Clinton a Seul landa l'allarme nucleare di Andrea Di Robilant

Clinton a Seul landa l'allarme nucleare Clinton a Seul landa l'allarme nucleare «Pyongyang non rispetta le intese sulle ispezioni» LA CAVERNA DEI MISTERI SEUL DAL NOSTRO INVIATO Bill Clinton è arrivato ieri notte in Corea del Sud ostentando uno studiato disinteresse per le audizioni sull'impeachment in corso a Washington e grande preoccupazione, invece, per i traffici attorno ad un sito sospetto in Corea del Nord. A Nord-Ovest di Pyongyang, la capitale nordcoreana, c'è un grande buco - «una caverna», dicono gli americani - dov'è stato introdotto materiale utile per la fabbricazione di ordigni nucleari. «I segnali sono preoccupanti», ha detto Clinton prima di lasciare Tokyo per Seul. E l'atteggiamento dei nordcoreani «è inaccettabile». Il sito sotterraneo è stato al centro dei colloqui del Presidente con il premier giapponese Keizo Obuchi e lo sarà di nuovo oggi durante l'incontro con il presidente sudcoreano Rim Dae Jung. Le audizioni a Washington lo preoccupano molto meno. 0 così vuole far credere: i suoi collaboratori assicurano che Clinton non ha visto nemmeno l'intervento del suo avvocato, David Rendali, alla televisione (la Cnn ha dato le audizioni in diretta). E quando uno di loro ha cercato di fargli un riassunto della giornata a Washington il Presidente lo ha addirittura allontanato spiegandogli che aveva cose più urgenti di cui occuparsi. Gli americani avevano chiesto di poter ispezionare il sito sotterraneo nell'ambito delle intese raggiunte con il regime nordcoreano. E proprio nei giorni scorsi Clinton aveva incaricato una delegazione guidata dal diplomatico Charles Kartman di fare i necessari accertamenti. Ma quando la delegazione è arrivata a Pyongyang all'inizio di questa settimana i nordcoreani hanno bloccato l'ispezione chiedendo un'ingente somma di denaro per quella che hanno definito «una violazione della loro sovranità». Ieri Clinton ha avvertito che non si sarebbe piegato ad un ricatto simile. In realtà non è del tutto chiaro che cosa i nordcoreani stiano assemblando in quella fabbrica sotterranea né quali siano i motivi del loro comportamento. Il Paese è allo stremo e mai come quest'anno ha bisogno di aiuto esterno. Lo stesso Clinton ha detto che «non si capisce se siamo di fronte ad una nuova ostilità oppure se la posizione dei nordcoreani sia semplicemente la conseguenza della situazione economica nel Paese: cercano di ottenere più soldi per fare cose che hanno già accettato di fare (cioè permettere le ispezioni, ndr)». Ma i suoi esperti sono molto meno propensi a concedere a Pyongyang il beneficio del dubbio. «Non siamo affatto disposti a soprassedere», ci ha detto Jack Pritchard, direttore degli Affari asiatici alla Casa Bianca e membro della delegazione respinta dai nordcoreani. «C'è parecchio movimento attorno a quella grande caverna su a Kumchangni. E stiamo parlando di materiale nucleare, non certo di cibo liofilizzato per neonati». Quest'ultima crisi capita proprio mentre circolano voci - diffuse oggi dal Washington Post - sulla costruzione di due nuovi tipi di missili nordcoreani. E l'accelerazione del programma missilistico di Pyongyang suscita ovviamente parecchio nervosismo nella regione. Lo scorso 31 agosto la Corea del Nord scatenò indignazione nel mondo intero quando sparò un missile balistico di media gittata che attraversò il territorio giapponese prima di finire in mare. Il timore degli americani è che adesso Pyongyang stia accelerando il suo programma missilistico anche perché vede l'export di questa tecnologia come il modo migliore e più rapido di ottenere valuta preziosa per far fronte all'emergenza interna. Clinton ha tuttavia riconosciuto che sul quel fronte c'è poco da fare: «Il loro programma missilistico ci preoccupa da tempo ma non abbiamo alcun accordo con i nordcoreani in materia». E dunque nessuno strumento di pressione. Molto diverso è il discorso sul nucleare. 1 nordcoreani hanno sottoscritto un programma di controlli e verifiche intemazionali nell'ambito del Korean energy development organization (Redo): un progetto sostenuto non solo dagli americani ma anche dal Giappone, dalla Cina e dalla Corea del Sud. «Ma i nordcoreani sono fatti così», dice Pritchard. «Cominciano a collaborare poi interrompono tutto con qualche atto provocatorio. Si tratta di capire se siamo alle solite oppure se è l'inizio di una sfida seria». Andrea di Robilant In un sito sotterraneo stoccato materiale atomico Washington avverte: «Non intendiamo soprassedere»