E in Senato si apre il fronte armeno di Maurizio Molinari

E in Senato si apre il fronte armeno E in Senato si apre il fronte armeno I Verdi: condanniamo il genocidio commesso dai turchi UN'ALTRA SFIDA PROMA ER la Turchia si sta per aprire un nuovo fronte in Parlamento. Questa settimana il gruppo dei Verdi in Senato riproporrà all'attenzione del presidente, Nicola Mancino, la mozione sul «genocidio degli armeni nel 1915» depositata in settembre, ma da allora rimasta lettera morta. «La sensibilità del Parlamento, del governo e dell'opinione pubblica per la causa curda hanno creato la giusta atmosfera per ribadire la richiesta di un dibattito a Palazzo Madama sul genocidio degli armeni avvenuto durante la Prima Guerra Mondiale», spiega Stefano Boco, vicepresidente Verde della commissione Esteri in Senato e già fra i firmatari dell'invito a venire in Italia che fu rivolto il 28 ottobre scorso al leader del Pkk, Abdallah Ocalan. «C'è però una differenza importante fra il problema curdo e quello armeno aggiunge Boco -, mentre nel primo caso si tratta di riconoscere i diritti di un popolo nel secondo è una questione puramente di verità storica». La mozione del Sole che Ride chiede infatti di discutere in aula la richiesta di «impegnare il governo» a riconoscere che il genocidio avvenne. L'Assemblea Nazionale francese, in luglio, ha preso una decisione analoga scatenando durissime proteste del governo di Ankara, che proprio in conseguenza di quel voto cancellò un'importante commessa missilistica all'industria militare transalpina. La Turchia infatti si rifiuta da sempre di riconoscere come «genocidio» l'eliminazione fisica di un milione e 500 mila armeni nel 1915 (ma i massacri iniziarono nel 1909). Per la storiografia di Ankara si trattò solo di una rivolta militare sedata dall'esercito per riportare l'ordine in Anatolia. Gli armeni di tutto il mondo ritengono invece il genocidio del 1915 in nome del panturchismo come il primo grande eccidio etnico del Novecento. Si tratta di una questione storica a tal punto incandescente che lo scorso anno Ankara ha rifiutato le credenziali all'ambasciatore di un Paese mediorientale proprio perché nel suo curriculum vi erano delle prese di posizione sul genocidio armeno. «Si tratta di storia, non di politica, di fatti altamente tragici che è giusto ricordare come si fa per l'Olocausto degli ebrei e che è giusto condannare come si fa per la pulizia etnica in Bosnia» incalza Stefano Boco, sottolineando «l'importanza di unirsi al Parlamento francese nel ricordo dell'immane delitto che venne commesso, come gesto di solidarietà per le vittime di allora e per il popolo armeno». Anche alla Camera dei Deputati giace un'analoga mozione sugli armeni, depositata dalla Lega Nord. Il ministro degli Esteri armeno, Varkan Oskanian, durante la sua recente visita in Italia sostenne l'importanza di un pronunciamento dello Camere negli incontri con Luciano Violante, il ministro degli Esteri Lamberto Dini, il presidente della commissione Esteri della Camera Achille Occhietto e lo stesso Stefano Boco. «Sarebbe una decisione importante da parte dell'Italia, che aspettiamo da tempo dopo quelle giunte da molti altri Paesi, dall'Onu e dal Parlamento Europeo - osserva Gagik Baghdassarian, consigliere dell'ambasciata armena a Roma - e se fosse venuta prima probabilmente avrebbe contribuito ad evitare tragedie simili a quelle del popolo curdo». Ankara è di tutt'altra opinione. L'ambasciatore a Roma, Inai Batu, protestò subito appena venne a conoscenza dell'esistenza delle mozioni e mise al corrente la Farnesina «del nostro punto di vista e della nostra sensibilità al riguardo». E' prevedibile ora una protesta ancora più energica se i presidenti delle Camere, Mancino e Violante, accetteranno di mettere all'ordine del giorno il «genocidio armeno». Maurizio Molinari