Un fragile profeta contro la Grande Eresia

Un fragile profeta contro la Grande Eresia F ILM^ MODERNITÀ1; =\ Un fragile profeta contro la Grande Eresia e E' qualcosa, nel duro discorso del Papa ai vescovi austriaci, che va al di là della semplice elencazione di alcuni temi sui quali egli non recede e non si sposta dalla tradizione cattolica: il matrimonio indissolubile, la non liceità dell'aborto, il sacerdozio negato alle donne, la struttura non democratica della Chiesa e la sua formazione non «dal basso»... Si potrebbe dire che questo riguarda la concezione all'interno della Chiesa. Chi sta al di fuori può anche contestarla e o deriderla. Un giorno, a Utrecht, durante là sua visita in Olanda, Wojtyla si trovò davanti un cartello con una domanda che gli rivolgeva un gruppo di esagitati giovani contestatori: «Tu ci credi a queste burattinate?». Certo che egli ci crede, anche se per altri sono cose da scherno. C'è, invece, nel discorso ai vescovi austriaci, qualcosa che non riguarda solo la Chiesa, ma tocca l'animus della nostra società, tocca un costume mentale di questa stagione storica in cui viviamo: il concetto di democrazia che invade il campo della verità morale, l'usanza demoscopica per stabilire l'etica, il sondaggio che crea la verità. Per Wojtyla, è forse la grande eresia del secolo, quella che sostituisce l'uomo al legislatore divino, l'uomo che non si inchina e non si leva i calzari, come Mose, di fronte al Signore del Sinai che gli consegna le dieci tavole della Legge. «La verità», ha detto ieri Wojtyla, «non è una creazione umana, è dono del Cielo». E ancora: «Non >i individua la verità rivelata per mez- wojt I ma è I si ine zo della demoscopia o in maniera democratica». Su questo concetto Giovanni Paolo II ha costruito una delle sue più appassionate encicliche: la Veritatis splendor. Nella voce fioca del Papa di adesso si sente ancora il grido potente del pontefice dei primi anni del pontificato, quando si rivolgeva con impeto di voce agli uomini: «Noi esistiamo e passiamo. Solo lui, Dio, non passa. Prostratevi anche voi, uomini d'oggi!». I giudizi tremendi che spesso Wojtyla ha dato su questo nostro secolo, chiamandolo un'epoca di «cultura della morte», non erano soltanto condanne per le guerre o per il disprezzo della vita umana, ma anche uno spasimo per questa morte dello spirito in un mondo che si mostra sganciato da Dio, in una terra dove non arriva luce dall'alto. II Wojtyla condannante era apparso come tramontato in questi ultimi tempi, per lasciare il posto al profeta di speranza, all'annunciatore di fiducia in vista del terzo millennio. Ma anche le condanne di Wojtyla contengono sempre in se un annuncio di salvezza, uno sforzo per sottrarre il mondo dalla dannazione. Una volta, durante un suo viaggio in Canada, un giornale pubblicò ima vignetta, dove era raffigurato Wojtyla, nei suoi paramenti pontificali, mentre su una ripida salita spingeva in alto il globo terrestre: giù in fondo, si avventavano minacciose le fiamme con la scritta: Inferno. Domenico Del Rio WoJ

Persone citate: Domenico Del Rio, Giovanni Paolo Ii, Wojtyla

Luoghi citati: Canada, Olanda, Utrecht