Una lady di ferro alla guerra dell'etere di Zeni

Una lady di ferro alla guerra dell'etere Una lady di ferro alla guerra dell'etere Toccherà a lei pilotare lo sbarco del magnate in Italia UNA DINASTIA TRA CALCIO, TV E PETROLIO E MILANO RANO mesi, dicono, che ci stava pensando. Rupert Murdoch insisteva, la voleva al suo fianco, responsabile per l'Europa di tutto il business pay-tv: «La persona giusta è Letizia Moratti», ripeteva ai suoi collaboratori. «Sembrano fatti apposta per intendersi», sussurrano adesso, con quell'eccesso di riservatezza che sembra circondare vita e lavoro dei Moratti tutti, Letizia Moratti compresa, gli amici più vicini, più veri. Rupert Murdoch, il magnate, il tycoon, l'uomo dai mille soprannomi, e «Lady di ferro» come l'avevano chiamata, al tempo della sua presidenza in Rai, nei corridoi di viale Mazzini con la cattiveria e l'ironia di chi pensava di ferirla. Nuova coppia, certamente inedita, nel panorama televisivo italiano (dopo il possibile accordo in Stream tra Murdoch, Telecom e Tfl), destinata, fanno capire nell'entourage del padrone della News Corporation, «a muoversi come un solo uomo» sul fronte europeo delle pay-tv digitali, il business più promettente del fu- turo televisivo. Letizia, dice chi sa, all'inizio era scettica. La tivù le era rimasta nel sangue, questo sì, e tanta era la voglia di dimostare cosa avrebbe potuto fare dopo l'avventura in Rai lasciata a metà dal cambio di maggioranza politica. Ma c'erano gli impegni nelle assicurazioni, lei, una Brichetto, stirpe di broker assicurativi genovesi, mica facile cambiare di punto in bianco, lasciare la tradizione per buttarsi nel futuro. Galeotta, sussurrano di nuovo gli ami¬ ci, fu l'estate, un lungo incontro con un Murdoch decisissimo a entrare alla grande nel mercato italiano: incassato l'ennesimo no di Berlusconi sul fronte Mediaset, eccolo cambiare veloce strada, puntare sulla piattaforma digitale Stream dove Telecom è in cerca di soci. Ma c'è un ostacolo, ostacolo politico, capisce subito Murdoch che aveva fiutato lo sbarramento fin dai giorni delle avances per Mediaset quando mezza Italia si era sollevata al grido: «Fermate l'invasore, fermate la co- Ionizzazione». E' a quel punto, raccontano, che la Moratti è diventata «la persona giusta», manager competente apprezzata dal mondo politico, a destra come a sinistra. Tanto più che di lei, in quei giorni di settembre, si parlava anche per un incontro con Cesare Romiti, presidente dell'Rcs, grande stimatore della Moratti, deciso a dare una scossa al gruppo editoriale e a inserirsi nella corsa a una rete televisiva, magari facendo leva su Retequattro che Mediaset deve passare sul satellite. Fatto sta che tra settembre e ottobre la corte di Murdoch ha successo. In meno di due mesi viene organizzata (con profitto) l'uscita dalle assicurazioni e la cessione della Nikols Sedgwick al colosso americano Aon. E contemporaneamente viene studiato l'ingresso in campo, nelle tv, di Letizia: nucleo centrale una società europea in comune con Murdoch per l'acquisto e la cessione di programmi per le pay-tv, poi forse Stream, la supervisione generale di tutte le pay-tv d'Europa di mister Murdoch e, forse, qualcosa di più. Perché è certo che Letizia, moglie da 25 anni (festeggiati una settimana fa) di Gian Marco Moratti, non è abituata, per carattere e per abitudine, a stare nell'ombra, a fare le cose in piccolo. Understatement, certo, come s'usa in casa Moratti, ma con juicio. Magari secondo la ricetta del fondatore della dinastia, papà Angelo: «Negli affari - diceva - o sei motrice o sei rimorchio». A rimorchio mai. Prendete Gian Marco, il primo dei figli di Angelo, il più taciturno. Sta al vertice dell'im¬ pero di famiglia (la Saras), a lungo ha guidato l'Unione petrolifera, lavora quindici, sedici ore al giorno, passa (con la moglie Letizia) quasi ogni weekend a San Patrignano dai tempi in cui era amico e mecenate di Vincenzo Muccioli, eppure nemmeno il fratello Massimo, presidente dell'Inter, è riuscito a trascinarlo allo stadio più di un paio di volte. Per lui l'Inter è rimasta quella di papà Angelo, tre scudetti e due coppe dei Campioni, l'Inter di Renerà, Burgnich, Pacchetti, Suarez, Picchi. Succede. Anche se oggi l'Inter è quella di Ronaldo e compagni, costati miliardi (oltre 150) a Massimo del quale, dichiarazioni da tifoso a parte, si contano sulle dita di una mano le interviste rilasciate: undei'Statement, come dire, bastano e avanzano i fatti. Per esempio basta un no, cortese ma fermo, quando (due anni fa) il milanista leader del Polo Silvio Berlusconi puntava su di lui, presidente dell'Inter, nella corsa a sindaco di Milano: «Non mi candido, punto e basta, voglio restare fuori dalla politica». E poco imporla se la moglie Milly, una lau¬ rea in fisica, a Milano l'abbiano soprannominata «la piccola Giulia Maria Crespi» per le sue simpatie ecologiste. A rimorchio, mai. Ne di Berlusconi né, chissà, di un Murdoch abituati), finora, a comandare sempre e già disponibile, ha detto, a mettere sul piatto 4500 miliardi pellai- suoi i diritti tv del calcio italiano nei prossimi anni. Cifre enormi che già fanno e disfano scenari pi-ossimi futuri che legano sempre più calcio e tv, tv e calcio, business e divertimento. Cosa succederà tra Letizia Moratti a capo di grandi pay-tv europee targate Murdoch (sempre in eorsa, tra l'altro, per acquistare la maggior squadra inglese, il Manchester), Massimo Moratti proprietario dell'Inter di Ronaldo, oggetto di tutti i desideri televisivi (anche se, per ora, la squadra nerazzurra ha un accordo con Telepiù), e un Berlusconi prossimo alleato di Murdoch (e il tedesco Kirch) nelle tv commerciali europee ma anche azionista di Telepiù, oltre che patron del Milan? Armando Zeni Letizia Moratti e (a fianco) il marito Gian Marco presidente dell'Unione petrolifera

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