«Riciclava per i boss» Arrestato

«Riciclava per i boss» Arrestato Maxi-sequestro «Riciclava per i boss» Arrestato PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Pietro Lo Sicco, 50 anni, benzinaio fino a una ventina di anni fa e oggi ricco appaltatore edile, è stato arrestato per mafia dai carabinieri. Gli è stato anche sequestrato un patrimonio di 200 miliardi, che comprende 10 società, 266 immobili tra alloggi e magazzini, 14 automobili (tra le quali una Ferrari 348, una Porsche e due Mercedes). L'uomo, che è imputato di avere riciclato grandi quantità di denaro «sporco», accumulato da quattro cosche di Cosa Nostra con la droga e il racket delle estorsioni, è zio dell'imprenditore edile Innocenzo Lo Sicco, che, invece, si è ribellato alcuni anni fa a una richiesta di «pizzo» e da allora vive sotto scorta. E ora la scorta è stata estesa anche ai suoi familiari, dopo che mercoledì sera Innocenzo Lo Sicco ha confermato le sue denunce contro i boss in un intervento a «Pinocchio» di Gad Lerner. I carabinieri del comando provinciale di Palermo che hanno arrestato Pietro Lo Sicco durante l'operazione «Connection» hanno indagato in profondità anche sulle licenze edilizie e sui fidi bancari multimiliardari ottenuti spesso - a quanto pare - grazie a interventi «influenti». Gli inquirenti sono certi che è stato per anni il riciclatore dei clan dei rioni palermitani Resuttana, San Lorenzo, Brancaccio, Santa Maria di Gesù, retti dai Pullara, Madonia, Savoca e Di Trapani. Durante la conferenza stampa seguita all'arresto, il procuratore Gian Carlo Caselli ha detto: «Credo che i forzieri di Cosa Nostra, purtroppo, siano ancora colmi e si continua a lavorare anche grazie all'impegno dei carabinieri. Ci stiamo sforzando di individuare le ricchezze da togliere ai boss». Caselli è anche tornato su un concetto da lui più volte illustrato: «L'economia siciliana è stata danneggiata dall'arricchimento dei boss e si è impoverita», [a. r.J

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