Fs, accordo sugli esuberi seimila se ne andranno di Bruno Gianotti

Fs, accordo sugli esuberi seimila se ne andranno Entro giugno '99, in quattro scaglioni Fs, accordo sugli esuberi seimila se ne andranno Mercoledì Demattè da Ciampi e Treu Sotto esame il supercosto del lavoro Giancarlo CimolROMA. Raggiunto l'accordo sugli esuberi, le Fs ridiscutono con il governo la cornice del piano d'impresa (mercoledì è fissato l'incontro con Ciampi e Treu) e partono con le divisioni. Entro il prossimo giugno, 5750 ferrovieri lasceranno le ferrovie e 800 verranno assunti entro la fine del '99; la firma è arrivata nella notte tra giovedì e venerdì: l'azienda, che inizialmente chiedeva 7 mila posti, e i sindacati hanno concordato quattro scaglioni di uscite per chi ha 37 anni di contribuzione,al 1° e al 21 dicembre '98, al 1" marzo e al 30 giugno '99. In realtà, una buona parte del personale interessato ha già lasciato il lavoro: 2520 da febbraio, quando è stato firmato il nuovo contratto e si è avviata la trattativa su 300 tavoli periferici. L'esodo verrà facilitato dal provvedimento, approvato dalla Camera, in materia di norme previdenziali per 2 mila ferrovieri. Un accordo importante per il futuro delle Fs. Perché consente di avviare due processi di trasformazione. Il primo riguarda l'assetto della Spa, la scissione prevista per il gennaio '99 in tre grandi divisioni: merci, passeggeri e trasporto locale. L'azienda preme per arrivare all'accordo, i sindacati temono i riflessi sui lavoratori. Il secondo tutti gli scenari in cui si muovono le Ferrovie. E' il piano d'impresa che doveva essere pronto a ottobre ed è stato rinviato a dicembre. Il presidente Claudio Demattè e l'amministratore delegato Giancarlo Cimoli chiedono certezze: cambiato il governo, sostituito il ministro Claudio Burlando con Tiziano Treu, si riparte da zero. Mercoledì, i vertici delle ferrovie incontreranno il ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi e il responsabile dei Trasporti, che ha appena definito le Fs «il caso più preoccupane» del suo dicastero. Non sarà un appuntamento formale. Dovranno concordare le princi¬ pali linee d'intervento e, soprattutto, dove potranno puntare per ridurre il costo del lavoro. E' una questione di bilancio e di risanamento. I primi 6 mesi del '98 hanno registrato un altro cospicuo passivo: 1905 miliardi, il dato complessivo, ma un netto miglioramento del margine della produzione, che potrebbe arrivare al pareggio a fine anno. Resta però a livelli proibitivi il costo del personale, 4838 miliardi in sei mesi (era 5172 nello stesso periodo del '97), nonostante la riduzione dei dipendenti (123 mila a giugno '98). Demattè ha detto e ripetuto che non riuscirà mai a presentare un bilancio decente se non arriveranno gli aumenti delle tariffe («le più basse d'Europa»), e misure di contenimento del costo del lavoro («20 30% più delle altre reti»). Ma gli ultimi dati forniti dalle Fs confermano anche la flessione del traffico passeggeri (34 miliardi persi in 6 mesi), specialmente su treni notturni e tratte intemazionali, battuti dalla concorrenza di auto e tariffe aeree scontate. Difficile, quindi, proporre aumenti mentre la concorrenza taglia i prezzi. E Demattè tornerà a insistere sull'intervento del governo, visto che non considera il problema-Ferrovie soltanto aziendale: «Le nonnative europee - è la sua tesi - bloccheranno gli aiuti di Stato e per raggiungere la svolta occorre rompere col passato così come hanno fatto le ferrovie tedesche. Per questo abbiamo lanciato la proposta di tagliare l'extra costo del lavoro». In pratica, il presidente propone di congelare quel 20% che separa gli stipendi italiani dagli stipendi europei in un fondo speciale in modo da abbassare il livello di tutte le buste paga e creare salari d'ingresso meno pesanti. Bruno Gianotti Giancarlo Cimoli

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