SUL MERCATO NON PASSI LO STRANIERO

SUL MERCATO NON PASSI LO STRANIERO MURDOCH E LA TV SUL MERCATO NON PASSI LO STRANIERO FEROCEMENTE divise su tutto, destra e sinistra sembrano trovare un terreno comune nell'appassionato allarme sulle minacce di inquinamento della purezza culturale italiana. Fautori a parole del libero mercato, mettono da parte le discordie per trovare ineccepibili «eccezioni culturali» che giustifichino virtuosi proclami dal sapore autarchico e barriere protezionistiche che impediscano l'irruzione della cultura aliena. Sempre ispirati alla salvaguardia dell'interesse nazionale e dell'integrità della Nazione denunciano le infiltrazioni straniere e addirittura, come è accaduto nei commenti che dal Polo e dall'Ulivo hanno accompagnato la notizia del fragoroso ingresso dell'australiano Rupert Murdoch nel telemercato italiano del digitale, additano preoccupati i pericoli della «colonizzazione culturale» giungendo a invocare accordi tra gli «operatori nazionali» che in nome della Patria mettano in secondo piano l'egoistico «interesse economico». Invece di auspicare una maggiore concorrenza, una competizione aperta che spezzi monopoli e egemonie, la vista dello «straniero» suscita nel mondo politico (c negli ex monopolisti nostalgici del monopolio) inconsulte reazioni di panico. Il «non-italiano» viene immancabilmente dipinto come uno squalo senza anima, quasi ad accreditare una presunta superiorità «etica» dell'imprenditoria nazionale. Le culture a forte impronta «popolare» e dunque pervasive e ad alto tasso di «traducibilità» universale come quella americana vengono descritte come una piovra i cui tentacoli rischiano di soffocare l'essenza della cultura italiana. Si cantano le lodi di muri, atti d'imperio, ingiunzioni come ricette infallibili per rilanciare i prodotti della cultura nazionale, dal cinema alla televisione, dalla musica alla gastronomia. E il libero mercato? «Libero» a una condizione: che non passi lo straniero. Pierluigi Battista v

Persone citate: Pierluigi Battista, Rupert Murdoch