Viso, specchio del pensiero di Marco Vallora

Viso, specchio del pensiero La lezione del grande artista attraverso i disegni in mostra a Torino Viso, specchio del pensiero CHE Leonardo sia stato l'iniziatore della ritrattistica moderna, mostrando anche quello che apparentemente non si percepisce in superficie, ovvero «ciò che non si vede», nessuno oggi può dubitarlo più, in fede. L'artista deve saper rappresentare anche quanto proviene dai segreti «moti dell'anima» e si fa smorfia, riflesso, stratificazione fisiognomica. L'anima «scrive» la natura del volto come se fosse un taccuino ricoperto di segni e di indizi. Lo confermano le magnifiche parole dello splendente «Trattato della Pittura», dove Leonardo dà precetti, soprattutto parlando a se stesso. «Farai le figure in tale atto il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell'animo: altrimenti la tua arte non sarà laudabile». L'arte che si fa morale, imperativo se non categorico per 10 meno auspicabile. Il grande progettista di grottesche e l'analizzatore del brutto fisiognomico è consapevole che l'arte ideale sia altro: «Della fallace fisionomia e chiromanzia non mi estenderò, perché in essa non è verità. E questo si manifesta perché tali chimere non hanno fondamento scientifico». Scienza è studiare i movimenti di muscoli ed espressioni (Leonardo fu tra i primi a vivisezionare con cultura «scientifica» i cadaveri che ispirano il suo teatro dell'anatomia umana ed equina): «Non farai 11 viso di chi piange con eguali mo- vimenti di quel che ride, perché spesso si somigliano, e perché il vero modo si è di variare»... Non è il folle illuminista Messerchmidt, che scolpì espressioni facciali per tutta la vita, a sostenere questo: ma uno sperimentatore geniale, all'alba del Rinascimento. In occasione della mostra milanese su «Il Volto e l'Anima», che ha origine proprio da Leonardo, Flavio Caroli lo sospinge addirittura alla preveggenza dell'inconscio, il che è esagerato. Ma che significa questo criptico messaggio? «Quell'anima che regge e governa ciascun corpo si è quella che fa il nostro giudizio innanzi sia il proprio giudizio nostro», cioè quell'anima che fa sì che i moti dell'animo si verifichino prima che siano pensati, cioè razionalizzati? Se si osservano gli splendidi disegni di Torino, quel vetusto «autoritratto» con lo sguardo perduto nella concentrazione, o quella libellula dureriana, o il profilo delicato di «Fanciulla», si ha l'impressione che siano pensieri disegnati, auto-interrogazioni: «moti dell'animo» che rabbrividiscano un attimo prima di farsi traccia disegnata, effigie del corpo. Marco Vallora ■*4. Uti prezioso foglio leonardesco del «Codice del roto degli uccelli" A sinistra uno scorcio della Sa/a di lettura nella Biblioteca Reale

Persone citate: Flavio Caroli, Viso

Luoghi citati: Torino