Cipputi: storie di lavoro e un premio a Loach

Cipputi: storie di lavoro e un premio a Loach Cipputi: storie di lavoro e un premio a Loach A tre anni, il Premio Cipputi è uno degli appuntamenti più particolari del Festival. Promosso da Cgil, Cisl e Uil e da Comune, Provincia e Regione, il premio (che prende il nome dall'operaio creato da Altan) viene assegnato al film piìi significativo per il mondo del lavoro tra quelli presentati al Festival. Naturalmente tiene conto della complessità che è sottintesa quando oggi si parla di mondo del lavoro: lo scenario può anche non essere quello di una fabbrica, di un ufficio o dello sportello di collocamento, ma può estendersi a tutti i modi con i quali oggi si percepisce (o si vorrebbe percepire) un salario. Partecipano al concorso tredici tra lungometraggi, cortometraggi e video e, come si diceva, l'approccio è molto diverso. In «Sell your body, now!», guato negli Stati Uniti da Marco Puccioni su soggetto di Alessandro Barbero, una ragazza risponde a uno strano annuncio, in «Uomini e lupi» si racconta la vita dei pastori macedoni in Abruzzo (e il titolo alla Giuseppe De Santis, in questo caso, è perfettamente azzeccato), in «Panocchie» si parla di un'ingenua job-creation auto-organizzata da alcuni ragazzi. Si può parlare della difficoltà di lavorare in termini drammatici, come avviene per «Plus-minus nuli» dove si racconta la vita sbandata di un giovane che cerca di sopravvivere a Berlino alternando l'attività di muratore precario a quella di ladruncolo; o scegliere i toni della commedia, come fa il francese Vincent Loury con «En desespoir des causes» (la storia di un colloquio di lavoro che riceverà un impulso decisivo dal guasto di un ascensore); si può raccontare una storia che attraversa le nazioni (come avviene in «Kelibia/Mazara», forse la prima coproduzione italo-tunisina), o concentrarsi sul microcosmo di una famiglia di boscaioli, com'è il caso del belga «Abbatages»; o ancora, condensare in un solo minuto di video un problema come l'emigrazione degli italiani nella prima metà di questo secolo e l'immigrazione in Italia di oggi. In ogni caso, il mondo del lavoro esce come un mondo complesso, poco lineare, caratterizzato da grandi difficoltà e da un certo spirito d'iniziativa. Ma al tempo stesso, come un momento fondamentale nella vita di ogni uomo, in particolare dei giovani: e, quindi, fornisce uno spunto in più perché sia considerato la vera priorità della nostra epoca. Il Premio Cipputi si arricchisce quest'anno di una nuova iniziativa, un premio alla carriera per il regista che si è maggiormente interessato alle tematiche del lavoro nella sua filmografia. Un riconoscimen¬ to che, per il primo anno, aveva una scelta obbligata: Ken Loach, il regista di «Riff Raff» e di «Terra e libertà», il «trotzkistacristiano» (così è stato definito) che ha sempre praticato i temi e i punti di vista più radicali e che riesce come nessun altro a raccontare il mondo del lavoro con tutti i suoi problemi e anche i suoi risvolti umani. A differenza di tanto cinema inglese contemporaneo (politicamente corretto e molto, molto patinato), Loach affonda ogni volta il bisturi in un problema ciuciale, mostrando apertamente la sua simpatia per le lotte dei lavoratori ma senza mai chiudere gli occhi sulle contraddizioni in seno al popolo, scegliendo il campo in cui stare ma senza mai diventare un propagandista o un indottrinatore ideologico. I suoi film (compreso «My Name is Joe», che sarà presentato al Festival in anteprima italiana) sono veloci, rapidi, vanno al cuore del problema e al tempo stesso sono godibili; e ci si può attendere di certo dichiarazioni non banali, acide e divertenti quando riceverà il premio a lui destinato, la bellissima e pesante statuetta che riproduce Cipputi: peso e simpatia che sono le caratteristiche fondanti dell'iniziativa. Una statuetta simile toccherà anche al film vincitore, corredata da un assegno di cinque milioni: un consistente riconoscimento a dimostrazione che non sempre i favori del mercato vanno ai prodotti più facili e più disimpegnati. [s. d. e] Nel disegno: il Premio Cipputi nell'interpretazione di Vauro per TorinoSette

Persone citate: Alessandro Barbero, Giuseppe De Santis, Ken Loach, Loach, Marco Puccioni, Vincent Loury

Luoghi citati: Abruzzo, Berlino, Italia, Stati Uniti