Sexgate, si spacca il fronte anti-Clinton di Franco Pantarelli

Sexgate, si spacca il fronte anti-Clinton Due deputati repubblicani: 50 colleghi sono contrari, al Congresso mancheranno i numeri Sexgate, si spacca il fronte anti-Clinton «L'impeachment non passerà» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Quella che finora era una sensazione, ieri è diventata una quasi-realtà suffragata dai numeri: la ferrea determinazione a cacciare Bill Clinton messa in mostra anche durante la deposizione del procuratore Kenneth Starr da tutti i 21 membri repubblicani della commissione Giustizia della Camera, si è rivelata molto meno ferrea nei deputati repubblicani che di quella commissione non fanno parte. Il che vuol dire che se quei 21 decidessero alla fine di chiedere il processo contro Clinton, avrebbero buon gioco contro i 16 membri democratici della loro commissione, ma andrebbero incontro alla bocciatura già al passo immediatamente successivo: quello del voto dell'intera Camera, per i «no» dei loro colleghi di partito. La cosa è emersa ieri con il pubblico annuncio con cui due deputati repubblicani, Peter King di New York e John Porter dell'Illinois, hanno fatto sapere che se si arriverà a quel voto loro si esprimeranno contro. Non solo: hanno anche detto che parecchi loro colleghi (una cinquantina secondo Porter, «da 15 a 40» secondo King) sono pronti a seguire il loro esempio anche se per ora preferiscono star zitti. Nella dinamica interna del Partito repubblicano questo si spiega col fatto che la presenza in tutte le sedi delle sue «due anime» ha un'eccezione: quella appunto della commissione Giustizia dove ad essere rappresentata c'è un'anima sola, quella dei «duri». Anche loro però, dicevano ieri Porter e King, devono rendersi conto del rischio che si corre. Se insisteranno nel chiedere l'impeachment e saranno bocciati dal voto dell'aula, la cosa finirà lì, Clinton uscirà da questa faccenda «puro come un bambino» e il Partito repubblicano sarà spaccato. Se invece ci si accontenta di qualcosa di meno, come per esempio la «mozione di censura» contro il Presidente, di cui si era tanto parlato nelle settimane scorse, non solo si salva l'unità del partito ma si riesce anche ad otte- nere l'adesione di tutti quei democratici per i quali il comportamento di Clinton nel caso Lewinsky è «moralmente indifendibile» ma non è passibile di impeachment. Insomma il risultato della deposizione di Starr, che non ha portato nulla di nuovo ed anzi scherzano i difensori di Clinton - ha aumentato l'indifferenza del pubblico perché stavolta non c'erano neppure le descrizioni a luci rosse di ciò che accadeva nei pressi dell'Ufficio Ovale, è stato che i «numeri» per mandare Clinton sotto processo, già messi a dura prova dall'elezione del 3 novembre, sono scomparsi del tutto. Ora il problema è come riportare in auge la proposta della mozione di censura e l'uomo che dovrebbe compiere il lavoro è Robert Livingstone, già designato leader dei deputati repubblicani e quindi probabile speaker della «nuova» Camera che si insedierà a gennaio. Fino all'altro giorno sconosciuto ai più, Livingstone si gioca su questo punto la possibilità di dimostrare di valere almeno quanto il suo predecessore, il sanguigno Newt Gingrich, travolto proprio dalla sua scommessa sul «fattore Monica». Ma per ora l'unica cosa che si sa è che lui «desidera» chiudere la faccenda entro la fine dell'anno. La Casa Bianca, che a suo tempo all'idea della mozione di censura si era mostrata interessata, ora non sembra ansiosa di «riprendere il negoziato». Il portavoce di Clinton, Joe Lockart, ai giornalisti che stanno seguendo il Presidente nel suo viaggio in Asia ha detto con un certo distacco che «a quanto pare c'è gente che sta arrivando alle stesse conclusioni cui siamo arrivati noi tempo fa, e cioè che non c'è nulla nelle accuse contro il Presidente che possa essere materia di impeachment». Come dire: i repubblicani si trovano nell'angolo, lasciamoceli. Ma è possibile che quando Clinton tornerà a Washington le cose cambino. Franco Pantarelli «Meglio decidere solo la censura o Bill uscirà da questa storia puro come un bambino» Clinton e Kim Dae Jung. A sin. il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Hyde

Luoghi citati: Asia, Illinois, New York, Washington