Vino, l'Italia scommette sulla Cina di C. D.
Vino, l'Italia scommette sulla Cina Massiccia presenza delle nostre aziende alla rassegna enologica di Shanghai Vino, l'Italia scommette sulla Cina L'import di Pechino è cresciuto del 443per cento SHANGHAI. Il vino italiano sta facendo bella mostra di sé allarassegna China Wine, dove, accanto alle più accreditate case vinicole italiane sono presenti alcune delle più belle firme dell'enologia francese, tedesca, spagnola, portoghese, neozelandese, australiana, austriaca, tedesca e statunitense per un vero e proprio sondaggio su quello che da molti è considerato uno dei mercati più promettenti per la produzione enologica mondiale degli Anni 2000. E questo lo confermano i ritmi di crescita dei consumi di vino che la Cina, passati dalle 800 mila bottiglie dell'inizio del 1992 ai 15 milioni di bottiglie del 1997, anno in cui è stato messo a segno, rispetto al precedente, un incremento addirittura del 443 per cento). Il 1998, poi, sulla base degli andamenti dei primi nove mesi, si dovrebbe chiudere con un nuovo incremento degli acquisti di circa il 100 per cento sul 1997, il che significherebbe superare la soglia dei 30 milioni di bottiglie. Una realtà di mercato che la Fiera di Verona, attraverso la società VeronaFiere International e con il supporto di Adsale, gruppo leader nell'organizzazione di manifestazioni fieristiche in Cina, ha voluto sondare attraverso questa iniziativa. La grande vetrina, 6500 metri quadrati su cui sono presenti 200 aziende provenienti da 16 Paesi, ha affascinato il mercato degli operatori, molto interessati al vino italiano che in questo momento è al centro dell'interesse dei consumatori del Sud Est asiatico. E le regioni enologiche italiane sono rappresentate a livello d'eccellenza: fra gli altri sono presenti il Gruppo Italiano Vini, la Cantina Sociale di Soave e le Cantine Zonin, per il Veneto; Antinori, Biondi Santi e Frescobaldi per la Toscana; la dinamica Umani Ronchi per le Marche; il Duca di Salaparuta e l'Istituto della Vite e del Vino di Palermo, per la Sicilia; la Cavit, che ha in animo di ampliare l'unità produttiva realizzata in joint venture, per il Trentino; Fontanafredda per il Piemonte e Lungarotti per l'Umbria. E c'è ancora da tener presente che il mercato cinese, oltre ad aumentare in maniera vertiginosa le importazioni, ha accentuato la produzione in proprio di vino per scoraggiare la distillazione di riso (oltre 1,5 miliardi di litri consumati annualmente), perchè il cereale raccolto possa essere interamente utilizzato come cibo. Ma c'è anche chi invita alla prudenza negli entusiasmi. Massimo Bernetti, direttore della Umani Ronchi, spiega sulla base della sua grande esperienza di marketing internazionale: «La partecipazione al "China wine" è importante, ma non bisogna attendersi, per il momento ordinativi troppo massicci, i tempi per uno sviluppo delle vendite in Cina, soprattutto per il vino di qualità, sono ancora precoci», [c. d.]
Persone citate: Antinori, Bernetti, Biondi Santi, Frescobaldi, Lungarotti, Umani Ronchi, Zonin
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