QUELL'EROINA IN SALSA TECHNO

QUELL'EROINA IN SALSA TECHNO QUELL'EROINA IN SALSA TECHNO EROINA ^>^À OME se stesse sempre per stra- Lello Voce jm ^ sbordare, il linguaggio. La sua fiori- TransEuropa Sa 1 tura e l'autoritorsione straniata pp. 144 gg nella prossima, incipiente afasia. L. 22.000 Bulimia e Anoressia del costrutto (dell'anima) cozzano nella disperata solitudine di Enrico, epilogo terminale di una marginalità sociale in cui sbucano dal nulla scarafaggi, vitalissimi, incomprensibili ombre e grumi biologici, bolle di sapone animico come le stesse comparse di Eroina, deferenti locuzioni attorno «a una tragedia che sembra sempre ch'arrivi... e non arriva mai». Voce maltratta con amore (con furioso amore) lo stilema del tossico, ne fa fiorire l'aridità e insomma ne muta il segno, lasciando che tra le pagine si dipani a scatti l'elemento umano e la sua resistenza, il paradosso capovolto della merce assoluta, fissata nelle vene e fluida fuori, dopo il sociale, dopo il politico e forse ancora più in questi, nella rabbia della fine dei proclami, calando l'attenzione con entomologica perspicacia. Un romanzo politico, dunque, tutto coagulato attorno al1l'impossibilità di un corso positivo immediato delle istanze che danno fiato alle utopie, al posto delle utopie e dentro «l'ebetudine cosmicoplanetaria». Una splendida animazione di Bruno Bozzetto {Sottaceti, 1971) illustra la democrazia come una partita a scacchi in cui le movenze di gioco svelano la fissità dei meccanismi cannibalici di una rappresentazione tutta esteriore, idillica per nascondere la morte degli stessi vincitori. L'Enrico si aggiri da solo in una terra desolata dove tutto è già avvenuto e continua ad avvenire. Un «Paese normale» dove di normale c'è solo la fissità delle regole che l'eroina, come diserzione eccellente, dramma codificato e osservatorio privilegiato, lascia paradossalmente sullo sfondo. La rabbia è sbollita nell'esorcismo drogastico e allo stesso tempo resa più palpabile; siderale alienazione da Cronenberg senza effetti speciali, con le coloriture balzane dell'edilizia selvaggia, della moltiplicazione selvaggia d$i beni, della moltiplica¬ zione sotterranea dei mah. Su tutto, ancora, il linguaggio, la sua flessibilità da ibridazione felicemente irrisolta.fino a emulsionare il Manganelli di Dall'inferno con l'Andrea Pazienza di Zanardi, fondendo l'esasperazione lessicale di Gadda con una sorta di parodia da inventario linguistico marginale, tardo-scapigliato e raggelato (raggelante) progetto di una narrativa popolare inficiata da feticci linguistici allo stremo. Sono tanti gli slanci di lirismo, le descrizioni antinaturalistiche di paesaggi a una dimensione che rendono abnorme il testo, e ossessivo, e bellissimo. Uno sperimentalismo popolare in salsa tedino meridionale, disturbato da frusciami variazioni ambientali (da cultura del ghetto intellettuale, zeppo di stridori filosofici sommersi, inetti a vivere) di un'Armageddon balneare. Giù dal suo altarino istituzionale l'intellettuale è un tossico che si guarda morire. Aldo Nove

Persone citate: Aldo Nove, Andrea Pazienza, Bruno Bozzetto, Cronenberg, Gadda, Lello Voce, Zanardi

Luoghi citati: Ome