«Che peso essere un genio»

«Che peso essere un genio» «Faccio teatro, odiandolo. Lì mi sento ancora più solo» «Che peso essere un genio» Carmelo Bene: vivo come un monaco CARMELO Bene, lei era un bambino eccentrico? «Parlare dell'infanzia in età adulta è immaginario. Io sono rimasto bambino. Allora ero schivo, solingo, timido e giocavo da solo. Mi consideravano un eccentrico. Ero molto religioso, ma non di fede cattolica. Però da ragazzo ho servito almeno 30 mila messe. Frequentavo la scuola degli Scolopi, facevo sport dai Salesiani e poi servivo messa dai Gesuiti perché ci vestivano di rosso e non di nero». Lei dice di essere rimasto bambino, non si vergogna un po'? «No. Io non ho coscienza. Sono fuori dalla coscienza. Non ho ideologia. Non ho idee. Ho cercato sempre di sottrarmi al mondo come volontà e rappresentazione. Io lascio il lavoro agli altri». Quindi lei non lavora? «Il mio è un lavorìo. Da un lato c'è lavoro, occupazione, posto. Da un altro lavorìo, che è l'autodistruzione e cioè il contrario del narcisismo. Io levo dalla scena, non metto in scena. Una volta detestavo il prossimo quanto me stesso, adesso lo detesto più di me stesso». E perché? «Non mi interessa: il prossimo è condominiale e non trovo più persone. Quando ero giovane in Francia ho conosciuto Camus, Klossowski, Deleuze, Foucault... Sono molto più un mito in Francia, In Giappone, in Russia che in Italia». Non ha nessun amico italiano? «Ero amico di Eduardo, di Elsa Morante, di Pasolini, di Anceschi, di Arbasino. Io sono un monaco di clausura. Anche Moravia era mio amico». Visto che non vede nessuno, come vive? «Scrivo e faccio teatro, odiando il teatro: odio l'arte come consolazione o decorazione. Non vedo anima viva. Vado solo da Roma al mio castello a Otranto. Oppure prendo un taxi per andare a teatro e sul palcoscenico mi sento ancora più solo, perché gli spettatori non mi riguardano. Ho recitato anche negli stadi e dico che più gente c'è più mi sento solo». E il suo «Pinocchio»? «E' un discorso sull'onnipotenza bambina. E' lo spettacolo della provvidenza. In "Pinocchio" c'è la nostalgia di quanto non è mai stato». Il successo per lei ha significato? «Nessuno. Io ho poco da vivere perché ho quattro by-pass da diversi anni e purtroppo sono chiusi e così non so nemmeno come vado avanti». Perché non si fa rioperare? «Non si può, ma non ha importanza». Ha voglia di morire? «Non me ne importa nulla. Muore la morte, ma noi nasciamo morti». Per questo continua a fumare? «Certo, fumo un po' meno per salvaguardare la mia voce, per lavorare un po'. Di letteratura non si campa. Spendo più di un miliardo in medici e medicine. Il cinema per me è stato fallimentare e quindi devo creare degli eventi teatrali per pagarmi le medicine». Perché spende così tanto per le medicine? «Perché vivo la contraddizione d'essere in un coma perpetuo e molto costoso». Vive ancora con una donna giovane? «Non ho mai vissuto con nessuno. Come dongiovanni ho sempre saltato le alcove. Non si può trovare in una donna il femminile. La donna è volgare, bisogna andare nelle eccezioni». Disprezza la gente comune? «La compiango, la commisero, ma non la rifiuto perché non la vedo. Mi dà fastidio la tirannia delle plebi. Viviamo nella società dello spettacolo e delle masse. I nostri politici e il Vaticano fingono che Dio esista, ma non c'è Dio che ci ha creato. E' l'uomo che ha creato Dio e può distruggerlo quando gli pare». Lei odia la religione? «No, sono religiosissimo. Detesto il laico perché come dice il Tommaseo è una parola che viene da laido». Ma non crede in Dio? «Come faccio a credere se ho studiato teologia? Forse superesiste una deità». Come li vede gli uomini politici? «Chiunque si occupi di mestieri pubblici è mondano». Ma il mondo va gestito? «Infatti lo gestiscono e fanno anche i lager». Per lei c'è qualche genio? «Bernini era più che un genio. Dali diceva "io sono un genio" e diceva di me che ero un artista, perché in me c'era ancora della sofferenza, Bacon era un genio, e anche Lacan, Thouleuse e Kafka». Ogni tanto ha voglia di fare una passeggiata o di prendere un caffè? «No, perché ho male alle gambe e ho un'ernia. Eppure in scena faccio i salti mortali». Un attore o un'attrice che ammira? «Detesto gli attori e i registi, sono nella finzione. Il regista è un servo del potere e del piccolo potere». E lo sport? «Io seguo il grande tennis, la grande boxe americana. Ma non nasce un Cassius Clay al giorno». E il calcio? «Bisogna trovare un attimo immediato. Penso a Maradona o a Van Basten o a Falcao». E i soldi? «Non bastano mai e io so solo questo. Non me ne avanzano, vivo in un minimo di lusso per isolarmi». Ha qualcuno che la aiuta? «Convoco degli autisti perché non ho mai preso la patente. A 17 anni correvo in Formula 1, ma non avevo la patente». Un atto di generosità o di bontà lo concepisce? «Nessuno è più generoso di chi distrugge se stesso». Non c'è nessun idealismo nella sua vita? «Se la vita è invisibile come può esserci idealismo?». Perché ha scritto una seconda autobiografia? «E' un pretesto. Sono appunti che vengono pubblicati e io non guadagno una lira. Non ho talento. Sono un genio e faccio quello che posso come gli altri geni». E' sicuro di essere un genio? «Io non sono, sono gli altri che me lo dicono, bontà loro». Lei non ha mai fatto la spesa o altre cose normali nella vita? «No, non posso deambulare. Certo, ho rubato. Sono stato in galera, ho dormito per terra e anche al grand'hotel». Sa dove vuole essere seppellito? «Voglio essere cremato. Cosa vuol seppellire?». E i figli? «Non so quanti ne ho, nessuno di noi lo sa. Basta con la famiglia e lo Stato. Ho avuto un figlio morto a sette anni di un sarcoma. Mi dispiace perché è morto un bambino, ma la paternità è un'arroganza». E i paesaggi? «Li lascio alla poesia cartolinata. La natura mi fa schifo, procura solo terremoti e si autodistrugge». E la tecnologia? «Purtroppo la frequento, ma non me ne fotte nulla. Io scrivo a mano anche se ho dei computer». Perché si sveglia alle tre del pomeriggio? «Non è vero. Non dormo mai, soffro di insonnia, al massimo mi sveglio verso le 10, tramortito dai sonniferi». Lei è buono o cattivo? «Non esiste buono o cattivo, smettiamola di giocare con bene o male. Insomma, lo capisce che siamo nati morti?». Nessun ottimismo? «L'ottimismo non ha prodotto niente di buono, come neanche il socialismo e il nazionalismo o il giornalismo». Sarà il pessimismo a salvare il mondo? «Magari potesse essere così». Alain Elkann restano pochi anni Spendo un miliardo in medici e farmaci y p (i&Da ragazzo ero molto religioso: ho servito almeno 30 mila messe Bj y DOMENICA CON 1 Coimom» ,?f|NÉ iN^JAJttSSUL- | «■« ».■ LSETKMBRB.1937 I i 0 CAMPI (.Lecce) I Cw^onm «JAWA&A | «wW.iuo ! | Sloto tMfe:.$HM.ML........... lf«*«to«.fljraSf.i..w |: „,,, «««««jie-^SÉI:' |^.«H«WR.„.l Carmelo Bene durante uno dei suoi spettacoli teatrali

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