Arca di Noè in Amazzonia

Arca di Noè in Amazzonia ECOLOGIA Arca di Noè in Amazzonia Per salvare le specie in estinzione Imissionari nel Terzo Mondo non sono più impegnati solo nel salvamento di anime, ma hanno cominciato a difendere la natura in collaborazione con i laici. Una goccia nel mare dei disastri ambientali mondiali, ma un buon esempio concreto invece che chiacchiere, convegni, tavole rotonde, summit. In questa linea di azione concreta spiccano due personaggi: Giovanni Onore, originario di Costigliole d'Asti, missionario laico e da dieci docente di biologia all'Università Cattolica di Quito (Ecuador), e padre Angelo Pansa, lombardo, saveriano, che opera da vent'anni in Brasile nella regione del Mato Grosso, territorio degli indios Xavantes, area del Parabubure. Le due iniziative fanno parte dei progetti della associazione senza scopo di lucro Bioforest (presidente Gabriele Centazzo, telefono 0434/51.79.11, fax 0434/51.79.33), «per la rigenerazione degli ambienti naturali», promossa da un'azienda di Pordenone, la Valcucine, insieme al Premio Letterario Gambrinus «Giuseppe Mazzotti» di San Polo di Piave. In Ecuador è in corso l'Operazione Otonga, dal nome dato alla foresta da salvare, una «cloud forest», cioè foresta tra le nuvole, un ambiente arboreo andino perennemente in ombra, tra i 1800 e 2000 metri, a circa 90 chilometri dalla capitale - ai margini delle province di Pichinca e Cotopaxi, nell'estremo Nord-Ovest amazzonico - raggiungibile solo in fuoristrada e poi in un paio d'ore a piedi o a dorso di mulo. Finora sono stati acquistati 700 ettari, e presto si dovrebbe arrivare a mille, un grande polmone verde, un patrimonio di biodiversità senza prezzo. Il nome Otonga tra l'altro, è quello di giganteschi vermi grigiazzurri, lunghi fino a un metro e mezzo, del diametro di un serpente, animali a metà tra i lombrichi e anfibi, che scavano profonde gallerie nel terreno; nell'Amazzonia venezuelana gli indios li mangiano. «In pochi anni di ricerche dice il professor Giovanni Onore - abbiamo scoperto una nuova specie di mantide, la Calopteromantis otongae, un nuovo scarabeo, una cetonia chiamata Jansoniella otongae, una rana marsupiale arboricola a rischio d'estinzione, mentre un numero imprecisato di varietà botaniche, è ancora sconosciuto. Il problema è riuscire a studiare quello che c'è prima che l'habitat venga distrutto. Abbiamo compiuto stage con universitari di Quito, che hanno fatto tesi per esempio sulla lot- ta biologica ai parassiti, e sono state assegnate borse di studio a giovani della zona per educarli al rispetto di casa loro, attraverso lo studio delle varie discipline naturalistiche. Mentre stiamo lottando per capovolgere l'atteggiamento degli indios, che continuano nelle abitudini di deforestare per ottenere terreni agricoli, e quindi si meravigliano quando noi co¬ me associazione gli offriamo di comprare lembi di foresta a cifre superiori rispetto ai terreni spogli». Nella zona è stato realizzato un grande vivaio, una stazione biologica, si è proceduto alla raccolta di semi di specie botaniche autoctone, mentre è in programma la costituzione di una fondazione che sarà riconosciuta dallo Stato ecuadoregno. I mille ettari protetti consentiranno il congiungimento con i tremila ettari della riserva naturale «La Florestal», formando un vasto corridoio unico. «Anche se - aggiunge Giovanni Onore - il governo è poco sensibile al problema ambientale, i molti parchi nazionali non sono sorvegliati, hanno solo alcune paline, che vengono semplicemente spostate dopo qualche aggressione o incendi». Oltre che studenti locali, la sta¬ zione è stata visitata da un gruppo di studenti della facoltà di Agronomia Tropicale dell'Università di Firenze. In Brasile invece il progetto, decennale, affidato a padre Angelo Pansa, prevede la riforestazione di un territorio collinare, per un totale di tremila ettari, tra i 600/800 metri di altezza, attraversato dagli affluenti dei fiumi Xingu e Araguaia. Alla fine saranno messi a dimora trecentomila alberi di alto fusto, altrettanti di media taglia, oltre a essenze arbustive ad uso prevalentemente medicinale. Il terreno, già preparato per la piantumazione, viene intanto utilizzato dagli indios per coltivazioni annuali di mais, riso, fagioli, zucche, mandioca, ananas eccetera. Scopo finale è la protezione e l'ampliamento di macchie di foresta nativa nelle aree stabilmente occupate1 dagli indios, creazione di vivai, tutela e valorizzazione della popolazione Xavantes. I due progetti possono contare per ora su cento milioni annui per dieci anni, dalla Valcucine, azienda di Pordenone che si è caricata dell'onere finanziario dell'impresa. Altri apporti sono attesi e benvenuti, mentre i responsabili di Bioforest ricordano che i contributi sono fiscalmente deducibili per privati e imprese. Renato Scagliola Due progetti decennali appoggiati dall'associazione «Bioforest» Migliaia di ettari di foresta acquistati per sottrarli alla distruzione L'escrescenza nella foto è la curiosa entrata di un nido di api senza pungiglione (meliponinae) \ enormemente \ sviluppate La cartina riproduce l'Aniazzonia brasiliana, aggiornata al maggio 1998. Il grigio scuro indica le foreste, quello leggermente più chiaro le foreste di transizione, il resto il territorio disboscato. BRASILIA La cartina riproduce l'Aniazzonia brasiliana, aggiornata al maggio 1998. Il grigio scuro indica le foreste, quello leggermente più chiaro le foreste di transizione, il resto il territorio disboscato. Altri esemplari di voraci insetti della foresta: le termiti (isotteri), dalle mandibole \ enormemente \ sviluppate Sopra un esemplare di riccio arboricolo (Coemdu prehensilìs), che vive soprattutto sugli alberi

Persone citate: Angelo Pansa, Gabriele Centazzo, Giovanni Onore, Giuseppe Mazzotti, Noè, Renato Scagliola

Luoghi citati: Brasile, Pordenone, Quito, San Polo Di Piave