«In agguato epatite e Aids»

«In agguato epatite e Aids» «In agguato epatite e Aids» «e giusto adottare le precauzioni» la diagnosi del medico TORINO ISCHIO tatuaggi? Esiste eccome. Talune malattie, anche molto gl'avi, si possono trasmettere con questa pratica che è molto in voga tra giovani e meno giovani». Walter Grillone primario deH'«Amedeo di Savoia», ospedale torinese per le malattie infettive, plaude all'iniziativa dell'Avis che vieta le donazioni di sangue per alcuni mesi a chi si è sottoposto da poco a tatuaggi o piercing. «Un segno - dice - di grande sensibilità e attenzione verso i problemi della salute di chi dona e di chi riceve trasfusioni». A quali malattie potrebbe esporsi chi fa piercing o sceglie di farsi tatuare? «Ad Aids ed epatite virale, le due infezioni più diffuse. Ma ci sono altre malattie di minore pericolosità alle quali si va incontro se gli aghi adoperati, nell'una e nell'altra pratica, non sono stati sterilizzati». Sono sufficienti pochi mesi per capire se il donatore ha contratto o meno l'infezione? «In queste patologie c'è un perido cosiddetto "finestra", passato il quale la malattia si può già accertare. La cautela dell'Avis è quindi giustificata ed estremamente utile». E' possibile tatuarsi senza correre rischi? «Certo, usando aghi sterilizzati. Contro l'Aids basta che l'ago venga immerso nell'alcol per un quarto d'ora. Contro l'epatite, invece, bisogna far bollire gli strumenti in un liquidio portato a più di cento gradi». Accorgimenti, questi, che devono adoperare i tatuatori e chi esegue i lavori di foratura della pelle per il piercing. I pazienti, invece, che cosa possono fare? «Usare aghi proprii. Informarsi prima di che tipo di "pungente" serve, andarlo ad acquistare in farmacia e pretendere che su se stessi venga adoperato solo quello». All'Avis parlano anche di possibilità di contaminazione tramite i colori contenuti nelle vaschette... «E' una possibilità, remota, ma che non si può assolutamente escludere. In fondo ci sono anche alcuni trattamenti che si faiuio dall'estetista e che sono a rischio. Come la mesoterapia». Questa attenzione dimostrata dall'Avis dovrebbe, quindi, mettere al riparo da ogni rischio chi riceve le trasfusioni di sangue... «In linea di massima è cosi anche perché chi va a donare il sangue all'Avis firma un documento che si chiama atto di assunzione di responabilità, nel quale dichiara di non aver coscienza di essersi esposto a situazioni di rischio negli ultimi mesi». Ma l'imprevisto potrebbe ancora esserci? «E come no. Se si ha la sventura di prelevare sangue nella fase in cui un mdividuo ha batteri ovirus in circolo allora la trasfusione può essere causa di problemi anche seri. Comunque, rispetto ad alcuni anni fa, la situazione è molto migliorata e il sangue, prima di finire nelle sacche destinate agli ospedali, è sottoposto a decine di controlli». [1. poi.) «Chi si fa bucare pretenda aghi personali o monouso»

Persone citate: Amedeo Di Savoia, Walter Grillone

Luoghi citati: Torino