UN PAESE NEL PALLONE di Gad Lerner
UN PAESE NEL PALLONE UN PAESE NEL PALLONE IL disagio manifestato dai giocatori della Juventus di fronte alla imminente trasferta turca appare più che comprensibile. Se da una parte è logico che la società bianconera si rimetta alle decisioni delle autorità sportive, dall'altra è il governo italiano che deve prendere subito l'iniziativa. Per almeno quattro buone ragioni: 1) la partita Galatasaray-Juventus si è trasformata da evento calcistico in evento politico; 2) l'esclusione dell'Italia dalle future gare d'appalto inerenti la Difesa e più in generale l'economia turca, preannunciata ieri dal governo di Ankara, si configura come un appoggio formale alle manifestazioni antitaliane; 3) la popolarità e la rappresentatività della squadra campione d'Italia fanno sì che qualsiasi gesto di ostilità nei suoi confronti andrebbe assunto come atto ostile nei confronti del nostro Paese; 4) lo stesso governo italiano aveva già politicizzato l'evento sportivo, ipotizzando il gesto amichevole di una visita del presidente D'Alema in occasione della partita, e ottenendo in tutta risposta un rifiuto da parte turca. A questo punto Palazzo Chigi non può rimettersi alla sola decisione della Uefa. Con tutto il rispetto che dobbiamo al nazionalismo turco - baluardo occidentale contro i pericoli mai sopiti dell'integralismo islamico - non sarebbe avallabile da parte delle nostre autorità una spedizione sportiva trasformata in disavventura umiliante e rischiosa. Ai recenti Mondiali di Francia abbiamo salutato nella partita Iran-Stati Uniti una manifestazione di pace. Altre volte Paesi belligeranti hanno avuto l'accortezza di sdrammatizzare i match tra le loro compagini. Non sarebbe in alcun modo tollerabile da parte turca l'uso pretestuoso di un evento sportivo con lo scopo, al contrario, di aprire un fronte di conflitto. Gad Lerner
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