LA FORMULA D'ARTAGNAN di Umberto Eco

LA FORMULA D'ARTAGNAN LA FORMULA D'ARTAGNAN IMAKBURG tre moschettieri sono naturalmente quattro: è un paradosso celebre, che piacque a Umberto Eco. Ora uno studioso tedesco di formazione kantiana, Reinhart Brandt, ha scoperto che in quella piccola cabbala numerica c'è molto di più: c'è addirittura un «principio d'ordine della storia culturale europea», come recita il sottotitolo del suo libro, giunto in Germania alla seconda edizione e ora tradotto da Feltrinelli: D'Artagnan o il quarto escluso (pp. 272, L. 45.000). Brandt spiega che Dumas non scrisse semplicemente un romanzo. Trovò una formula già ben nota a Platone (e a Goethe) che non era mai stata presentata nella sua completezza e in tutte le sue implicazioni, e la raccontò. Raccontò qualcosa che assomiglia molto alla com¬ binazione di una cassaforte molto speciale: la nostra cultura, dai primi indoeuropei studiati da Dumézil fino ad oggi. Ma che può «aprire» anche tradizioni apparentemente lontane, come quella buddista. C'è nel «segreto» di D'Artagnan qualcosa che semplicemente è sempre stato all'opera ma non è mai stato messo a fuoco completamente, tanto che il professor Brandt, pur schermendosi con un certo understa- tement, finisce per dirci, da Marburg dove insegna all'Università, che sì, la sua è proprio «una scoperta». Badando bene a specificare poi che non intende trarne conseguenze «speculative», che gli basta aver documentato un modello molto ricorrente, molto importante, forse «più importante di altri». Vediamolo, allora: il «quarto escluso» vuol dire che c'è un principio d'ordine ricorrente per cui la polis, la società, il com- plesso delle virtù e moltissimi altri concetti cardine della nostra cultura sono si tripartiti, come sanno bene storici e filosofi (un'analisi molto suggestiva di questa tripartizione nel mondo antico è, ad esempio, nel recente / contemporanei del jiituro, di Giuseppe Pontiggia, pubblicato da Mondadori), ma traggono il loro significato, il loro equilibrio e il loro «ordine» da un quarto elemento, che non è sullo stesso piano, che è «diverso» eppure li completa e li organizza. Per questo i tre moschettieri sono quattro: Athos rappresenta la nobiltà militare, Porthos il borghese raffinato, Aramis una specie di monaco combattente, insomma il clero (anche se armato). Insieme sono i tre Stati della società nell'Ancien Regime, in feroce crisi. D'Artagnan è la nazione, l'unità, colui che li ordina e li tiene uniti, consente loro di superare la particolarità e divenire davvero «uno per tutti e tutto per uno». Il numero tre, nel romanzo di Dumas, ricorre ossessivamente: dai regali che riceve il giovane guascone prima di abbandonare la famiglia (sono tre, appunto), al signor Tréville (tre città) che comanda i moschettieri: ma senza il quarto elemento non avrebbe il suo vero significato. Lo stesso avviene in Marx, dove solo il Quarto Stato può superare le crisi indotte dal capitalismo e il conflitto sociale; o in Mario Baudino CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA . f iop

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