«Svuotò due caricatori»

«Svuotò due caricatori» «Svuotò due caricatori» «E davanti al morto disse: che casino» Quella notte, davanti al corpo insanguinato del contrabbandiere, il questore disse: «Che casino!». Ma c'era già pronta una soluzione per spiegare come erano andate le cose, per salvare Francesco Forleo, per mettere tutto a posto. Così spiega in un verbale Giorgio Oliva, nel giugno '95 capo della Mobile eli Brindisi. E' il racconto di un'azione di guerra. Un elicottero che di notte insegue un motoscafo in fuga, che tenta di ridurre la distanza: trenta metri, poi venti. Le armi sono pronte. Tre pistole mitragliatrici MI2, più le pistole di ordinanza, e anche «un'arma lunga» (un fucile), e «alcuni ordigni a spoletta». Il primo a sparare è proprio Oliva: «Tre colpi, a fini puramente dissuasivi, parallelamente alla superficie del mare». Ma ecco parine la seconda raffica: spara Antonacci, con l'M12 e con il fucile. A questo punto «il questore mi invitò a cedergli il posto e si posizionò accanto al portellone destro sparando ripetutamente con la sua pistola d'ordinanza fino ad esaurire il caricatore». Poi Forleo «gettò alcuni degli ordigni in direzione dello scafo. Fmito il lancio, di cui udivo nettamente l'esplosione, il questore prese la pistola che ancora avevo tra le mani, ed esaurì anche questo caricatore». Aggiunge, Oliva, che mentre «il dottor Forleo agiva con una certa calma, Antonacci appariva molto infervorato». Ma quelli del motoscafo erano armati? A questa domanda Oliva risponde chiaramente: «Escludo di aver sentito alcun rumore assùnilabile ad uno sparo». Ma anche: «Ricordo che dopo che da parte nostra si era già iniziato a sparare, udii qualcuno di noi proferire la frase "stanno sparando"». Una volta terminata la sparato¬ ria, l'equipaggio dell'elicottero vede il motoscafo allontanarsi verso il porto di Brindisi. Oliva decide di avvertire del conflitto a fuoco la sala operativa della questura. L'inseguimento prosegue, l'elicottero atterra nei pressi del molo, vicino allo scafo. Ma nessuno si preoccupa di quella vicinanza ravvicinata. Che i contrabbandieri fossero armati, era una possibilità che non venne proprio presa in considerazione, racconta Oliva. Il gruppetto entra nello scafo e vede il cadavere. «Erano le tre di notte, o poco più». E' allora che Antonacci fa una telefonata con il suo cellulare. Mezz'ora più tardi sul posto arrivano Pasquale Filo- mena e Emanuele Carbone. A liordo di un'auto privata, e con una «busta». «Mi accorsi che all'interno vi era un'arma che successivamente vidi, nel momento in cui Carbone la collocava frettolosamente nel )' to destro della cabina, vicino ad alcune casse di sigarette». In quel momento Oliva si rende conto «di essere stato utilizzato nel finto ritrovamento e nella complessiva operazione di copertura degli eventi». Poco dopo, al pontile della Polmare, Oliva dichiara il ritrovamento della mitraglietta. La notte finisce così, tutti a casa, la faccenda è sistemata. Qualche tempo dopo, ricorda Oliva, «il que- store mostrò un atteggiamento di grande disinvoltura, riuscendo anche a scherzare sull'episodio, e vantarsi dell'operazione». Nessuno viene chiamato dal magistrato, «fatto che fu commentato con meraviglia dai colleghi delle Volanti». Poi Oliva si fa coraggio e domanda ad Antonacci che fine abbia fatto l'indagine, e soprattutto gli esiti della perizia balistica. Antonacci gli risponde «ma di che ti preoccupi? Tanto sono stato io a colpirlo». Poi le cose precipitano. La perizia chiarisce che a sparare il colpo mortale è stata la pistola del questore. «(Antonacci mi impose di accollarmi la responsabilità dei fatti». Oliva riceve anche dal questore «la perentoria disposizione di fare come aveva detto Antonacci». Un ordine, insomma. Oliva scrive la sua relazione di servizio, si prende ogni colpa. Per «paura di rovinare definitivamente la mia carriera», e anche per una vera e propria paura fisica di conseguenze per la mia persona», spiegherà al magistrato. Brunella Giovara li racconto dell'ex capo della mobile di Brindisi sulla notte dell'omicidio «Poi arrivò un agente con un arma che mise all'interno dello scafo dei contrabbandieri» Pietro Baffa, il gip del tribunale di Lecce, che ha disposto la custodia cautelare nei confronti del questore di Milano Francesco Forleo

Luoghi citati: Brindisi, Milano