Gli squotter torinesi: no al ministro

Gli squotter torinesi: no al ministro «Il summit con don Ciotti? Non ci hanno invitati. La Carta di Milano non ci interessa» Gli squotter torinesi: no al ministro Assemblea a Roma dei centri sociali Spaccatura tra i «duri» e i «morbidi» TORINO. L'incontro di sabato con don Ciotti? «I centri sociali di Torino non c'erano, è vero - dice Antonio Scarlatelli, portavoce del Gabrio - Ma solo perché quelli del Leoncavallo non ci hanno avvertiti. Siamo stati scavalcati. Tagliati fuori». E adesso? Che cosa accadrà dopo che alcuni hanno aperto un dialogo con il fondatore del Gruppo Abele? «Se quell'incontro rappresenta l'anticamera per una trattativa con il ministro, la nostra risposta è "no": non ci stiamo. E con noi tanti altri in tutta Italia». Più che un dialogo, spiega adesso don Luigi Ciotti, s'è trattato di un «inizio di confronto». Un confronto che per i giovani dei centri sociali equivale comunque a una svolta: per la prima volta, una fetta di loro (Leon ■ cavallo di Milano, centri del Nord-Est e di Genova e Imperia) cerca di uscire dall'isolamento. In due ore e mezzo, i ragazzi hanno messo a fuoco i temi su cui chiedono ima verifica con il mondo «esterno» del volontariato e della solidarietà: dall'aids alle tossicodipendenze, dalle carceri all'immigrazione. L'incontro arriva dopo la lettera aperta che Daniele Farina (Leoncavallo) e Luca Cesarmi (centri del Nord-Est) avevano indirizzato a don Ciotti lo scorso settembre dalle colonne del manifesto. A marzo, in una cella alle Vallette di Torino, si era ucciso Edoardo Massari, detto «Baleno», in carcere per gli attentati all'alta velocità in Val di Susa. A luglio lo aveva seguito la sua compagna, Maria Soledad Rosas, agli arresti domiciliari nella comunità «Sotto i ponti» di Benevagienna, nel Cuneese. E a settembre era stata la volta di Enrico De Simone, fondatore della comunità e amico di don Ciotti. Il confronto è stato preceduto da alcune tappe fondamentali: la sottoscrizione a Milano di una «Carta del dialogo» da parte di alcuni centri sociali, e l'invito del ministero Rosa Russo Jervolino a un confronto con le istituzioni, seguito martedì scorso dalla visita del sottosegretario Alberto La Volpe al Gabrio di Torino. Sabato, da don Ciotti, quelli del Gabrio non c'erano. Come gli altri centri sociali di Torino, che peraltro hanno respinto in blocco la «Carta» di Milano. «Abbiamo appreso la notizia alla radio - ripetono al Gabrio - Gli argomenti di cui s'è parlato interessano anche noi. Ma non si deve andare oltre: col ministro non si tratta». Ieri, a Roma, assemblea nazionale dei centri sociali al Villaggio Globale. Erano rappresentati tutti, e la spaccatura tra i «.duri e puri» e i «morbidi» era evidente nelle dichiarazioni dei vari portavoce. Farina del Leoncavallo: «1 compagni del Gabrio non sono stati coinvolti nell'incontro con don Ciotti perché fino a qualche settimana fa era impensabile aprire un dialogo con Torino. Ora sembra che qualcosa si stia muovendo». E i ragazzi dell'Askatasuna e dei Murazzi di Torino: «Non sono i temi che ci dividono ma il metodo. Loro cercano il dialogo, noi pensiamo che le cose si possano cambiare solo con il coinvolgimento della massa e portando alla luce i conflitti». E adesso? Don Ciotti guarda al futuro: «Occorre trovare il modo per riconoscere ai centri sociali uno spazio. E individuare una strada che consenta da un lato di far uscire i ragazzi da una situazione pesante di denunce, e dall'altro di garantire un risarcimento a chi ha subito danni durante le manifestazioni degli ultimi mesi». Il ministro Jervolino ha definito «fortemente positivo» il segnale arrivato dall'incontro di Torino. Ma ha aggiunto di non condividere alcune delle richieste avanzate dai centri sociali, a partire dalle liberalizzazione delle droghe leggere: «Una posizione che non mi trova concorde». Una cosa, a questo punto, è certa: i centri sociali sono divisi. E lo dimostra anche il modo con cui il 12 dicembre ricorderanno la strage di piazza Fontana. I centri della «Carta di Milano» saranno a Valona, Albania, per solidarizzare con i clandestini che sbarcano sulle coste pugliesi. Gli altri, a Roma per chiedere la liberazione di tutti i detenuti politici degli Anni Settanta. Gianni Armand-Pilon Qui sopra il ministro Rosa Russo Jervolino A destra una manifestazione dei centri sociali a Torino