Che Quarantotto in Laguna

Che Quarantotto in Laguna A Venezia le tele di Querena, Caffi e altri artisti patrioti, in battaglia contro gli Austriaci Che Quarantotto in Laguna / vedutisti del nostro Risorgimento N VENEZIA EL 1887, quando morì il pittore veneziano Luigi Querena, il direttore del Museo Correr, Gerolamo Soranzo, propose alla municipalità di acquistare 11 grandi tempere dell'artista con episodi della rivoluzione e dell'assedio di Venezia nel 1848-49: «L'egregio artista che fu altresì caldo patriota eseguì quei dipinti colla più scrupolosa esattezza così di luogo come di costume per cui la gloriosa epopea si presenta allo sguardo con ogni verità. Dal lato artistico se alcuno supera l'altro nel merito, tutti però hanno dei pregi e formano nel complesso mia raccolta interessantissima e unica perché eseguita nell'epoca istessa in cui avvennero i fatti». Anche se la parola non compare, è evidente che l'accento batte, al di là della qualità pittorica, sull'efficacia e l'immediatezza visiva e testimoniale del «reportage» bellico sul campo. Le undici tempere del pittore, tìglio dell'illustre accademico Lattanzio, premiato a 19 amai per il «disegno tratto dal vero» alla scuola di Prospettiva, mobilitato nel 1849 alla difesa del Lido con la Legione Cacciatori del Brenta e del Bacchigliene, costituiscono mio dei principali nuclei pittorici della mostra Venezia Quarantotto. Le affiancano le parallele serie di altri due pittori-reporter combattenti: il limpido eccellente vedutista bellunese Ippolito Caffi, già errante con fortuna in Italia e in Medio Oriente, accorso dalla Roma infiammata dalle fiaccolate notturne davanti al Quirinale, osannanti Pio IX «patriota», per arruolarsi nei Legionari «crociati» bellunesi e in seguito nella Guardia civica veneziana; e- il friulano Vincenzo Giacomelli, che, nella successiva carriera di piii brillante pittore «militare» risorgimentale assieme al piemontese Cerniti Beauduc, firmerà con orgoglio «Ufficiale dell'Annata Italiana all'assedio di Venezia 1848-49». Singoli dipinti di queste serie, di Querena e di Caffi, sono più volte stati esposti negli ultimi decenni, in questa stessa sede per Venezia nell'Ottocento nel 1983, a Torino nel 1987 in Soldati e pittori nel Risorgimento italiano, a Verona nel 1989 in II Veneto e l'Austria, in cui era già comparsa anche l'alta professionalità documentaria, sul versante «nemico», del quadro di Franz Adam, Haynau di fronte a Venezia il quale nel maggio 1849 osserva dall'alto della tone del telegrafo di Mestre l'inizio del bombardamento dei forti di Marghera. Il quadro, commissionato nel 1855 da Francesco Giuseppe, trae origine da un acquerello dipinto «sul campo» dal fratello Eugen, già servito per l'album litografico degli Adam Ricordi dei campi di battaglia dell'armata imperiale austriaca in Italia 1848-49. Siamo in leggero anticipo rispetto alla guena di Crimea, con i veri e propri reportages dei grandi quotidiani inglesi e francesi e il primo «combattimento per l'immagine» fra le serie 'litografiche disegnate sul campo e le fotografie di Fenton, Langlois, Beato e Robertson, ma la fotografia ha già documentato le ville e i ponti romani bombardati dai francesi nel '49. Per questo i dipinti seriali dei pittori-reporter combattenti veneziani sono altamente significativi al di là dei singoli risultati, alcuni di straordinario fascino, come del Querena Scoppio di una mina a San Giuliano nell'impassibile splendore azzurro della laguna o, del Caffi, i notturni altrettanto drammatici quanto magici del Bombardamento notturno a Marghera 23 maggio 1849 e Piazzale del punte di Venezia nella notte dell'8 luglio 1849. Caffi, di gran lunga il più significativo, destinato a scomparire neli'Adriatico con la Re d'Italia nella battaglia di Lissa del 1866, ci offre l'assoluta ùnmediatezza dei suoi spazi e luci, non indegni di Corot probabilmente visto a Roma, ma poggiata sulla precisione degli stu- pendi disegni anch'essi esposti a penna su velina, fra cui quello delle fortificazioni del Piazzale del ponte della fenovia reca la scritta a posteriori: «...difeso dagli Italiani finché vi fu l'ultima carica e l'ultimo pane nell'anno 1849- 15 Agosto disegnato sopraluogo». Querena, accademico erede del grande vedutismo veneziano nel '700, rappresenta l'arrivo sulla Riva degli Schiavoni nel 1848 dei napoletani che hanno seguito Gugliemo Pepe quasi fosse un qualche Sposalizio di Venezia col mare del Canaletto, se non vi fossero le pirocorvette a ruota con gli altissimi comignoli al posto del Bucintoro. Marco Rosei Sopra, il 1848 a Venezia visto da Querena. A destra, una tela di Dalla Libera Venezia Quarantotto Venezia, Museo Correr fino al 7 marzo 1999 tutti i giorni dalle 9 alle 17 Catalogo Electa, a cura di G. Romanelli, M. Gottardi, F. Lugato, C. Tonini con testi, tra gli altri, di Franco Della Feruta e Paul Ginsborg