede sociale, ha commentato: «Aspetto di conoscere nei dettagli il comunicato dell'Uefa. Ma è già positivo che i dirigenti europei ri- , conoscano che a Istanbul c'è una situazione anormale. Ora vediamo cosa cambierà nei prossimi giorni. Per tutti noi è stato un sollievo, è scontato che ci fosse paura». Soddisfatti i giocatori, che dopo la partita con l'Empoli erano stati protagonisti di una sorta di ammutinamento, temendo per la propria incolumità. Inzaghi, che nel pomeriggio era stato in piazza Crimea con Di Livio per essere aggiornato sugli ultimi sviluppi, ha detto: «Va bene cosi. L'Uefa ha fatto la scelta giusta, fra una settimana vedremo. Ma dubito che qualcosa possa cambiare in così poco tempo»). Compatto anche il fronte dei parenti, molti dei quali avevano minacciato gesti clamorosi (la moglie di Pessotto voleva incatenarsi alla porta di casal pur di non far partir»! i loro cari. La mamma di Inzaghi ha tirato un sospiro di sollievo: «Ora l'Uefa dovrebbe far disputare la partita a porte clùuse oppure in campo neutro»-. E Rina Pessotto, madre del terzino di Lippi, uno dei più accesi assertori della necessità di evitare questa trasferta, ha raccontato: (Avevo un presentimento, che una volta arrivata in Turchia la squadra sarebbe stata presa in ostaggio e non sarebbe stata liberata finche Ocalan non fosse stato estradato». Fabio Vergnano La moglie di Pessotto voleva incatenarsi alla porta di casa
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