LA CANDELA DI PINTOR NELLA SELVA OSCURA di Dino Buzzati
LA CANDELA DI PINTOR NELLA SELVA OSCURA LA CANDELA DI PINTOR NELLA SELVA OSCURA «La signora Kirchgessner», romanzo di una vita I sono grandi scrittori che sono anche grandi giornalisti. Dino Buzzati e Eugenio Montale, per esempio. E ci sono invece grandi scrittori che sono mediocri giornalisti, per esempio Ernest Hemingway. Più complicato giudicare dell'inversa questione, se cioè sia possibile per un giornalista risultare infine scrittore. Non riaprirò il dibattito: ma il lettore di La signora Kirchgessner di Luigi Pintor ha una risposta chiara, e almeno in questo caso, affermativa. Come già in Servabo, primo libro di memorie di Pintor, si tratta di un opera letteraria, non di pagine documentarie o diaristiche. La scrittura di Pintor è di nitore raro nell'italiano corrente. Tanti anni or sono, parlando a un seminario di giovani cronisti in cerca della ricetta per «scrivere chiaro», Pintor ebbe a osservare «Volete scriver chiaro? Leggete i Vangeli, imparate da lì». La signora Kirchgessner è il d gromanzo di una vita. Chi conosce la vicenda personale di Pintor, fratello del geniale Giaime, scrittore e eroe della Resistenza caduto nel 1943, a sua volta arrestato e condannato a morte, poi giornalista, deputato del Pei e fondatore del quotidiano il manifesto riconoscerà luoghi e persone. Fino al ricordo del «bambino che guarì dalla mesenterite... morto 41 anni dopo»: il figlio dell'autore, scomparso ancora giovane pochi mesi fa. Ma il lettore 1 più felice del «gg§ volume sarà chi nulla sa dei casi, privati o pubblici, di Pintor. Si tratta infatti della meditazione di un uomo sulla propria esistenza, condotta, alla Montaigne, usando la scrittura come specchio e candela. Sentite Pintor che riflette sulla mancata condanna a morte: «...il caso mi accordò una proroga che calcolo pari a due miliardi di battiti del cuore». «Era l'anno 1944, una primavera romana senza volo di rondini, quando morire in giovane età era normale. Perdere l'occasione fu un peccato imperdonabile». «Un mio conoscente di genio non si lasciò sfuggire l'occasione di morire in giovane età. Si può dire che la colse al volo. Sul momento mi sembrò un pessimo scherzo da parte sua, ma ora vedo le cose in altra luce». E' il ricordo di Giaime Pintor, il fratello maggiore ucciso da una mina: «E impossibile trovare un rapporto tra gli onesti propositi di quegli anni e la selva oscura in cui finisce il cammino del secolo». Qui, a prima vista, non si scrive né di politica, né di storia. Si ricorda un secolo, narrando i propositi di un ragazzo. Per esempio ricordando la tortura a Roma: «Il tenente in divisa, che maneggiava il frustino al piano di sopra, era in cuor suo un patriota e sarebbe oggi un senatore». Pianista, l'autore descrive in queste pagine la lotta amorosa, durata una vita, con lo strumento musicale. Se Lenin e i maoisti combatterono la musica «questo può spiegare l'esito delle maggiori rivoluzioni del secolo». Pintor propone, nel congedo, «una rivoluzione sentimentale» come nella citazione che apre il libro: «Si può essere pessimisti riguardo ai tempi e alle circostanze, riguardo alle sorti di un paese o di una classe, ma non si può essere pessimisti riguardo all'uomo». A sorpresa (forse solo apparente), Luigi Pintor consiglia ottimismo: «L'umor nero è diffuso dappertutto e nei paesi altamente sviluppati fa la fortuna degli analisti e della farmacologia. Non nego che mi abbia smesso accompagnato per stra- Luigi Pintor ricorda: dalla guerra al fratello Giame (in alto a destra), dalla passione musicale a una proposta di rivoluzione sentimentale da ma l'ho lasciato su una panchina nel parco...». Nella vita «Deludenti ed effimeri sono gli esiti. I buoni proponimenti sono invece un polline che non fiorisce mai ma profuma l'aria». E' un consiglio buddista, orientale, ma assai utile. Non poi dissimile da quello che il Pintor giornalista dava ai suoi cronisti predicando «Dovete preparare il giornale come fosse una poesia. E perché poi contare le battute di un titolo per giudicarne la lunghezza? Non ne sentite la musica, solo a recitarlo?». Gianni Riotta Una scrittura nitida, una meditazione sulla morte (ricordando il fratello lune), un monito ottimista: «Sipuò essere pessimisti riguardo I ai tempi, non riguardo all'uomo» esto rione. Fiino che Una scrittura nitida, una meditazione sulla morte (ricordando il fratello lune), un monito ottimista: «Sipuò essere pessimisti riguardo I ai tempi, non riguardo all'uomo» LA SIGNORA KIRCHGESSNER Luigi Pintor Bollati Boringhieri pp. 148 L. 18000
Luoghi citati: Roma
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