Un figlio dei Carretta riapre il giallo di Fabio Poletti

Un figlio dei Carretta riapre il giallo Vìve in Inghilterra e fa il pony express: era sparito da Parma con i genitori e il fratello 9 anni fa Un figlio dei Carretta riapre il giallo Ritrovato a Londra: su di lui l'ombra della strage PARMA DAL NOSTRO INVIATO Li cercavano al sole dei Tropici. Giuravano di averli visti in Brasile, in Venezuela e alle Barbados. Come in ogni leggenda, dicevano che Giuseppe, il capofamiglia, avesse intascato quattro miliardi della contabilità in nero della vetreria, e si era dato alla bella vita con tutta la famiglia. E invece no, il filo che porta nove anni dopo ai Carretta di Parma, riappare alla periferia di Londra, in una villetta a due piani di mattoni rossi con il giardino stretto tra i parcheggi delle auto. Dove abitava Ferdinando Carretta, oggi trentacinque anni, scomparso ai primi di agosto di nove anni fa insieme al padre Giuseppe, al fratello minore Nicola e alla madre, Marta Chezzi, E adesso riapparso per caso, per l'ostinazione di un Hobby inglese, in questa villetta dove Ferdinando usava il suo vero nome, i documenti di un tempo a parte l'aggiunta di quell'Antonio, il suo vero secondo nomo, non si può dire nemmeno nascosto, in questa città che ha milioni di abitanti e sparire non è nemmeno lui problema. «Mi chiamo Antonio Ferdinando Carretta, sono di Parma», non si nasconde neanche al poliziotto londinese che lo ferma per caso, mentre su una motoretta si infila in una zona pattugliata daH'antiterrosimo, per paura dell'Ira e degli attentati. «Mi chiamo...», ripete al poliziotto che controlla i documenti, lo lascia andare ma si segna quel nome e cognome che a tanti non dice più niente. Il computer dell'Interpol fa il resto. Missiiig, c'è scritto sulla scheda e accanto al nome di Ferdinando appaiono quelli degli altri famigliari. E' la fine di ottobre, quando avviene il controllo. Parte la segnalazione per le autorità italiane, arriva a Panna nell'ufficio di Francesco Saverio Brancaccio, il magistrato che da sempre si occupa del caso e che nella capitale inglese manda Alfio Manoli, investigatore della polizia giudiziaria. «Non so nulla della mia famiglia, non li vedo da quel giorno d'estate», non dice molto Ferdinando Carretta, nove anni a Londra facendo lavoretti saltuari, anche il pony express. Senza nascondersi mai, visto che alla fine di quell'89. chiede pure il sussidio di disoccupazione alle autorità inglesi. Ma questo è solo l'inizio, la ripresa di una storia dimenticata per nove anni nella provincia di Panna. Se non fosse per la curiosità di un poliziotto, l'ostinazione di un magistrato e il fiuto di quelli della «Gazzetta di Parma» che fanno lo scoop, edizione straordinaria per la città, giornale esaurito in un'ora, tutta la storia del ritrovamento e pure la foto della villetta alla periferia di Londra. Riparte da qui, la storia della famiglia Carretta. Storia di im mistero, ancora tutta da scrivere. Perchè il ritrovamento di Ferdinando riapre mille interrogativi, a partire da quello su dove si trovino gli altri famigliari. A partire da quella pistola calibro 6 e 35 che Ferdinando aveva acquistato a Parma quell'estate dell'89. E da quegli assegni, pochi milioni in tutto, che Ferdinando aveva incassato falsificando la fir¬ ma del padre e del fratello. Nove anni di mistero, ma le indagini adesso sono concentrate tutte in quei pochi giorni, a partire dal 4 agosto '89. Quando da via Rimini a Parma parte il camper della famiglia Carretta. A bordo ci sono tutti, tranne Ferdinando. Lui viene avvistato ancora per quattro giorni, in cui cambia gli assegni. E poi scompare, chissà dove pure lui. Della famiglia Carretta si occupa pure Chi l'ha visto?. Il camper dei Carretta, segnalato da uno spettatore, riappare a Milano, in via Aretusa, il 19 novembre dell'89. Sul posto arriva il magistrato di turno, si chiama Antonio Di Pietro e non lo conosce ancora nessuno. «Secondo me i Carretta sono morti, bisogna cercare i corpi e Ferdinando, l'ultimo visto in vita», fa la sua scommessa il magistrato. «Non è stato un allontanamento volontario», aggiunge Di Pietro. E il mistero parte da lì. Da quell'ipotesi mai accantonata dagli inquirenti di Panna. Che hanno sempre sospettato di Ferdinando e adesso sarà una delle prime cose che gli chiederanno. Prima ancora di cercare di sapere dov'è finita quella Walther calibro 6 e 35. «Aspetto una certezza, aspetto di incontrare il magistrato», dice al telefono Paola Carretta, la sorella di Giuseppe rimasta qui a Parma. E' contenta che abbiano ritrovato almeno Ferdinando. Ma non se la sente di fare ipotesi, in questa sto • ria dove hanno scritto di tutto, anche un libro pochi mesi fa che si chiamava «Ultime notizie di una famiglia in fuga». Se non sia stata una vera fuga, è il momento per accertarlo. Ferdinando Carretta potrebbe sapere molte cose. Anche di quella favola dei fondi neri della vetreria Cerve, dove Giuseppe per una vita aveva fatto il contabile. «Non ci sono fondi neri», aveva stabilito Francesco Saverio Brancaccio, il magistrato di Parma che per non lasciare alcuna ipotesi aperta, aveva sentito i dirigenti delia società, analizzato libri contabili, guardato a ogni minuto di quei trenta irreprensibili anni di carriera. Nella speranza di trovare una pista che portasse ad una spiaggia dei Tropici e non ad un massacro. Fabio Poletti «Li cercavano ai Tropici con i soldi in nero sottratti all'azienda dal capofamiglia» A sinistra, i coniugi Carretta, a lato il camper della famiglia ritrovato a Milano Sopra, da sinistra, i due figli Ferdinando e Nicola