«Mai più un inverno in baracca» di Antonella Torra

«Mai più un inverno in baracca» «Mai più un inverno in baracca» «Ricostruzione lenta, mancano i progetti» IL SINDACO DI GUALDO AGUALDO TADINO LL'ALBA la situazione era drammatica». Ha la voce stanca Rolando Pinacoli, 52 anni, da dieci sindaco di questo Comune di 15 mila abitanti, in provincia di Perugia, a 600 metri di altitudine. Ha la voce stanca di chi da questa mattina, prima che facesse giorno, corre tra i villaggi container sommersi dalla neve: 460 famiglie, la metà anziani sopra i 65 anni, un quarto bambini, che vivono il secondo inverno di emergenza dopo il terremoto del settembre dell'anno scorso. Signor sindaco, qual è la situazione? «In mattinata abbiamo vissuto momenti drammatici: si sono gelate le tubature, i villaggi sono rimasti senz'acqua. In breve tempo siamo riusciti a distribuire bottiglie di acqua minerale. Dopo alcune ore abbiamo ripristinato il servizio, ma aspettiamo con timore la nuova gelata di questa notte. Ho invitato i miei concittadini a tenere aperti i rubinetti, speriamo serva. Le scuole saranno chiuse fino a lunedì. Abbiamo spalato la neve nei villaggi, sulle strade. La situazione più difficile è nelle frazioni, che si trovano a 700-800 metri di altitudine. Adesso va meglio, ma continua a nevicare». Come sta reagendo la gente a questa ennesima emergenza? «E' stanca e rassegnata. Siamo un paese di montagna: non siamo abituati a chiedere, ma a tirarci su le maniche e lavorare. E' inutile protestare. Certo il piano di ricostruzione e di recupero va a rilento, finora solo quattro famiglie, su 1200 senza casa, hanno potuto fare rientro nelle loro abitazioni». Di chi è la colpa? Sono venuti a mancare i finanziamenti dello Stato? «Macché, i soldi ci sono. Non ci sono i progetti. Architetti, geometri, ingegneri, geologi della zona sono subissati di lavoro, non riescono a preparare tutti i progetti che vengono richiesti. E sono progetti complessi, che richiedono molto lavoro perché prevedono precisi requisiti tecnici che vanno rispettati. Mancano anche le imprese, quelle della zona non sono sufficienti a smaltire il lavoro richiesto» Qual è secondo lei la solu¬ zione? «Gli studi potrebbero assumere personale, così potrebbero fare le imprese. Si creerebbero, tra l'altro, nuovi posti di lavoro. Per adesso noi continuiamo ogni giorno a fare i conti con l'emergenza, che vuol dire rimanere senz'acqua, rischiare un black out elettrico che ci lascerebbe tutti al freddo, rimanere isolati. Il personale del Comune è a disposizione 24 ore su 24, c'è un numero per le emergenze che ogni capo villaggio conosce. E' dura, ma possiamo ancora farcela, con pazienza e un po' di fortuna. Questo, però, sarà l'ultimo inverno in container. L'ho promesso ai miei concittadini». Antonella Torra

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