Polo-Ulivo, duello sul futuro di Prodi di R. R.
Polo-Ulivo, duello sul futuro di Prodi Di Pietro difende l'ex premier: non daremo la sua testa a Cossiga. Berlusconi contro l'Udr Polo-Ulivo, duello sul futuro di Prodi // Cavaliere: è il nulla. Micheli: vero il contrario ROMA. Quella battuta di Romano Prodi («Forza Italia? E' il nulla...») al Cavaliere non era mai andata giù. Così ieri Berlusconi ha cucinato il piatto della sua vendetta. Ospite di un programma televisivo, ha ironizzato pesantemente sull'ex premier: «1 signori della sinistra hanno fatto diventare lui, Prodi, il 'nulla' in mezza giornata...». Prodi è all'estero, e non ha replicato, ammesso che intenda farlo. In sua vece ha impugnato la sciabola Enrico Micheli, attuale ministro dei Lavori Pubblici, che del Professore fu 1'«ombra» a Palazzo Chigi: «Berlusconi dice questo? Si vede che il capo dell'opposizione», ha osservato Micheli, «non ha molti contatti con il Paese reale. Lo vada a dire in giro che Prodi ò il nulla. Si accorgerà che la verità è esattamente il contrario». Lo scambio di colpi fa intuire quanto Prodi, nonostante l'esilio da Palazzo Chigi, sia rimasto protagonista della politica. L'ex capo del governo è il bersa¬ glio preferito di attacchi, tipo quello del Cavaliere, e di difese appassionate, come quella di Antonio Di Pietro. «Non daremo a Cossiga la testa di Prodi», ha promesso il senatore del Mugello nel mentre ha rinnovato i suoi affondo contro il presidente dell'Udr che, secondo Di Pietro, «ha chiesto come presupposto per partecipare al governo D'Alema la testa del centro-sinistra e di Prodi stesso. Noi invece», insiste Di Pietro, «siamo dell'idea che questa testa non vogliamo darla all'Udr», perché «vogliamo che le idee e le prospettive dell'Ulivo non muoiano». L'ex-pm di Mani Pulite ha quindi ricordato che «l'Italia dei valori ha iniziato in camper il suo viaggio ideale da qualche settimana», ponendosi come traguardo le prossime elezioni europee. E proprio la scadenza europea ha spinto ieri una ventina di senatori dell'Ulivo a lanciare un appello rivolto ai leader della maggioranza: occorre, dicono i firmatari tra i quali il presidente dei senatori diesse Cesare Salvi, «ritrovare le ragioni di un'alleanza da contrapporre alla destra conservatrice». Tre le proposte: un richiamo all'Ulivo nel simbolo di ciascun partito, un programma comune di base, criteri di incompatibilità tra cariche nazionali e mandato europeo. Richieste che, soprattutto per quanto riguarda il simbolo ulivista, sono destinate a cozzare contro il no dell'Udr, nuovo «Ghino di Tacco» con cui tutti debbono fare i conti, non solo a sinistra ma anche a destra. Lo dimostra la rissa verbale che Berlusconi ha scatenato ieri contro il partito di Cossiga. Prima l'Udr era un «Ulivo di riserva», ha detto il Cavaliere, oggi è un «ufficio di ricollocamento, cioè di collocamento dei vecchi arnesi democristiani in crisi di astinenza da poltrone. Non sono un partito di elettori», ha rincarato il presidente di Forza Italia, «ma un partito di clientele». La replica, a tono, non si è fatta attendere. Prima Clemente Mastella, segreta¬ rio dell'Udr, ha sostenuto che il problema della politica italiana è «sbloccare i voti di Arcore» (con chiaro riferimento alla villa di Berlusconi), beccandosi la controreplica di Enrico La Loggia, presidente dei senatori azzurri («Mastella ha detto 'sbloccare', ma probabilmente intendeva dire 'rubare'). Poi è sceso in campo Angelo Sanza, coordinatore della segreteria politica Udr: «Berlusconi esercita una subdola informazione a fini di bottega», ha detto, aggiungendo che in Forza Italia «non ci sono intelligenze che possano sopravvivere in un contenitore asfittico e privo di respiro strategico». Lo ha rimbeccato di nuovo La Loggia, per sostenere che «come tasso di intelligenza Forza Italia è di gran lunga superiore non soltanto alla media dell'Udr, ma anche a quella di chi come Sanza fa critiche così insulse». E pensare che Berlusconi, Mastella, Sanza e La Loggia pochi mesi fa militavano tutti dalla stessa parte. [r. r.]
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