Notizie dal Tibet che non c'è più di Piero Bianucci

Notizie dal Tibet che non c'è più PREMIO GAMBRINUS-MAZZOTTI Notizie dal Tibet che non c'è più La testimonianza storica di Fosco Maraini DA sedici anni il Premio Gambrinus «Mazzotti» segnala libri di ecologia, di esplorazione, di alpinismo. E cerca di farlo andando contro corrente. I premi dell'edizione '98 sono stati consegnati sabato a Tiziano Terzani per il settore Esplorazione («In Asia», Longanesi), Francesco Corbetta, Giovanna Abbate, Annarita Frattaroli e Gianfranco Pirone per il settore Ecologia («S.O.S. Verde», Edagricole), Riccardo Cerri e Laura Osella per il settore Montagna («The Queen of the Alps», Edizioni Zeisciu) e a Jacques Chatelain per il settore Artigianato («Marcare il pane, decorare il burro», Priuli & Verlucca). Un premio speciale honoris causa è andato a Fosco Maraini per la nuova edizione di «Segreto Tibet» (Corbaccio). Che significa per la giuria del Gambrinus-Mazzotti (sede a San Polo di Piave, Treviso) andare contro corrente? Facciamo un esempio. Ecologia è parola giovane - fu coniata dal biologo tedesco Haeckel nel 1866 - ma già inflazionata, forzata, trasformata in arma politica e forse consunta. Bene: l'ecologia che il Gambrinus-Mazzotti ha sempre valorizzato è quella strettamente scientifica, che tende a capire i rapporti tra gli organismi viventi e l'ambiente nella loro fitta trama di interazioni. Il saggio premiato sabato, che denuncia quanto siano a rischio ricchezze naturali come le lagune salmastre, le foreste planiziali, le pinete mediterranee e altri ambienti analoghi, conferma questa linea. Il resto, le crociate, possono avere titoli di merito, ma sono un'altra cosa. Un discorso a sé merita il premio a Fosco Maraini. Il suo «Segreto Tibet» è uno straordinario esempio di longevità editoriale. Nato da spedizioni pionieristiche cui Maraini partecipò nel 1937 e nel 1948 al fianco del grande orientalista Giuseppe Tucci, fu pubblicato nel 1951 e poi tradotto in una dozzina di lingue. Nel prepararne questa nuova versione, Maraini avreb- be potuto darci un aggiornamento puntuale, con interpolazioni o con un apparato di note. Ha preferito invece lasciare intatto il testo originale, e ad ogni capitolo aggiungere una «Rilettura 1998» in contrappunto con la vecchia versione. Ne esce ancora più drammaticamente il genocidio - in senso letterale e culturale - attuato dalla Cina maoista in un Tibet che fino a pochi decenni fa viveva ancora in un suo Medioevo felice e armonioso. Mettere a ruvido contatto le informazioni e le immagini di mezzo secolo fa con gli stermini e le distruzioni degli anni recenti si dimostra il più efficace dei modi per denunciare una vergogna di questo secolo: «Mio caro lettore, è con le lacrime agli occhi che ti comunico: di tutte le mirabili e antichissime opere d'arte conservate a Kyangphu, che riflettevano lo spirito umano in uno dei suoi momenti più sublimi di fede e di civiltà interiore, non restano ormai in terra, tra noi, che le palli¬ de ombre delle fotografie qui pubblicate. E' tragico, è angoscioso, ma questa è la semplice verità.». Che il Gambrinus-Mazzotti sia un premio anomalo è documentato dal Catalogo curato da Antonio Beltrame sui primi 15 anni di attività. Basta scorrere i titoli dei quasi 800 libri che negli anni sono arrivati a Sar Polo di Piave. Per quanto le categorie previste dal bando di concorso possano sembrare, e in parte siano davvero, una rete che, come tale, seleziona i pesci e non può catturare quelli fuori misura per le sue maglie, l'elenco dei concorrenti riserva sorprese. Limitandoci ai settori Ecologia ed Esplorazione, tra i premiati incontriamo unoscienziato laureato dal Nobel come Konrad Lorenz con «Il declino dell'uomo» (1985), un grande avventuriero moderno come Reinhold Messner con «Antartide, inferno e paradiso» (1992), un narratore come Luis Sepùlveda con «Patagonia Express», (1995) un ricercatore come Enrico Alleva con «Il tacchino termostatico» ( 1990), naturalisti come Giuseppe Notarbartolo di Sciara e Francesco Mezzatesta. Se poi si guarda agli esclusi, la qualità e la varietà del paesaggio umano non si abbassano: ci imbattiamo in Tullio Regge, Barry Commoner, Nazzareno Fabbretti, Jacques Cousteau, Luigi Boitani. Se un premio attira uomini così diversi, la ragione va cercata proprio nel nome di Giuseppe Mazzotti, nella sua personalità multiforme, che costituisce la vera anima di questo riconoscimento per libri che, altrimenti, non troverebbero casse di risonanza. La varietà delle sigle editoriali, dalle grandi alle minime, è un'altra scoperta di chi scorre l'elenco e la storia del Gambrinus-Mazzotti. Fino a quel Camillo Pavan che, pubblicato in proprio il saggio «Sile, alla scoperta del fiume», se lo vide premiare per la sezione Ecologia nel 1989. A San Polo di Piave il potere editoriale conta poco. Piero Bianucci Assegnato sabato scorso un riconoscimento controcorrente per libri di esplorazione, di alpinismo e di ecologia Tibet: sculture del monastero di Kyangphu fotografate da Fosco Maraini. Non esistono più. i cinesi maoisti le hanno distrutte