Festival, bagno di realtà

Festival, bagno di realtà A Torino quattro film-documento, dagli squatter di Los Angeles al caso-Don Pessina Festival, bagno di realtà La civiltà occidentale messa a nudo TORINO. La realtà fa irruzione al l'estivai con due film-documento e due documentari molto interessanti. Penelope Spheeris, con un alto nido di capelli neri aggrovigliati, dice: «Mi fa impressione presentare la terza parte de "Il declino della civiltà occidentale" proprio qui in Italia, nel cuore della civiltà occidentale». I protagonisti del suo film-interviste ambientato a Los Angeles sono punk, punk rock, gutter punk o squatters, ragazzi senza casa, senza famiglia (ripudiata, lontana), senza soldi, senza speranze, che vi\/ono per strada da quando avevano dodici o tredici anni e non si lavano mai, nichilisti che hanno «schifo di tutto, in tutti i sensi» e che prevedono di morire giovani, di non garantire continuità a una società che disprezzano almeno quanto la odiano gli emarginati argentini del neorealista «Pizza, birra, taso» di Gaetano-Stagnaro. Il passato d'Italia che non vuol passare è al centro di «Comunisti», realizzato da Davide Ferrano con Daniele Vicari, ricostruzione d'un omicidio di oltre cinquantanni fa: il 18 giugno 19'Hì venne ucciso a San Martino Piccolo, frazione di Correggio, nel «triangolo della morte» (Ferrara, Bologna, Reggio Emilia più Modena) di quell'Emilia nella quale la seconda guerra mondiale durò più a lungo che altrove, il parroco don Umberto Pessina. D'essere mandante del delitto venne accusato, dopo pressioni inaudite del vescovo e dei carabinieri, il sindaco comunista ventiquattrenne ex comandante partigiano Germano Nicolini, che fu condannato a 22 anni di prigione, ne scontò 11 e fu poi dichiarato completamente innocente. Ma il documentario molto bello, condotto attraverso interviste a vecchi protagonisti in bianco e nero e a colori, più che il merito di ricostruire l'episodio ha quello di rievocare le atmosfere d'epoca, l'opportunismo del partito comunista («Ho sentito ripetere per trent'anni: non è il momento, non è il caso di dare esca all'anticomunismo»), la fede cieca tenacemente riposta nel partito anche da chi ne aveva subito i danni peggiori, il bisogno di dedizioni;: «Eravamo tutti stalinisti. Il partito era tutto, l'uomo niente». Negli anni italiani 1951-1965, quando al cinema arrivava il momento del documentario che precedeva il film gli spettatori scappavano come leprotti: conoscevano bene le mistificazioni, la retorica propagandistica, la noia, la bruttezza persino comica di quei falsi documenti filo-governativi, filo-democristiani. Il produttore Carlo Cresto-Dina ne ha ritrovati un gran numero tra i vecchi materiali della Documento Film; Giovanni De Luna ne ha ricavato il soggetto e la sceneggiatura di «Volare - La grande trasfonmzione», regia di Guido Chiesa, che vuol rievocare la mutazione italiana da civiltà contadina a civiltà industriale, dalla povertà del dopoguerra al benessere del boom, dalla speranza di opulenza a una realtà degradata. Peccato che la fretta abbia impedito di identificare e indicare gli autori dei diversi brani; i documentari restano brutti, enfatici e bugiardi, ma basta psservare i corpi, le facce, gli abiti, i gesti degli italiani per cogliere l'immenso cambiamento di quegli anni, così presente nel nostro presente. Lietta Tornabuoni Chiesa e De Luna raccontano l'Italia del boom attraverso cinegiornali inediti e ritrovati Un'immagine del film «Il declino della civiltà occidentale» della regista americana Penelope Spheeris: un collage di interviste con punk, ragazzi senza casa e senza famiglia; qui sopra, Charlton Heston e Janet Leigh nell'«lnfernale Quinlan» di Welles: la proiezione della copia restaurata, ieri, è saltata