La fisica si impara giocando
La fisica si impara giocando A GENOVA La fisica si impara giocando LABIRINTO invisibile, caleidoscopio umano, trappola per la luce... Espressioni poetiche? No, indicano alcuni degli oggetti esposti in una delle due sale dedicate alla scienza e alla tecnologia nella Città dei Bambini di Genova. Venti dei 31 giochi-esperimenti di una sala sono stati realizzati dal gruppo di Didattica della Fisica dell'Università di Genova, il Gioco, che si occupa anche di educazione ambientale su progetti dell'Unesco e dell'Unione Europea. // Gioco ha ideato e realizzato gran parte di un modulo di 700 metri quadrati sui 2200 dell'intera Città dei Bambini. L'altra sala, allestita con materiale del museo La Villette di Parigi, ospita uno studio televisivo dove i bambini possono realizzare senza l'ausilio dei grandi interi spettacoli, un cantiere edile, dove i piccoli possono costruire la casa dei loro sogni, un grosso formicaio e altro ancora. Nei primi sei mesi di apertura, dopo l'inaugurazione avvenuta lo scorso dicembre, il museo ha accolto ben 70.000 visitatori. Tutti i giochi-esperimenti sono prototipi realizzati con materiale ignifugo e sono concepiti sulla base del motto: «un bel gioco dura tanto», intendendo il giocare e quindi il divertirsi come l'unico modo veramente serio di imparare le cose. Alla base c'è la precedente mostra scientifica interattiva Imparagiocando, svoltasi nelle tre edizioni del '92 e del '93 presso la Badia di S. Andrea a Cornigliano e del '96 al Palazzo Ducale di Genova. Imparagiocando e un gruppo di enti, il Dipartimento di Fisica, il Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Telematica della Facoltà di Ingegneria e l'istituto di Fisica della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova, l'Istituto Nazionale di Fisica della Materia, il Centro di Biotecnologie Avanzate, l'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro e l'Arciragazzi di Genova. «Il nostro credo - dice Mario De Paz, responsabile scientifico dei gnippi e professore di Laboratorio per Chimici all'Università di Genova - è di tipo costruttivista. Lo scopo è che oguno impari da sé. Cerchiamo di far capire quale sia il concetto di variabile. La domanda che dovrebbe sorgere nella mente dei giovani visitatori alle prese con i nostri giochi dovrebbe essere: se in un dato esperimento introduciamo delle varianti, quali sono gli effetti che si possono ottenere?». Quattro sono i fenomeni fisici cui ogni oggetto della mostra ricorre: la luce, il suono, la forma e il movimento. Con il bio-cromakey ad esempio è possibile provare sensazioni stravaganti come quella di accomodarsi su di un globulo rosso, di stare a cavalcioni di un'ape o di librarsi in volo. Se si passa sotto la vasca delle onde invece si crea un particolare equilibrio di luci, suoni e onde. Io sono te e tu sei me permette, frapponendo uno speciale vetro semiriflettente fra due persone sedute una di fronte all'altra, di cambiare le sembianze' di una persona con il naso, la bocca o gli occhi dell'altra, producendo cosi una strana mescolanza dei due volti. A turni di circa 60 persone, sulle 120 che girano per il resto della Città dei Bambini, in un'ora e un quarto i bambini possono imparare e vivere la scienza e la tecnologia giocando sotto la supervisione dei sette animatori, due per ogni sezione. A proposito, quando visiterete la mostra, ricordate di portare con voi un bambino: l'ingresso (lire 8000 a persona, da martedì a domenica ore 10-17; lunedì chiuso) è bandito a tutti coloro che non siano accompagnati da almeno un minorenne di non più di 14 anni. Beatrice Bressan
Persone citate: Beatrice Bressan, Mario De Paz
Luoghi citati: Città Dei Bambini, Genova, Parigi
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