Parte la mediazione Usa di E. St.

Parte la mediazione Usa Parte la mediazione Usa Videa del dipartimento di Stato «Roma lo estradi in Germania» WASHINGTON. Gli Stati Uniti scendono in campo nella partita internazionale in atto sulla vicenda Ocalan e dopo 11 giorni di buio totale si intravede una possibile soluzione del caso: estradare il leader curdo in Germania per processarlo. Questa l'indicazione giunta ieri da James Rubili, il portavoce del dipartimento di Stato Usa, il quale iia annunciato che il governo americano sta cercando con Italia, Germania e Turchia un modo per portare Abdullah Ocalan davanti alla giustizia. «Il segretario di Stato Madeleine Albright - ha proseguito il portavoce - ò stata in contatto con il ministro degli Esteri Lamberto Dini, e il sottosegretario Stroebe Talbott si è recato nella regione. Il nostro obiettivo, molto chiaro e semplice, ò che questo terrorista, Ocalan, sia tradotto davanti a un giudice». Qualche giorno fa il portavoce americano aveva espresso una chiara preferenza per l'estradizione in Turchia. Ora sembra che l'atteggiamento degli Stati Uniti sia più possibilista e si vada verso l'ipotesi di un processo in Germania. «Contro Ocalan - ha proseguito Rubin ■ vi è un mandato di cattura della Germania. Ocalan è il capo di una organizzazione responsabile per crimini commessi non soltanto in Turchia. E' vero che la maggior parte dei crimini di cui è accusato sono avvenuti in Turchia, e che la Turchia chiede l'estradizione. Ma dobbiamo creare un clima in cui Ocalan possano essere portato davanti alla giustizia. Sappiamo che vi sono forti emotività da ogni parte in un caso delicato e penoso come questo. Stiamo parlando con i tre governi per assicurare che sia tradotto in giustizia in un modo che soddisfi la legge internazionale e quella italiana». «Vogliamo - ha sottolineato il portavoce - che Ocalan sia estradato. Non ci aspettiamo che sia processato in Italia». A un giornalista turco che domandava se gli Stati Uniti non insistano più per l'estradizione in Turchia il portavoce ha risposto: «Dato il luogo in cui sono stati commessi i crimini, abbiamo indicato la nostra opinione. Ma siamo anche realisti, e riconosciamo che (l'estradizione in Turchia) potrebbe non essere possibile». Altre domande riguardavano il fatto che Ocalan è agli arresti domiciliari invece che in carcere. «Certamente - ha risposto il portavoce - ci dispiacerebbe se si sviluppasse una situazione in cui il problema fosse risolto ma (Ocalan) non fosse disponibile per essere tradotto davanti alle autorità responsabili. D'altra parte e importante che tutti lavorino insieme per portarlo davanti alla giustizia. Coloro che vorrebbero sentirci criticare gli italiani tengano a mente che sono stati gli italiani ad arrestare Ocalan». Quando gli è stato domandato se gli Stati Uniti stiano tentando una mediazione il portavoce ha risposto: «Siamo buoni amici di tutte le parti e siamo un Paese leader nella lotta contro il terrorismo». [e. st.]