Sicilia, il primo «ribaltino»

Sicilia, il primo «ribaltino» Sicilia, il primo «ribaltino» Quattro votazioni per la giunta Ulivo-Udr LE «MANOVRE» IN PERIFERIA PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ci sono voluti dieci ore e quattro cicli di votazioni nella più assoluta incertezza per eleggere i dodici assessori del governo siciliano fotocopiti di quello D'Alema. L'operazione Ulivo + Udr, la prima esportata in una Regione con tutti o quasi i crismi del ribaltone, si e sbloccata poco prima delle sei di ieri mattina, quando i franchi tiratori (da un minimo di cinque a un massimo di dieci nei vari scrutini) stavano per farla fallire. Sicilia, dunque, paradigma di una formula non ripetibile in periferia? Alla fine il presidente Angelo Capodicasa, primo post-comunista al timone della Sicilia, ha ammesso: «Sapevamo che c'erano tensioni nella maggioranza, e avevamo deciso di andare avanti lo stesso, per verificare quale fosse l'effettivo grado di coinvolgimento dei deputati della maggioranza. Ora proveremo a fare le riforme». Mercoledì 25 tutti di nuovo in aula per le dichiarazioni programmatiche. Lo stesso giorno l'assegnazione delle deleghe agli assessori, altro scoglio da superare anche se molti giochi sembrano fatti. All'alba nella prima riunione della giunta, seguita all'elezione, è stata approntata una variazione di bilancio per assegnare 15 miliardi ai lavoratori forestali, uno dei tanti rivoli della spesa regionale per impiegare migliaia di disoccupati. La nuova uscita dei franchi tiratori, puntuali in quasi tutte le votazioni per i governi siciliani, a i e un certo punto aveva fatto riversare sul men che trentenne Angelo Alfano, capogruppo forzista, più voti di quelli ottenuti dai candidati della maggioranza. Nel caos, fra stralunati sostenitori del centrosinistra, e improvvisamente rinvigoriti esponenti del Polo, è succeso di tutto. Si è anche pensato alle dimissioni di Capodicasa e al crollo dell'alleanza. Mentre il diessino Gioacchino Silvestro con saggezza messinese annunciava «parto travagliato, governo fortunato», Mino Strano, avvocato catanese di An e assessore al Turismo nel governo di centrodestra mandato a casa, già persuaso del flop di Capodicasa si abbandonava a tanta rumorosa letizia da spingere il presidente dell'Assemblea, Nicola Cristaldi (pure di An) a rimproverarlo per l'eccessiva vivacità. E più si proseguiva con le votazioni che bocciavano i candidati assessori più dal Polo si alzavano cori di «dimettiti» rivolti a Capodicasa solo apparente- mente imperturbabile: un copione innumerevoli volte rappresentato nella Sala d'Ercole nei 51 anni dell'autonomia regionale. Soltanto tre gli assessori eletti nel primo turno: i confermati Salvatore Cuffaro e Vincenzo Lo Giudice, dell'Udir e il popolare Antonino Papalia. Ma questo non prova niente o quasi. E quando, infine, la situazione si è sbloccata, delusione nel Polo ed euforia nella maggioranza. Gli assessori sono: per l'Udr. oltre a Cuffaro e Lo Giudice, l'uscente Giuseppe Castiglione, Sebastiano Sanzarello, Salvino Barbagallo; per i Ds Gianni Battaglia (che dovrà esse- re sostituito nella vicepresidenza dell'Assemblea) e Wladimiro Crisafulli; per il Ppi, oltre a Papalia, Carmelo Lo Monte; per la Rete il coordinatore nazionale del movimento, Franco Piro; per i Comunistti italiani di Cossutta Salvatore Molinello; per Rinnovamento Italiano Mimmo Rotella. Il segretario siciliano dei Ds, Mario Bolognari, dice: «Siamo consapevoli che la maggioranza ha problemi in aula, ma sappiamo che i primi appuntamenti riguardano provvedimenti d'interesse regionale, come la legge-voto, il bilancio e il sistema elettorale, sui quali il ceto politico dovrà dimostrare vera capacità dirigente. Su questi delicati passaggi gli elettori ci mettono alla prova». Per Gianfranco Micciché, coordinatore di Forza Italia, «il governo è nato sulle sabbie mobili e le riforme ne subiranno un grave danno». Pensa invece al punto d'arrivo per l'Udr in Sicilia Francesco D'Onofrio, presidente dei senatori dei Ccd che è anche assessore provinciale ad Agrigento: «Il modo violento con il quale l'Udr ha tentato di imporre il governo fotocopia di D'Alema - afferma - rappresenta il punto finale dell'espansione dell'Udr in Sicilia». E in serata, da Treviso, Berlusconi manda a dire: «La neo giunta siciliana è uno scandalo. Siamo fuori dalla democrazia, e questo modo di fare politica è antidemocratico e immorale. Credo di aver con me la grande maggioranza degli italiani». Antonio Ravidà Il presidente «Ora proveremo a fare le riforme» C'è anche Franco Piro Ai cossighiani cinque poltrone il coordinatore di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Miccichè A sinistra il neo presidente diessino della Regione Angelo Capodicasa

Luoghi citati: Agrigento, Palermo, Sicilia, Treviso