«Apprendisti in politica estera»

«Apprendisti in politica estera» «Apprendisti in politica estera» «Perché una parte della sinistra ha sbagliato» IL PARERE DEGLI OSSERVATORI IROMA L caso Ocalan ripropone i dubbi sulla capacità di raccordo internazionale dei governi a guida eurosocialista, come ha scritto ieri su questo giornale Barbara Spinelli, e sul definitivo affrancamento dalla sinistra italiana dall'eredità ideologica terzomondista. «Per quanto riguarda l'Italia bisogna ammettere che esistono due sinistre - osserva Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes - una di governo e un'altra legata ancora a vecchi miti. La vicenda Ocalan conferma che quest'ultima non ha capito qual è la differenza fra stare all'opposizione ed al governo». Fra questi «miti» Caracciolo indica l'ipotesi della Conferenza internazionale sul Kurdistan: «E' una pura chimera. Per convocarla servirebbe, come minimo, l'assenso di curdi e Turchia, che evidentemente non c'è». D'accordo Stefano Silvestri, dell'Istituto di Affari Interna- zionali: «Ma possibile che nessuno nella classe di governo riesca a ragionare seriamente su un'ipotesi del genere? La creazione del Kurdistan in Medio Oriente scatenerebbe una serie di guerre a catena devastanti al punto da far impallidire il conflitto arabo-israeliano». Il sottosegretario agli Esteri per l'Europa, Umberto Ranieri (Ds), sceglie toni più pacati: «Certo, in Itaba come in altri Paesi europei, esiste una sinistra ancorata a vecchi miti. Ma si tratta di una sinistra che è e resta di minoranza, ha dimensioni fisiologiche e non sarebbe mai riuscita a governare l'Europa». Ovvero: «Non esageriamo. Il più glande partito della sinistra in Italia, i Ds, ha fatto scelte internazionali chiare, lontane da pulsioni e suggestioni del passato». Ma la differenza fra «governo e partiti di sinistra» per il segretario del Pri, Giorgio La Malfa, «è nei fatti». «Sul caso Ocalan - spiega - il governo è stato impeccabile. D'Alema non ha mai parlato di asilo. Sono stati Veltroni e Cossiga a farlo, quasi immediatamente, dando fiato al vetero-terzomondismo presente in Parlamento, che ha poi contagiato anche un ministro come Oliviero Diliberto dal quale ci attendevamo una condotta più responsabile». Assai più severo il giudizio che arriva da Oltreoceano dal politologo del Centro di Studi Strategici Internazionali, Edward Luttwak: «Il governo D'Alema esce male da questa vicenda. L'Italia ha sottoscritto tutti gli innumerevoli accordi sul terrorismo del G-7 ma ora si tira indietro. Se l'Italia non rispetta gli accordi che sigla non può aspettarsi di essere rispettata dagli altri Paesi». Luttwak non è convinto anche dalla posizione del governo sull'impossibilità di estradizione verso un Paese dove c'è la pena capitale: «I fatti parlano da soli. L'Italia poco tempo fa ha rinnovato con gli Stati Uniti gli accordi sulla lotta alla mafia. Prevedono, nero su bianco, l'estradizione immediata nei due sensi. Ma negli Stati Uniti vige la pena di morte. L'atteggiamento sul casoOcalan ci deve dunque far supporre che quegli accordi non saranno rispettati? Ecco un esempio di come si perde prestigio nelle relazioni fra Stati». «Se l'Italia rispettasse gli accordi più dei miti - aggiunge - potrebbe benissimo dare Ocalan alla Turchia condizionando l'estradizione alla garanzia di non applicazione della pena di morte». L'altro tema è la mancanza di raccordo fra i governi eurosocialisti su Ocalan. Caracciolo non è d'accordo: «E' una questione mal posta. Il partito socialista europeo non ha mai avuto una sola politica estera. Ogni singolo partito nazionale arrivato al governo rappresenta i propri interessi nazionali. Alcuni governi socialisti europei sono più vicini ai democristiani tedeschi che non alla sinistra italiana o francese». Ranieri è d'accordo sul fatto che «il socialismo europeo non è un monolite» ma poi corregge il tiro: «Attenzione, il governo di 13 Paesi su 15 permette di identificare importanti punti di convergenza su temi come l'occupazione, la difesa comune, il rafforzamento delle istituzioni politiche». Stefano Silvestri invece non «confonde» le sinistre europee con quella italiana: «Su Ocalan gli europei hanno, chi più chi meno, preso le distanze. Noi invece abbiamo voluto prendere in mano la patata bollente, senza sapere cosa farne», [m. mo.] Caracciolo: una chimera la conferenza di pace. Luttwak: avete perso prestigio. Ranieri: esagerato Lucio Caracciolo, direttore di «Limes», e (più a destra) Stefano Silvestri, dell'Istituto Affari Internazionali