il Pensiero Debole
il Pensiero Debole il Pensiero Debole IO ogni tanto perdo il lume della ragione e spesso per motivi assolutamente discutibili. Questo, per esempio, è un periodo in cui nutro un odio insano per i commercianti. Proprio io. Figlia legittima di un lattaio e di una lattaia. Detesto quei negozianti che, appena entri nella loro bottega, da come sei vestito pensano di giudicare quanto denaro tu abbia nel portafogli. Quelli che se chiedi il prezzo di un oggetto prima scrutano il tuo look e poi rispondono viscidi: «Molto caro». Questo non succedeva nel mio negozio, ma a ben pensare non c'è creatura al mondo che non possa permettersi una fetta di toma... Tempo fa mi è capitato di vedere esposta in una vetrina del centro una lampada di design con degli enormi cuori rossi luminosi. Sono entrata nel negozio per chiedere il prezzo e il proprietario, fissando le mie scarpe da ginnastica e i miei jeans sbiaditi, ha risposto: «Molto cara». E io: «Ma cara quanto?». «Cara». Con tono di minaccia ho urlato ancora: «Cara quanto?». «750.000». E io: «La prendo». Mica la volevo! L'ho comprata per vendetta. L'ho messa in studio e adesso ho la sensazione di lavorare in un boudoir. Ma c'è un'altra categoria di commercianti da cui stare alla larga: quelli gelosi delle loro cose. Così perversamente affezionati ai loro prodotti che fanno di tutto per non venderteli. Non te li lasciano nemmeno toccare. Ti dissuadono. «Io, fossi in lei, non lo comprerei». Dei veri malati di mente. E vogliamo parlare delle commesse? Le commesse di Torino sono troppo fighe! Partiamo dal presupposto che tu donna di solito vai a fare spese quando sei devastata dalle paturnie, le olive ti colano dai capelli e la tua faccia ha la consistenza della cartapecora. Entri nel negozio e ti si parano dinnanzi delle manze da sballo, vestite da dive e truccate col goniometro. Non vale. Io mi vestirei così soltanto per andare a ritirare il Telegatto.
Luoghi citati: Torino
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